“Legislatura 17ª – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 278 del 15/07/2014

De Petris – Ai Ministri della salute, dell’interno, della giustizia e per gli affari regionali e le autonomie – Premesso che:

le gravi inadempienze delle Regioni, dei Comuni e a volte delle ASL nei riguardi della legge nazionale n. 281 del 1991, recante “Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo”, hanno impedito la soluzione del problema del randagismo, che oggi si presenta ancora grave nell’Italia meridionale, in particolare in Sicilia e in Puglia. In questi anni non è stata adottata, tra l’altro, la politica di sterilizzazione dei cani, voluta dal legislatore per il controllo delle nascite; la presenza di numerosi cani sul territorio nazionale ha alimentato speculazioni ed infinite sofferenze agli animali. È dunque fiorita una attività criminosa legata agli introiti provenienti dalle convenzioni stipulate dai Comuni con strutture che si rivelano troppo spesso dei lager, o che comunque condannano i cani ad una detenzione a vita, pur di mantenere costante il rapporto finanziario con gli enti locali. In numerosi casi si profila un fenomeno di vere e proprie zoomafie; si fanno sempre più frequenti gli episodi denunciati dagli organi di informazione, anche in seguito ad operazioni delle forze dell’ordine, episodi che hanno grande risonanza nell’opinione pubblica, ormai portatrice di una consolidata cultura di rispetto verso gli altri esseri viventi; a livello nazionale è divenuto frequente il fenomeno del trasferimento di cani randagi da una Regione all’altra; esso alimenta legittime preoccupazioni, in quanto non viene spesso garantita la tracciabilità degli animali né applicata la normativa nazionale, rivolta a responsabilizzare Regioni, Comuni, autorità sanitarie. Sembra risolversi positivamente la vicenda del canile comunale di Narni: si ventilava per gli animali l’ipotesi di una destinazione presso una struttura privata, nelle Marche, ma tale progetto è stato accantonato per la decisa opposizione delle associazioni locali; nella provincia di Lecce alcuni Comuni hanno addirittura adottato la decisione di deportare i cani all’estero; diviene sempre più frequente la pratica delle deleghe per le adozioni, con la presentazione ai canili di fotocopie di documenti appartenenti ad adottanti sconosciuti; in tali casi si configura un’evidente violazione della legge nazionale n. 281 del 1991, che impone a Regioni, Comuni ed ASL precisi obblighi per prevenire ed affrontare la questione del randagismo: certo non prevede la possibilità di liberarsi del “problema” ricorrendo all’esportazione dei cani all’estero; di recente l’Unità operativa per la tutela degli animali, lotta a randagismo e maltrattamenti del Ministero della salute, impegnata su tutto il territorio nazionale sul problema del randagismo, in particolare per contrastare i canili lager ed assicurare l’applicazione della legge, ha proceduto al sequestro di 2 strutture private (canili “Nova Entra”, di proprietà del medico veterinario Mario Bongiorno) a Catania, più esattamente ad Adrano e a San Giovanni Galermo, in seguito alla denuncia di un’associazione animalista locale; si è trattato di un sequestro preventivo, che, come stabilisce il codice di procedura penale, ha lo scopo di evitare la reiterazione del reato e che lo stesso venga portato alle estreme conseguenze. L’Unità operativa del Ministero ha ritenuto doveroso mettere in sicurezza gli animali ed il giudice per le indagini preliminari di Catania ha convalidato il sequestro. Anche le relazioni prodotte dalla veterinaria nominata responsabile sanitario del rifugio di San Giovanni Galermo dopo il sequestro confermano le gravi condizioni in cui sono stati trovati gli animali; la task force del Ministero della salute ha constatato nel canile di San Giovanni Galermo la presenza di 570 cani, detenuti in condizione di degrado e di inquinamento ambientale: erano stati ammassati all’interno di recinti in gruppi assai numerosi (30 o 40 per ogni recinto) con un inevitabile alto tasso di competitività e di aggressività intraspecifico e evidente violazione delle esigenze etologiche il cui rispetto è chiaramente stabilito anche dal titolo IX bis del codice penale. È stata riscontrata la presenza di affezioni croniche, dermatiti, leishmaniosi, tumori ed altre patologie non curate. Il cibo era costituito da crocchette gettate a terra, sopra le deiezioni accumulate; nel canile di Adrano, sono stati rinvenuti 408 cani, provenienti da molti comuni del circondario. Preoccupanti le condizioni igienico-sanitarie, soprattutto per quanto riguarda l’acqua destinata a dissetare gli animali. Alcune femmine erano in avanzato stato di gravidanza, numerosi i cani non sterilizzati. Di parecchi animali non è stata riscontrata la tracciabilità a causa della condizione dei registri incompleti o manomessi; nonostante ciò, in data 29 maggio 2014, il Tribunale dei riesame ha accolto la richiesta di dissequestro avanzata dal dottor Mario Bongiorno, proprietario delle 2 strutture, nonché presidente dell’associazione “Nova Entra”. Il Tribunale, pur riconoscendo la sussistenza del maltrattamento degli animali e del mantenimento dei medesimi in condizioni incompatibili con la loro natura e causa di gravi sofferenze, ha accolto le motivazioni del gestore, che ha attribuito la grave condizione degli animali al solo sovraffollamento, imputandone la responsabilità al Comune di Catania, che inviava i cani catturati sul territorio; il Tribunale del riesame non ha tenuto conto di alcuni elementi importanti: il dottor Bongiorno, nonostante il sovraffollamento, ha continuato a partecipare e vincere bandi di gara per il servizio di cattura e mantenimento degli animali, sia per il Comune di Catania, che per numerosi altri Comuni della provincia; subito dopo il dissequestro, è stata indetta una conferenza stampa a Catania, nell’ambito della quale il legale rappresentante del dottor Bongiorno si è rivolto con espressioni denigratorie ed ingiuriose nei confronti della responsabile dell’Unità operativa del Ministero della salute; da circa 30 anni le strutture del signor Bongiorno hanno goduto di convenzioni da parte del Comune di Catania per somme assai rilevanti, milioni di euro, senza che questo abbia assicurato agli animali ospitati condizioni di benessere, come testimoniano gli atti presentati alla magistratura dalle associazioni presenti sul territorio; ai volontari, impegnati nelle adozioni, veniva precluso l’accesso alle due strutture nella loro interezza, in aperta violazione della normativa nazionale; alla fine del 2012 il Comune di Catania ha emesso un bando di gara per un importo di circa 900.000 euro, risultando unico concorrente ed aggiudicatario proprio il signor Bongiorno; risulta all’interrogante del tutto assente da parte del Comune l’ottemperanza agli obblighi di controllo sanitario e di benessere degli animali imposti dalla legge n. 281 del 1991, pur essendo questo compito preciso e precipuo sia della ASL, sia del sindaco che è responsabile degli animali presenti sul suo territorio, oltre ai profili di maltrattamento che il codice penale persegue con chiarezza agli articoli 544-bis e 544-ter, prevedendo la reclusione dei responsabili; altrettanto preoccupanti sembrano i profili sanitari ed urbanistici relativi agli scarichi dei 2 canili, che risulterebbero in violazione delle norme di legge, della cui applicazione sono responsabili i funzionari comunali della Direzione ecologia e ambiente di Catania; il dramma dei cani di Catania è stato in questi anni denunciato, oltre che da associazioni animaliste locali, anche da giornalisti e da una dirigente della Polizia di Stato paradossalmente rimossa dal suo incarico con l’accusa di aver assistito alcuni cani randagi; nel gennaio 2014, in seguito al sequestro operato dalla magistratura per sovraffollamento della struttura “I giardini di Pluto” nel comune di Carovigno (Brindisi), 151 cani sono stati destinati alla struttura “Dog Service” nel medesimo comune. Le modalità di trasferimento dei cani hanno profondamente turbato l’opinione pubblica e suscita viva perplessità tutta la vicenda, su cui la firmataria del presente atto di sindacato ispettivo ha già presentato un atto rimasto fino ad oggi senza risposta (4-01590); infatti la “Dog Service”, secondo la normativa regionale, può accogliere soltanto cani di privati cittadini e non di enti locali; essa, poiché segue il criterio della stabulazione libera, in verità non potrebbe ricevere più di 30 animali; inoltre, è stata realizzata in parte abusivamente e dunque destinata ad imminente smantellamento, si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo intendano finalmente adottare una reale politica di contrasto, di prevenzione e di soluzione del fenomeno del randagismo, combattendo ogni forma di attività illecita correlata che, a scapito degli animali, comporta uno sperpero di risorse economiche pubbliche, alimentando forme di speculazione, a volte anche di organizzazioni criminali; quali atti di propria competenza intenda adottare il Ministro della salute per impedire che i Comuni tradiscano lo spirito e la lettera della legge nazionale n. 281 del 1991 attraverso la deportazione dei randagi all’estero; se non ritenga urgente intervenire presso i Comuni e le Regioni per limitare al massimo i trasferimenti dei cani da una Regione all’altra con conseguente deresponsabilizzazione degli enti locali che promuovono tali trasferimenti; quali provvedimenti intenda adottare per impedire che il ricorso alle deleghe per l’adozione dai cani nei rifugi divenga strumento di illegalità, esponendo gli animali a tutti i rischi derivanti da attività criminose; se non ritengano opportuno procedere ad accertamenti approfonditi, anche attraverso la Corte dei conti, in relazione agli ingenti esborsi di denaro pubblico stanziato dai Comuni nel regime di convenzione con enti ed associazioni aggiudicatari degli appalti per l’affidamento dei randagi, tenendo anche conto che spesso le istituzioni locali non effettuano le doverose forme di controllo sulle condizioni di vita degli animali e sulla loro effettiva sopravvivenza; quali misure intendano adottare, in particolare il Ministro dell’interno, riguardo i fatti riportati relativi ai 2 canili di Catania, anche al fine di individuare le responsabilità degli amministratori locali, dei funzionari e delle autorità sanitarie locali ed al fine di risolvere l’inaccettabile stato di detenzione dei cani; se intendano adottare gli opportuni provvedimenti affinché siano revocate le autorizzazioni sanitarie, così come stabilisce la legge della Regione Siciliana, e vengano accertate le eventuali responsabilità; se il Ministro per gli affari regionali e le autonomie non ritenga necessario invitare la Regione Siciliana e le autorità competenti a verificare l’attività delle onlus che nella realtà si configurano come autentiche imprese lucrative; se, in relazione al tentativo di delegittimazione dell’Unità operativa del Ministero della salute ed alla relativa pubblica denigrazione, intendano segnalare quanto avvenuto agli ordini professionali dei medici veterinari e degli avvocati; se risultino le condizioni in cui si trovano i 151 cani tolti dalla struttura “I giardini di Pluto” di Carovigno ed affidati alla società “Dog Service”, se si siano verificati decessi e per quali cause; inoltre se siano a conoscenza di quale sia la destinazione di questi animali una volta avviata la demolizione della parte abusiva della struttura ospitante;

se il Ministro della salute abbia ricevuto dalla Procura di Brindisi, che ha richiesto il sequestro del canile “I Giardini di Pluto”, l’autorizzazione ad effettuarvi il sopralluogo, come richiesto nel precedente atto di sindacato ispettivo. (4-02491)”.

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