Spettabile redazione del blog ObBiettivo Adrano,
Vi ringrazio anticipatamente per la possibilità che mi offrite di poter replicare alle ingiuriose accuse di cui sono stato bersaglio, nella lettera di replica dell’Associazione Simeto Lab.
E’ paradossale e persino grottesco sentir parlare del mio intervento, definito pervaso da acredine e toni ingiuriosi in una lettera che comincia con un insulto: “Ad una lettera aperta, preferiamo una mente aperta”. Mi si accusa di pregiudizio culturale e nello stesso momento si dettano le regole per poter faziosamente guidare il “dibattito”.
Il “metodo” usato è quello della demolizione dell’ avversario attraverso l’ingiuria, è sicuramente più facile gettare fango che elaborare pensieri. Queste posizioni certo precludono ogni possibilità di dialogo.
La mia formazione professionale da storico dell’arte, mi permette, sopratutto vista la serietà con cui l’ho affrontata, di esprimere un sereno giudizio.
E vista la tracotanza con cui si sono espressi i miei interlocutori non starò qui a disquisire di arte antica o contemporanea, di rapporto tra moderno e antico di museografia o museologia. Ho ben altri spazi, più prestigiosi, dove far questo, e quindi lascio a loro il posto di esporsi in “performances” da protagonisti nella piazza di Adrano.
Mi rendo conto invece come purtroppo il sedime culturale di Adrano, specie in alcune delle sue espressioni, è stato, è, e spero in futuro non sarà, quello della prevaricazione, della mancanza di onestà intellettuale e sopratutto dell’insulto gratuito.
Plaudo invece alla vostra iniziativa che definisco di libertà intellettuale, di poter far esprimere tutte le opinioni sugli argomenti che riguardano il territorio.
Cordiali Saluti
Gentilissima redazione del Blog Obbiettivo Adrano,
grazie alla vostra segnalazione, ho potuto prendere atto della risposta alla mia “lettera aperta” di qualche settimana fa da parte degli architetti dell’Associazione Simeto Lab. Leggendone il contenuto, il mio primo impulso sarebbe stata quello di non rispondere, per evitare di abbassarmi al livello degli estensori e ingenerare sterili polemiche cui non presterò più il fianco, pur riservandomi, qualora i toni di questi illustri personaggi rimanessero di tale tenore, di adire alle vie legali.
In un secondo momento, ripensando ad un vecchio proverbio che recita “chi pecora si fa, il lupo se lo mangia”, chiedo di poter replicare “per fatto personale” a tale lettera dai toni minacciosi e in più punti offensiva, che rispecchia il livello umano, oltre a quello professionale, degli autori. Sono convinto che mantenere il silenzio sarebbe stato da parte mia forse più signorile (non ti curar di lor ma guarda e passa). Tuttavia essendo stata tirata in ballo la mia persona, prima ancora delle mie opinioni, che possono essere come quelle di chiunque altro, comprese quelle degli illuminati architetti, discutibili, mi preme in questa sede dare una lezione di stile.
Non ci si può permettere di rispondere con offese personali all’esposizione delle idee altrui, nella mia “segnalazione” tutte le critiche erano rivolte al progetto, non essendomi mai permesso di dare giudizi personali sugli estensori, che neanche conosco personalmente. Forse non funziona così da quelle parti, dove evidentemente una voce fuori dal coro viene investita da una diffamazione e da una gragnuola di improperi che mi fa sorridere anche per la puerilità con cui sono espressi, tramite una serie di insulti che non sto qui a ripetere.
Chiarisco subito che non mi sono sentito minimamente offeso dalle loro parole, che rispedisco al mittente, questa volta pertinentemente (i destinatari della mia prima lettera non erano infatti loro, ma la Soprintendenza di Catania e Italia Nostra in particolare, quali organi di tutela del territorio). Visto lo spessore e le reazioni verbali al mio intervento durante la presentazione del progetto, avrei dovuto aspettarmi che la loro risposta scritta sarebbe stata altrettanto offensiva. Tuttavia non ho bisogno di ribadire che trovo attestati di stima e di approvazione personale e professionale in ben altri ambienti e luoghi geografici.
È sintomatico come il mio dissenso abbia ancora una volta irritato oltremodo coloro che parlano di progettazione partecipata che, adesso è lampante, non ammette il dissenso, né tantomeno che una voce critica nei loro confronti abbia visibilità, mettendo in dubbio stavolta anche la professionalità di chi mi ha dato lo spazio per esprimere liberamente la mia opinione, e cercando invece di guidare o pretendere il dibattito incanalato secondo le loro direttive.
Non voglio rispondere in maniera puntuale ad ogni offesa che mi è stata velenosamente lanciata: sarebbe come attribuire valore alle stesse, che invece mi fanno sorridere, anche se frustrati saranno loro! Ho a che fare giornalmente con studiosi di calibro internazionale, e ci tengo a puntualizzare che la mia non è “aria del continente”, ma una sorta di esilio o meglio emigrazione culturale, laddove è possibile fare seriamente il proprio lavoro, confrontarsi ed esprimere liberamente anche il proprio disaccordo. E soprattutto perchè non ho mai nè cercato, nè approfittato delle “amicizie” che mi spianassero la strada in cambio di voti o quant’altro, che chiarisce il fatto di come “io” non sia in malafede ne tantomeno la mia sia una posizione politicizzata.
Ribadisco in modo categorico di ritenere insufficienti le ricerche affrontate per l’estensione del progetto, che si rifanno ad una bibliografia amatoriale e di stampo non scientifico, ma ottocentesco. Nessuna delibera, relazione storica o relazione tecnica a corredo del progetto possono costituire una bibliografia scientificamente valida.
Per fare un solo esempio, si cita ancora una volta il nome della Contessa Adelasia che non ha nulla a che fare con l’attuale sito del monastero, come è emerso da una prestigiosa e filologicamente corretta pubblicazione della professoressa Lina Scalisi, che con metodo scientifico ha affrontato parte delle ricerche sulla storia del monastero. Di tutto mi si può accusare, tranne che di non conoscere una storia come quella del Monastero su cui conduco da diversi anni uno studio presso la biblioteca del Kunsthistorosches Institut di Firenze, e che forse mi riserverò col tempo di pubblicare. La denominazione storicamente corretta del viale è Santa Lucia: solo durante il fascismo, con spirito patriottico questo è stato mutato in via Roma (nome che tra l’altro non mi dispiace, evocando una città nella quale ho anche vissuto).
Questo era solo uno degli esempi di come la storia venga confusa con una cultura aneddotica, infarcita dalla presenza di personaggi che nulla hanno a che fare con i luoghi di cui si parla. Il monastero fondato dalla contessa Adelasia, o quel che ne resta, è oggi sapientemente occultato, nei pressi della chiesa di Sant’Alfio, da una colata di cemento e asfalto, frutto di quello sfrenato abusivismo di cui, ahimè, Adrano è piena. Mi limito, per non risultare pedante, solo a questa precisazione, ma non voglio che sembri che sia solo una questione di denominazioni.
Riguardo alla vicenda della Pietra Urbica, mi preme sottolineare come, nella lingua italiana, la forma impersonale che avevo adottato nella mia lettera permetta di fare riferimento ad altri soggetti, in questo caso al politico di turno, che si riempiva la bocca col termine cultura, ecc. ecc., chiamando in causa, ribadisco inopportunamente, Vittorio Sgarbi, che è solo sindaco di Salemi e non riveste alcun incarico istituzionale nell’ambito dei Beni Culturali.
Sono consapevole che, toccando interessi economici rilevanti, il mio intervento sia stato interpretato come un bastone tra le ruote, ma credetemi: sono altrettanto consapevole del fatto che ciò che viene deciso nella stanze dei bottoni, e che per questo deve rimanere quanto più celato alla vista di tutti e presentato con termini solo encomiastici, non si fermi di fronte a nessuna segnalazione, seppur lanciata in buona fede e ispirata solamente da un forte spirito civico.Quel che mi interessava difendere era la storia di una strada, di qualcosa che non è sanzionato, né tantomeno codificato, che nessuno difende, ma che è “opera”, frutto della stratificazione storica di una città e che tale progetto, a mio parere, sfigurerà e stravolgerà .
Purtroppo ci si rende sempre meno conto che questo patrimonio immateriale va strenuamente difeso. Ed è proprio con questo animo che io l’ho fatto, con accanimento, rigore e buona volontà e se tutto ciò è legato alla mia giovane età (che un tempo era ritenuta il “mezzo del cammin di nostra vita”), sono contento di mantenere almeno intellettualmente questa giovinezza. Anche stavolta ho cercato civilmente e serenamente di esprimere la mia opinione, non ho fatto alcuna dietrologia, né tantomeno mi sono permesso di insultare. Vorrei almeno che questo mio contributo sia una lezione di buona educazione, visto che non sono riuscito a trasmettere altri pensieri, forse concettualmente più complessi, per alcuni degli interlocutori.
Concludendo, chiederei che invece di mascherarsi dietro la sigla della fantomatica Associazione, gli scriventi avessero almeno il coraggio di apporre una firma con nome e cognome, così come ho fatto io. La mia risposta non saranno offese e ingiurie, ma semplicemente la consapevolezza delle persone con cui si ha a che fare, in tal caso potrei pure non rispondere a squallide provocazioni.
Per sdrammatizzare, vorrei chiudere con un sorriso e presentarvi, così come ho visto si usa fare tra gli architetti, le mie suggestioni, non sulla Via Roma attuale, ma su quello che potrebbe essere una volta completato il progetto di riqualificazione il Waterfront Adelasia (foto a lato).
Buone Vacanze a tutti
Consigli “preziosi”, che faremo nostri… GRAZIE!
Studiatevi il rifacimento del centro storico di altre città simili alla vostra, non fatevi contagiare dalla modernità, se volete qualcosa di moderno realizzatelo in altri quartieri più recenti. Sarebbe bello ridare spazio a rocce laviche imponenti, con composizioni di agavi, fichi d’india e piante grasse, anche dentro al giardino pubblico, così come sarebbe bello rifare l’antica fontana di pietra con i pesci rossi e le piante acquatiche. Penso alle suggestioni dei quadri di Waterhouse, ai preraffaelliti, alla pittura di fine ottocento, e alle lussureggianti azulejos che rivestono i palazzi dell’Alhambra, dove fontanelle, e giochi d’acqua che si rincorrono in mille cascatelle con canaletti che richiamano proprio quelli che si usano negli agrumeti per irrigare. Penso a un giardino dallo stile arabeggiante fuso a un giardino botanico di fine ottocento, denso di profumi, di emozioni, di dolcezza. Penso ad un angolo lontano dalla prospettiva di S. Lucia, dove realizzare un piccolo anfiteatro per i giovani, e dove si concentrino le strutture amate da i giovani, un chiosco dove ascoltare musica e una pista da skate board, per fare esibire quelli che altrimenti si sfogano con i motorini e inquinano di più. Un angolo per le mamme con bambini piccoli, che sia lontano da quello per i giovani, e che sia munito di area giochi, e poi un angolo proprio dedicato agli innamorati, un viale con archi pensili di glicine e gelsomini, e una fontanella con un Cupido di pietra.
Chiamate a partecipare sopratutto i giovani, perché nel momento in cui si sentiranno partecipi avranno rispetto di ciò che sta per rinascere. Organizzate processioni anche dentro al giardino pubblico, e organizzate il chiosco biblioteca, per chi è amante della letteratura e poesia, dove poter discutere degli ultimi romanzi che ci hanno fatto innamorare. Per proteggere la cittadella della gioia dovreste nel contempo creare un posto in periferia dove dare spazio ad alternative più rumorose, e dove magari lasciare i giovani liberi di inventarsi il modo di divertirsi.
Perché non create un laboratorio insieme, invece di offendervi reciprocamente? Unite le forze, unite gli intenti, c’è molto da fare e quindi penso che ognuno possa suggerire qualcosa.
Fate disegnare ai vostri bambini come vorrebbero il giardino, fate scegliere agli anziani come vorrebbero il loro angolo di pace per chiacchierare, fate scegliere ai giovani dove e come organizzare qualche piccolo evento musicale.
Io adoravo le vecchie palme, facevano somigliare Adrano ad una cittadina andalusa, e l’idea che venga omologata con un arredo urbano identico a quello di tante altre città moderne mi fa orrore, restituitele l’antica poesia, l’antica bellezza, gli antichi colori di sempre.
Apprezzo tantissimo l’intervento di LIccardo, ci leggo tutta la preoccupazione, l’amore e il desiderio sincero di migliorare il suo paese d’origine.
E’ anche vero che a me non piace snaturare l’anima antica del centro storico e che se si faranno dei drastici interventi, questi dovranno essere immaginati sopratutto per accordarsi alle antiche chiese e via dicendo…
La prima cosa da fare è mettere a dimora altre piante e sistemare il giardino pubblico, perché nulla fa più male dell’agonia di un giardino lasciato a sé stesso.
Seconda cosa è chiarire con la cittadinanza che si deve rispetto alle costose opere di recupero, non per la bella e simpatica faccia di chi avrà firmato o realizzato il progetto, ma per rispetto ai nostri avi, ai nostri figli e a noi stessi non si può tollerare che si continui a massacrare come bestiacce quel poco che di buono ancora rimane del paese.
Per Giovanni Ricca.
Ti ringrazio per l’attestato di stima rivoltomi. Hai colto nel subito nel segno comprendendo quale è stato il motivo del mio sdegno(odio la maleducazione!). Ho subito compreso la serietà del vostro blog, al quale ho fatto pervenire i miei pensieri e le mie esternazioni. Rendo merito a voi di aver innescato un dibattito sull’argomento. Non mi sottrarrò mai al confronto con chi educatamente e con rispetto esprime la propria opinione. Resto quindi a Vostra disposizione per qualsiasi confronto, qualora vogliate ascoltare anche il mio parere. Ricambiandoti attestati di stima, ti saluto cordialmente. Massimo
Per Max. Permettimi di dire che sbagli quando affermi che “visti i risultati”, eviterai di esprimerti in futuro. Magari non te ne sei reso conto, vista la distanza, ma ti assicuro che il tuo intervento su via Roma ha creato un dibattito che in città mancava da tempo. Adrano rappresenta certamente una realtà difficile, anche e soprattutto dal punto di vista culturale. Il problema principale, insieme alla cronica mancanza di civiltà, è però rappresentato dal fatto che ogni qualvolta qualcuno esprime la propria opinione al di fuori dal coro, si innesca un meccanismo perverso che porta all’attacco personale nei confronti di chi la pensa in maniera differente. Questo blog è nato proprio per combattere tale tendenza e rappresenta in tal senso uno strumento nelle mani dei cittadini.
Abbiamo certamente bisogno dell’aiuto degli adraniti che vivono lontano da qui per “importare” quella civiltà e quel rispetto degli altri che latitano in questa città. Per questo, ti prego sinceramente, di non curarti del tentativo di denigrazione portato avanti nei tuoi confronti, e di continuare a confrontarti con noi. Con stima, Giovanni
Per Giovanni Scalisi.
Gentile Giovanni Scalisi, non posseggo un profilo su facebook, ma ho potuto leggere il tuo commento deluso sulla mia controreplica, spero che tu possa leggere questo post di risposta.
Avendo letto anche i tuoi precedenti commenti mi sembra corretto e doveroso risponderti personalmente e cercare di spiegare ulteriormente non tanto i motivi della mia replica, ma il fatto che è sconcertante essere attaccati in cotal maniera e personalmente per una lettera dove si esprimeva una critica ad un progetto. Tuttavia penso di aver fatto il mio dovere essendo stato l’unico a segnalare a Italia Nostra e alla Soprintendenza il caso. In un secondo momento, qualora i toni fossero stati più consoni avrei cercato di esprimere altre perplessità sul progetto, ma vista la piega presa mi sono astenuto nella controreplica e lo farò in futuro. Ci tengo comunque a precisare, che non essendo un tecnico non posso, per deontologia professionale, fornire soluzioni tecniche, ma suggerire solo alcuni accorgimenti.
Sono certo anche io, che la via Roma così come il monastero necessitino di un intervento, entrambe devono essere fatti seguendo la medesima logica, che a mio parere deve essere di minima invasività e orientati quindi al “minimo” intervento, oltre che in maniera filologica, come prevede la moderna disciplina del restauro. L’attuale finanziamento riqualificherebbe solo la strada e non il monumento. Che senso ha? Si dovrebbe aspettare un altro finanziamento, altri progetti e poi riqualificare anche il monumento, “campa cavallo”. Non ho mai visto qualcuno che compra un paio di scarpe di milioni di euro restando però con il vestito lacero e rattoppato. Inoltre mi chiedo se sono stati fatti studi di settore sulla reale affluenza turistica in Adrano. Pedonalizzare la via Roma, sarebbe certo una gran bella cosa, ma vi è la reale necessità? quali sono i flussi turistici? Si rischia di costruire l’ennesima cattedrale nel deserto, che dopo un paio di anni potrebbe di nuovo esser resa carrabile, aggiugendo il danno alla beffa. in merito all’arte contemporanea, mi chiedo, anche grazie all’esperienza maturata, se si ha realmente cognizione del fenomeno quando si parla di questo. L’arte contemporanea è strettamente legata al mercato e viceversa, esperienze in tal senso sono risultate fallimentari, vedi i musei d’arte contemporanea di Napoli o Palermo, in termini di bilancio, viceversa solo Milano e Venezia, grazie anche al loro backgrond di triennali e biennali riescono a mantenere una dignitosa visibilità in ambito internazionale.
Come vedi argomenti di discussione, oltre a questi, ne avrei parecchi, non mi è stata data la possibilità di esprimerli, e penso visti i risultati di non farlo neanche in futuro. Ricambiandoti la stima accordatami ho voluto fartene partecipe, ma credimi, non vorrei ingenerare sterili querelle polemiche, mi darebbero oltremodo fastidio. Spero di aver risposto seppur superficialmente a quello che chiedevi e di poter ancora confrontarmi con te. Massimo
Assurdo!! Percorrendo via catena ho avuto un sobbalzo al cuore vedere la nuova fontana dei “4 sgricci”. Se il risultato dell’avveneristico progetto di via roma dovrà avere uguale risultato a questo, allora io vi dico che abbiamo toccato il fondo, anzi il nulla del fondo. Come vi siete permessi di cambiare la storia di adrano? State distruggendo la nostra memoria con questi interventi di “Riqualificazione”. Andate a riqualificare Capici. Via Roma lasciatela in pace.Basterebbe solamente la ripavimentazione del marciapiede,l’eliminazione di tutte le insegne a bandiera una buona illuminazione e l’allontanamento di tutti i venditori di cianfrusaglie e altro. A Noi piace cosi’ com’è. Come lo è sempre stata da decenni. Con i soci dei vari circoli e dei bar seduti a chiacchierare del più e del meno. A parlare del tempo, delle arance, … dei ricordi. Grazie!!!
Questa è certamente un’ottima idea, anche se non sappiamo quanto sia, nei fatti, praticabile. Vedremo di portare avanti questa iniziativa. Ti ringraziamo per il suggerimento. A presto!
Cambiare volto al centro storico di un città non è cosa da poco. Il centro storico rappresenta l’anima di una comunità, la concezione che di essa si è avuta da parte di chi l’ha pensata e poi realizzata. Apprezzabilissima l’azione dell’Associazione che ha proposto “un” progetto, altrettanto apprezzabile la critica di chi, con cognizione di causa, lo contesta. Ma cosa ne pensano i fruitori cioè chi vive la città in poche parole gli “abitanti”. Siamo di fronte ad “un” progetto che, piaccia o no, almeno rende vivibile uno spazio di ineguagliabile bellezza rispetto a come è ridotto attualmente. Sarebbe stato più costruttivo se avessimo avuto la possibilità di sceglienre uno “fra” tanti: un concorso di idee promosso da chi ha il compito ed il dovere di amministrare. Visto che non si è fatto, propongo agli amministratori del Blog, di farsi promotori di tale iniziativa. Ad Adrano non mancano gli Architetti. Almeno così si potrà scegliere il “pogetto” di città che gli Adraniti si vogliono dare. grazie