pres libro 30 dic“Neanche a dirlo, era bellissima”. È questo il titolo del libro del giornalista adranita Orazio Longo, presentato lo scorso 30 dicembre a Palazzo dei Bianchi di Adrano, su iniziativa delle associazioni  “ObBiettivo Adrano” e “Incontro“.

L’evento è stato condotto dal prof. Giosuè Gullotta che, dismessi per un attimo i panni di Assessore, si è trovato a “fare i conti” con il suo vecchio alunno della classe III A di circa due decenni e mezzo fa.

Per i presenti, nonostante la gelida aria del tardo pomeriggio adranita, è stata l’occasione per esser testimoni del battesimo della produzione letterario di Orazio, uno dei “giovani” più eclettici del nostro comprensorio, il quale è pure maestro di musica, pianista, con all’attivo tre dischi, e musiche di scena.

La genesi dell’opera prende spunto dal contatto casuale e poi non ripudiato di Orazio con la terra del Veneto, specialmente del  Comelico (alto Bellunese, ai confini con l’Austria), dove lo stesso insegna musica da circa sei anni, e dal contatto con le persone  e  le  storie “sui generis” con cui era venuto a contatto.
Ad un certo punto ha prevalso la voglia di metterle per iscritto, utilizzando la rete, l’apprezzamento del lettori, specie degli italiani che abitano all’estero, l’interessamento di un editore, Alfredo Catalfo, originario di Biancavilla ma residente a Roma (Edizioni Efesto), e il gioco “s’è fatto” dopo circa un anno.

I 14 racconti di cui si compone il libro sono disponibili in lingua inglese su Amazon. La traduzione, di Adriana Tonon, a quel che si dice sembra risultata particolarmente felice, tanto da aver pure fornito qualche spunto all’autore per quella italiana.

Lo stile di scrittura è originale, concreto, conciso, immediato, probabilmente mutuato dall’esperienza professionale di giornalista televisivo (presso le emittenti locali TVA Adrano e Telecolor Catania). Ogni racconto ha una lunghezza di 10-12 pagine, con un mix di parole italiane, siciliane, tedesche, inglesi e ladine, a scandire quasi un ritmo musicale. Frasi brevi, ripetizioni. Tutto quadra.

Orazio ha anche ricordato l’incontro palermitano dell’autunno 2011 con il celebre scrittore statunitense Jeff Deaver (“Il collezionista di ossa”), che gli ha ispirato una delle sue short stories.

I racconti tengono in sospeso il lettore, il quale non di rado, finisce per restare spiazzato dalla trama e dal finale.

È “Leila” ad aver emozionato più degli altri racconti l’autore, tanto che avrebbe voluto dedicarle il titolo. Il più criptico “L’incolpevole”: per i non amanti dei preliminari, colpevolissimo, eccome.

Le immagini del libro sono di Francesca Staffieri, Cristina de Martin, Olaf Senz.

“Neanche a dirlo, era bellissima” è la traduzione suggerita dall’inglese che pare avere una certa presa,  per questi “corti su carta”. 

fonte: articolo di Pietro Benina su LaGazzettaCatanese.it