Di seguito, il testo integrale dell’articolo:

“Edizione straordinaria! Extra-straordinaria! Il mondo è ammalato! Ooh, sveglia! Il mondo è ammalato! Ma per colpa di chi? Di chi? Chicchirichì di chi?”. Era il 1995 e Zucchero Fornaciari faceva iniziare una delle sue canzoni più popolari (‘Per colpa di chi’, nello specifico) con queste parole, che ‘profeticamente’ sembrano adattarsi a ciò che è successo con l’uscita dell’articolo, nello scorso numero di questo giornale, riguardante il destino dei locali della Sangiorgio Gualtieri, in cui si profila l’apertura di un C.a.r.a. (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo) presso tale struttura.

Sia chiaro, nessuno è contrario all’accoglienza in se, i tempi ed i modi, piuttosto, destano particolare preoccupazione: se è vero, com’è vero che qualche mese fa durante l’inchiesta ‘Mafia Capitale’, il fondatore della Cooperativa ’29 giugno’, Salvatore Buzzi, ha detto, nel corso di una intercettazione: “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno”. E così la preoccupazione per un nuovo ‘traffico’ di immigrati si è manifestato nella nostra Città: come dopo un elettroshock, la comunità adranita si è risvegliata dal torpore ed ha avuto un moto di reazione, così come diversi esponenti politici territoriali, esprimendo il proprio punto di vista sulla questione.

Creando così un cumulo di richiami alla trasparenza, di pretese, di domande che hanno ulteriormente intricato la matassa; conseguenza inevitabile di tali pressioni è stata la dovuta presa di posizione da parte dei tre attori principali che prendono parte a tale vicenda, e cioè, il Sindaco di Adrano Pippo Ferrante, il Commissario dell’I.P.A.B. ‘Sangiorgio Gualtieri’ Francesco Barchitta, ed il rappresentante legale della cooperativa ‘Progetto Vita’(che ha avuto l’affidamento della struttura per i prossimi 15 anni) Pietro Biondi.

Fino a qui tutto bene, il problema nasce nel momento in cui si richiede a loro maggiore chiarezza in merito alla questione, sembra proprio che le cose accadano senza che nessuno sappia il come ed il perché. Ma andiamo per gradi, il primo a prendere posizione in merito è stato Francesco Barchitta, il Commissario in carica dell’I.P.A.B., che ha seraficamente detto: “Io non c’entro. Non l’avrei fatto!”, sottolineando poi come egli si trovava a Palermo per ritirare il decreto di nomina mentre si sottoscriveva il contratto ‘incriminato’. Rincarando poi la dose dicendo: “Un contratto del genere, 40.100 euro l’anno [… ] Sono 3.500 euro al mese, più spese di gestione. Io mi chiedo […] come è possibile assolvere ad un canone così esoso?”, facendo capire che difficilmente qualcuno stipula un contratto così dispendioso economicamente se non ha già in mente un modo per rientrare dalle spese.

Dal canto suo, il rappresentante legale della cooperativa che ha avuto in concessione i locali, Pietro Biondi, alla domanda specifica sull’eventuale apertura di un C.a.r.a. nei locali in questione, ha risposto: “Sono a disagio, perché mi trovo di fronte ad una serie di ipotesi, senza che al momento ce ne sia una reale”; continuando poi dicendo: “Se lei mi dice: Porterà al 100% gli extracomunitari nella struttura? io le dico NO. Se lei mi chiede: Può escludere che porterà gli extracomunitari? le rispondo che non lo escludo”, come dire no, forse, non lo escludo”. Di questo passo arriveremo al “certamente si”? Infine, anche il Sindaco di Adrano ha ‘detto’ la sua, anche se il suo dire si è limitato ad un “Sulla vicenda il Comune non svolge nessun ruolo – dice – ma vigileremo”; una frase degna del miglior Pilato, in poche parole, il Sindaco se ne lava le mani e continua per la sua strada; una strada che, per inciso, ha incrociato anche in passato quella della Cooperativa ‘Progetto Vita’ ,visto che già in passato tale cooperativa ha avuto in gestione appalti dal Comune di Adrano. 

Tra l’altro, all’interno della sua maggioranza si sono formate delle crepe dopo il sollevamento della questione, in particolare due assessori, Vincenzo Calambrogio (ed i suoi due consiglieri Agnese Alberio e Salvo Coco, gruppo consiliare Impronta) e Pietro Mavica (in veste anche di consigliere assieme alla consigliera Adele Trovato, Partito Democratico) pur sottolineando nuovamente che l’amministrazione comunale non ha formali poteri decisionali, hanno affermano la loro contrarietà ad ogni utilizzo che snaturi le finalità della Fondazione.

Insomma, nessuno sente di aver colpa, ma ognuno si sente garante etico e civile sulla questione. Ora, nessuno vuole pensar male ma è lecito preoccuparsi se consideriamo ciò che è accaduto nel recente passato, in cui l’intreccio tra politica, cooperative sociali ed immigrati, ha dato frutto ad affari poco chiari che hanno portato all’arricchimento di loschi figuri, con frange clientelari che sono diventate serbatoio elettorale, il tutto passando sulla pelle degli immigrati e soprattutto dei cittadini?

Per questo motivo l’apprensione che stiamo vivendo in questi giorni è più che lecita, e noi tutti non possiamo restare in silenzio perché, il mondo si sarà pure ammalato, e magari non riusciremo a trovare chi è il colpevole di questa particolare condizione, ma una cosa è certa: se nessuno si prodiga per curarlo, non può guarire da solo.

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– Emanuele Pulvirenti


@ Articolo estratto dal II numero della rivista adranita ‘ParoLibera’ che potete trovare gratuitamente nei seguenti luoghi: 

Bar ‘Noir’ (via Aurelio Spampinato), Bar ‘Europa’ (Piazza Umberto), Bar Spitaleri (Piazza Umberto), Edicola sita in via Roma,Edicola sita in via Garibaldi, Pizzeria ‘Napoletana’ (Piazza G. Saragat), Libreria Religiosa sita in via Catania.