Ai domiciliari sono finiti il 50enne Giuseppe Mannino ed il 26enne Biagio Mannino, rispettivamente padre e cugino del Consigliere comunale eletto alle amministrative dello scorso giugno. Le proprietà terriere che pagavano il pizzo erano contrassegnate con il numero “7”.
L’inchiesta è partita da furti e danneggiamenti in diverse campagne di Adrano, da qui un’attività investigativa dei Carabinieri che avrebbero accertato episodi di estorsione, oltre all’utilizzo di mezzi illeciti per procurare voti ad un candidato al Consiglio Comunale di Adrano.
Tre gli indagati, tutti di Adrano. All’alba di oggi, i Carabinieri hanno eseguito ordinanze di misura cautelare nei confronti di Giuseppe Mannino, 50 anni, e Biagio Mannino, di 26. Per entrambi disposti i domiciliari, mentre è stato notificato un avviso di garanzia ad Emanuel Bua di 23 anni. Sono tutti indagati, a vario titolo, per estorsione con la cosiddetta “guardiania” nei confronti di proprietari terrieri e per aver utilizzato mezzi illeciti per ottenere voti alle ultime elezioni comunali di Adrano. I militari avrebbero accertato che furti e i danneggiamenti venivano effettuati per intimidire i proprietari dei terreni agricoli, generando negli agricoltori un tale clima di paura da spingerli a rivolgersi ad esponenti della criminalità locale per chiedere protezione. Sui luoghi “protetti” di contrada Dagala era riportato un numero: 7. Significava che quell’area, quella proprietà rurale, non poteva essere danneggiata perché per l’appunto “protetta”: perché c’era chi pagava il pizzo di 150/200 euro l’anno.
Per quanto concerne il filone politico dell’inchiesta, dalle indagini sarebbe emerso che Biagio e Giuseppe Mannino, in occasione delle ultime elezioni amministrative, avrebbero svolto un’attività con condotte definite illecite allo scopo di ottenere voti per il candidato Consigliere Comunale Francesco Mannino, figlio di Giuseppe Mannino e cugino dell’altro indagato. Gli inquirenti spiegano che “al fine di indurre o costringere gli elettori a votare per il loro parente, ne limitavano la libera determinazione di votare presenziando stabilmente i luoghi di propaganda elettorale, segnatamente ove si svolgevano i comizi e presso la sede del comitato elettorale di Mannino, ovvero promettevano opere pubbliche ai rappresentanti di quartiere e istruivano gli elettori su come esprimere le loro preferenze presidiando i seggi elettorali durante le operazioni di voto”. Francesco Mannino, che non è indagato, risultò tra i più votati nella lista “Giovani in Movimento” (286 preferenze) e venne eletto Consigliere Comunale.
fonti: articolo di TVA/LiveSicilia Catania