Cari amici di Obbiettivo Adrano,
Il docente esordisce chiedendo a “La Sicilia” di ospitare due riflessioni come atto di amore verso la Città di Adrano. Cerco di considerare come dalla data del 15 marzo 2011, ultimo giorno utile per apportare osservazioni da inoltrare all’Amministrazione di Adrano, siano trascorsi già parecchi giorni e quanto infruttuosa diventi oggi una postuma riflessione.
L’ora delle riflessioni, semmai, andava anticipata ai giorni in cui architetti, ingegneri, geometri, associazioni, cittadini, politici di Adrano dibattevano il PRG, sviscerandolo e analizzandolo sotto tutti i punti di vista.
Non è mia intenzione sminuire l’analisi del docente, ma le considerazioni espresse sono state già ampiamente dibattute dalla città.
Se lo stesse avesse sostato soltanto un po’ di più in Adrano, se ne sarebbe accorto.
L’invito che mi permetto di rivolgere al prof. Cariola è di seguire meglio le vicende del suo territorio per avere l’opportunità di non ripetere cose già dette. A proposito di sviluppo, anche nelle osservazioni e nel dibattito, è emersa la vocazione di Adrano sia quella agricola (prevalente) sia quella turistica. Non si vuole, ad esempio, uno sviluppo industriale centrato magari sui rifiuti speciali pericolosi.
Probabilmente, il docente, lavorando fuori città, si è perso qualche passaggio fondamentale. Sulla seconda parte della riflessione, relativa al carattere tecnico, il Prg è stato sviscerato da tanti tecnici. In merito, molto chiaro è stato l’intervento dell’Architetto Carmelo Salanitro che evidenziava come questo Prg mancasse persino della copertura finanziaria o come non vi fosse la considerazione di alcune aree fondamentali come quella della Circumetnea o come l’area vicina al Fiume Simeto fosse destinata impropriamente all’industria.
Questa mia non vuole essere una risposta acre, ma il docente ha fatto vibrare le mie corde. Cariola sostiene di amare la Città di Adrano, ma la presenta come vittima di mercenari predatori. Non si comprende bene a chi faccia riferimento. Certo, – lo sappiamo – recenti amministratori hanno predato risorse investendole nell’effimero ed hanno gettato quasi sul lastrico la Città. Anche alcuni di questi parlavano dell’orgoglio di essere adraniti e di project financing, dove gli utili avrebbero dovuto essere privati e gli oneri pubblici.
Queste parole mi hanno richiamato, angosciandomi, quel tempo, per fortuna, ormai lontano. Una cosa intendo non perdonare al docente concittadino quando egli parla di “un territorio negli anni caratterizzato da una insensibilità che è prima di tutto e purtroppo un fenomeno di subcultura sociale”.
Adrano, Città antica, ha saputo, nel corso della sua storia abbattere tiranni, dare alla luce Uomini Santi, ha fatto cultura, ma più che altro la cultura l’ha fatta propria.
La nostra è una cultura contadina, fatta di cose semplici, di cose immutabili, la terra, la casa, la famiglia; ha partecipato, questa cultura, anche a dei grandi eventi, ha lottato contro la guerra, ha donato eroi, ha avuto ed ancora ha valenti musicisti e poeti. La cultura contadina non è subcultura. Il territorio di Adrano non è insensibile. Cariola, erroneamente, scambia la cultura contadina come subalterna, ne vede la incapacità di adattarsi alla velocità del mondo moderno, la etichetta. La cultura contadina è “svantaggiata” e “goffa” perché più lenta nei cambiamenti abituata com’è ai ritmi della terra e delle stagioni. Per il resto Adrano non è molto diversa da tutti i paesi del meridione che invaghitosi dei valori vincenti del “progresso” del Dopoguerra, li ha rincorsi in malo modo, snaturandosi. Oggi riflette, come riflettono tutti i paesi che troppo velocemente hanno dovuto cambiare sottomettendosi alla “subcultura” di una società troppo veloce e poco riflessiva. Bisogna anche dire che in Adrano ci sono stati momenti bui, ma quale società non ne ha conosciuti…
Adrano ha avuto uomini che sono cresciuti all’ombra della cultura classica, il Liceo Verga li ha formati; uomini che hanno trasformato un castello emblema di una classe egemone in un “ostello” per la cultura. Mi fermo qui. Chi insegna Diritto dovrebbe ogni tanto andare a sentire la lezione della Storia e dell’Antropologia.
Presidente Associazione Culturale Symmachia
Belle parole.
Peccato però che questa gente di Cultura, questi santi ()…non rappresentino poi in effetti la collettività, numericamente parlando.
(che poi, puoi essere acculturato quanto vuoi, ma se quando ti muovi ti lasci dietro “spazzatura” la cultura nn ti serve a niente, cmq)