«Il presidente Lombardo è molto gentile, non passa giorno senza che mi dedichi un suo pensiero. Francamente su questa vicenda credo che abbia proprio sbagliato bersaglio, ma soprattutto argomenti. Perché di fronte a un problema di illegittimità degli atti, il governatore Lombardo, anzichè rispondere nel merito, invoca il complotto politico istituzionale. Mi sembra fuori luogo appellarsi alla potestà legislativa esclusiva della Regione siciliana, poichè tale competenza deve muoversi nel solco delle norme fondamentali di riforme economico-sociali, qual è quella del pubblico impiego. In questo caso, poi, le regole devono valere a Palermo come a Bolzano. Non farlo è un’offesa per i cittadini, direi. E le impugnative dei provvedimenti da parte del Governo non hanno altro fine che la coerenza costituzionale degli stessi. Ritengo imbarazzante, pertanto, che il presidente Lombardo utilizzi un linguaggio non consono al ruolo di prestigio istituzionale ricoperto, parlando di pizzini, avvertimenti, ascarismo. Termini che non ci appartengono perchè abbiamo sempre privilegiato il confronto politico, a cui sfugge di continuo il nostro governatore».
E’ un altro atto, dunque, del conflitto aperto da mesi e Castiglione ricorda che proprio su questa vicenda dei direttori generali il Pdl aveva ammonito il governo: «Lo avevamo detto perché era chiaro che c’era qualcosa di platealmente sbagliato. In un momento in cui tutti invochiamo la riforma della Pubblica amministrazione, i tagli agli sprechi, aggiungo, è mai possibile che il governo regionale non abbia voluto cercare tra i 2500 dirigenti che la Regione ha, quelli che avrebbero potuto avere professionalità di spessore da utilizzare? Era proprio necessario il ricorso agli esterni?».
A questo punto inutile battere sullo stesso tasto, cerchiamo di capire per il coordinatore del Pdl a che punto è il governo regionale, quali scenari ci sono per il futuro?
«E’ evidente a tutti che questo governo naviga a vista, altro che grandi riforme, non si fanno nemmeno microriforme. Credo se ne sia accorto anche Miccichè, cui non sfuggirà, per esempio, proprio quel che non si sta volendo fare nel campo della riforma della Pubblica amministrazione. E forse a Miccichè non sfuggirà nemmeno che in questo governo il suo ruolo è sempre più marginale. Adesso Lombardo si appoggia al Pd, la luna di miele con Miccichè sembra conclusa».
Anche se Miccichè non ha modificato la sua linea sul Pdl: ha detto che se Berlusconi dovesse affidare il coordinamento del partito ad Alfano sancirebbe la fine del Pdl.
«Miccichè non deve essersi reso ancora conto che nel governo Berlusconi Angelino Alfano è uno degli esponenti di rilievo e di prestigio e che ripetutamente il presidente Berlusconi lo ha indicato come il leader del partito in Sicilia e con grandi prospettive. Non ha preso atto di questa realtà, così come, evidentemente, ancora non ha accettato il fatto che il governo regionale dentro cui si trova non ha spessore e non ha credibilità tale da renderlo soggetto in grado di negoziare con il governo nazionale. Perché ha una maggioranza debole, perché non ha idee chiare, perché non riesce a mettere in moto la macchina per investire i fondi strutturali, cambiando idea ogni giorno e spingendo il ministero a bloccare ancora i fondi Fas di fronte a tanta confusione. Non ci piace dire che lo avevamo detto, ma non ci piace nemmeno ricevere accuse gratuite. L’unico pizzino che vorremmo inviare a Lombardo è quello dell’amore, in cui si esorti il nostro presidente della Regione ad uscire dalle volgarità e a governare con trasparenza la Sicilia».
Andrea Lodato su La Sicilia di oggi
dal quotidiano La Sicilia
«Nomine dirigenti: Lombardo risponda alla nostra mozione» –
PALERMO. «Il governatore della Sicilia, invece di gridare al complotto politico per l’impugnativa del Consiglio dei ministri del suo decreto di nomina dei nove dirigenti regionali esterni, farebbe bene a rispondere ai rilievi alla base della mia mozione del 28 gennaio e dell’esposto da me presentato che ha determinato l’apertura di un fascicolo e l’acquisizione degli atti da parte della Procura generale della Corte dei conti». Lo afferma il deputato del Pdl, Pippo Limoli, che sulla vicenda dei manager esterni ha tenuto una conferenza stampa all’Ars.
«La nomina dei dirigenti – aggiunge – è regolamentata dalla legge regionale 10 del 2000. Nulla di quanto stabilito dalle suddette norme è stato rispettato dal presidente. Per poter procedere alle nomine di esterni, la norma prevede che bisogna prima verificare le professionalità interne all’amministrazione, verifica mancata. Inoltre, la stessa legge individua il limite del 30% della dotazione organica per gli incarichi dirigenziali esterni: le nomine avrebbero potuto essere non più di otto. Capendo di aver sbagliato, il governatore ha sottoposto i curricula al vaglio di un cosiddetto Comitato dei saggi che, in seduta notturna, li ha valutati positivamente, senza procedere però a nessuna comparazione. E uno dei tre componenti del Comitato di valutazione è addirittura uno dei nove nominati. Siamo in attesa di un chiarimento da parte del presidente Lombardo».
Secondo il presidente della commissione Ambiente, Fabio Mancuso, l’impugnativa decisa dal Consiglio dei ministri sulle nomine di nove dirigenti esterni della Regione, «non è un accanimento verso la nostra Regione. La normativa nazionale mette paletti soprattutto sulla valorizzazione delle professionalità interne all’amministrazione, un principio questo che non è stato rispettato».
Da parte sua, il capogruppo del Pdl, Innocenzo Leontini, crede «sia l’ennesima dimostrazione da parte del Governatore della sua indisponibilità al dialogo, e della volontà di concentrare nella sua persona un potere che va al di là del consentito. Assistiamo alla deriva fisiologica della politica del presidente che ha già tradito la volontà degli elettori. Chiediamo che il presidente dia conto del suo operato in Aula. Rispetto a questi comportamenti non possiamo che essere all’opposizione».
Il vice presidente della commissione Bilancio, Nino D’Asero, rileva il silenzio del Pd, mentre in altre analoghe occasione, quando era all’opposizione, sollevava problemi anche con atti parlamentari.