Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito. L’origine di questo detto è incerta, le interpretazioni cui si presta molteplici. Eppure tra il 9 e il 10 agosto in cielo si è verificato il fenomeno della superluna. Sarebbe bastato alzare lo sguardo un solo attimo per rendersi conto, e invece si è rimasti a guardare il dito.
Il 13 agosto diviene pertanto un giorno “fatidico”, una risicata elezione “domina la scena”: l’urgenza dell’accordo travalica le esigenze di una città soffocata dai problemi.
Il dito, ancora quel maledetto dito.
Non ci sono spiegazioni ulteriori in questo turbinio di familismo amorale: “lo ha fatto per privilegiare un fantomatico disegno personale”. Chi non si adegua perirà “disperato”. Questa è la condanna per chi si è discostato dall’ACCORDO. La volpe di Esopo definiva acerba l’uva che, nonostante gli sforzi, non riusciva a raggiungere. Orbene, il novello ragionatore Adranita accusa il nostro consigliere e gli appartenenti a questo solido gruppo, come se fossero degli arrampicatori sociali, subito pronti a rendere la mano all’offerta più vantaggiosa. Il gruppo che lo segue perirà con lui, “i suoi ragazzi” non più garantiti dovranno “stendere la mano altrove”.
Forse questa lettura potrebbe andar bene, se avesse come soggetti i burattinai e i poltronisti cui oggi stende cuscini di rose, indifferenti ai veri problemi della città, ma fortemente premurosi nell’individuare il nuovo presidente del Consiglio in tempi brevissimi, collocando ancor prima l’ex presidente su una nuova poltrona.
Mentre chi sta fuori cercherà invano di seguire il ritmo dei balletti suonati dall’organetto, nelle segrete stanze del castello, i “leali” potranno cominciare a discutere dell’ambita “successione” insieme al re, “potranno dire la loro in merito e magari concorrere ad essa”.
Il mondo va così, “tertium non datur”.
C’è un modo semplicissimo per non fare lo sforzo di pensare con la propria testa: se una cosa l’ha fatta Caio è giusta, il resto è sbagliato. Il resto è arte di chi trama: “hanno voglia di inventarsi post TripAdvisor contro Adrano e gli adraniti”.
Non ci è dato conoscere chi ha scritto tali argomentazioni, possiamo, tutt’al più, segretamente immaginarlo. Sappiamo invece, ed è ancor peggio, chi, tra i pochi, le ha condivise: il re, o meglio, il “de cuius” in persona.
Dal canto nostro, dimostriamo e dimostreremo, non certo al ragionatore adranita, in quanto non ne abbiamo interesse, che la nostra forza è sempre stata la trasparenza e l’onestà intellettuale e che queste offese, condivise dal primo cittadino, sono becere e gratuite. Rispondiamo e risponderemo ancora una volta con i fatti. Gli stessi fatti che da sempre hanno contraddistinto questo gruppo formato da uomini e donne. Un gruppo che giorno dopo giorno si impegna, senza secondi fini, per la città in cui vive, consapevole che è guardando oltre tale pochezza che si risolvono i problemi della collettività.
Invitiamo infine il ragionatore adranita a rivolgersi all’autorità giudiziaria, qualora ritenga sussistenti tali “aiuti” nei nostri confronti. In caso contrario, lo invitiamo a riflettere maggiormente su ciò che scrive: rischia sempre di fare una “magra” figura.
– ObBiettivo Adrano –