Sei persone sono state fermate per associazione mafiosa, detenzione di armi ed estorsione nell’ambito di un’inchiesta della Dda della Procura distrettuale di Catania sulla cosca Toscano-Mazzaglia-Tomasello di Biancavilla.
Il provvedimento è stato eseguito da agenti della squadra mobile della questura e del commissariato della polizia di Stato di Adrano e da militari del nucleo investigativo del comando provinciale etneo.
Le indagini, coordinate dalla Dda della Procura di Catania hanno preso avvio dall’omicidio di Alfredo Maglia, 41 anni, assassinato ad Adrano il 28 ottobre 2013, ritenuto il reggente della cosca locale alleata della ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano. L’ambito sarebbe la faida negli ambienti criminali di Biancavilla per il controllo degli affari illeciti che hanno portato all’uccisione di Agatino Bivona, di 64 anni, e Nicola Gioco, di 45, il 13 ed il 15 gennaio 2014.
In questo quadro sarebbero maturate le eliminazioni di Giuseppe Mazzaglia, allora reggente del clan, avvenuta il 19 aprile 2010, e del suo presunto luogotenente, Roberto Ciadamidaro, il 23 dicembre 2012. Numero di omicidi che stavano per aumentare: dalle indagini della squadra mobile è emerso che nella scorsa primavera due degli indagati avevano progettato l’eliminazione di un esponente della cosca in una città del Nord Italia. La Dda della Procura di Catania coordinò un monitoraggio da parte di carabinieri e polizia su presunti sicari e vittima, che consentì di impedire il delitto. Nello stesso tempo il gruppo, emerge da un’intercettazione, voleva “curare il giardino”, ovvero mantenere il controllo del territorio, anche con l’uccisione dell’esponente di un clan rivale.
L’omicidio era progettato per il 6 ottobre scorso. Per evitarlo la polizia ha eseguito delle perquisizioni domiciliari sfociate negli arresti di tre persone (Alfio e Vincenzo Cardillo, di 71 e 38 anni, e Gaetano Musumeci di 37) perché trovati in possesso di un arsenale, compresi mitragliatori Kalashnikov e Skorpion. Altre armi sono state sequestrate nei giorni scorsi. Vincenzo Cardillo era stato scarcerato da poco e, secondo gli investigatori, aveva preso in mano le redini del gruppo, indebolendo la ‘famiglia’, tanto che Roberto Maglia, per sicurezza, aveva deciso di andare in Germania. Per questo la Procura ha disposto i fermi. Sei dei quali sono stati eseguiti. Un settimo indagato sarebbe all’estero. Dalle indagini è emersa anche un’estorsione ai danni del titolare di un chiosco di bibite e una tentata estorsione in pregiudizio del responsabile di una ditta del settore agricolo, fatti per i quali è stato disposto il fermo di Placido Toscano, operato dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Catania.
GLI ARRESTATI – Sono sei le persone fermate da agenti della squadra mobile della Questura e del commissariato della polizia di Stato e da militari dell’Arma del comando provinciale etneo nell’esecuzione di un provvedimento emesso dalla Dda della Procura contro presunti appartenenti al clan “Toscano-Mazzaglia-Tomasello” di Biancavilla, alcuni dei quali avrebbero anche progettato due omicidi. Sono Giuseppe Maglia, di 35 anni, Roberto Maglia, di 27, Riccardo Salvatore Cantone, di 25, Giuseppe Maglia, di 31, Davide Santangelo, di 24, e Placido Toscano, di 65. Durante l’esecuzione del provvedimento restrittivo in una casa rurale in uso a Cantone sono stati trovati e sequestrati due fucili caricati a pallettoni, uno dei armato a ‘lupara’, con canna e calcio mozzati, e munizioni.Durante precedenti indagini, nell’ambito della stessa inchiesta, che hanno portato anche al sequestro di un arsenale, sono stati già arrestati Alfio Cardillo, di 71 anni, Vincenzo Cardillo, di 38 anni, e Gaetano Musumeci, di 27.
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Mafia, sventati due omicidi. Salvi: “Sicari bloccati prima dell’agguato”
Tra Adrano e Biancavilla siamo nel pieno di una guerra di mafia. Una di quelle faide sanguinarie dove piovono pallottole a raffica. Il sequestro dell’arsenale di qualche giorno fa tra Adrano e Biancavilla era solo un piccolo puntino della complessa attività investigativa scattata con l’omicidio di Alfredo Maglia, ammazzato l’anno scorso, che ha portato al fermo di sei persone, tutti presunti appartenenti al clan Toscano Mazzaglia. In manette Giuseppe Maglia, 35 anni, Roberto Maglia, 27 anni, rispettivamente i fratelli del “nuovo reggente” del clan assassinato, un altro parente Giuseppe Maglia, 31anni, insieme a Davide Santangelo, 24enne e Riccardo Cantone, 25enne. I Carabinieri del Nucleo Investigativo hanno fermato Placido Toscano, 65enne, accusato di estorsione. Uno è attualmente latitante, è sfuggito alla cattura perchè si presume sia all’estero. Le forze dell’ordine hanno fatto scattare le manette affinchè la scia di sangue, partita con l’uccisione di Fifiddu nel “triangolo della morte”, smettesse di scorrere.
Il Procuratore Giovanni Salvi è stato chiaro: “Abbiamo elementi probatori che ci fanno pensare che i tre fermati della scorsa settimana stavano per colpire un obiettivo”. Enzo Cardillo, infatti, nella tasca del giubbino aveva una pistola con il colpo in canna. “E questo è un segno evidente – aggiunge il dirigente della Squadra Mobile, Antonio Salvago – che stavano per colpire”. Insomma i kalashnikov e i mitragliatori trovati nel forno servivano al gruppo di fuoco per un imminente omicidio. Si doveva colpire un esponente apicale del sodalizio avverso al gruppo dei Mazzaglia le cui redini erano state prese da Alfredo Maglia, sostituito da qualche mese proprio dal nipote Alfio Cardillo, fidanzato con la sorella dell’autista del boss assassinato, Nicola Gioco, anche lui ucciso a gennaio. Una risposta all’agguato mortale di Agatino Bivona.
Le intercettazioni hanno permesso di seguire quasi in diretta la fase esecutiva dello “scavo” per recuperare le armi necessarie al delitto. Morti a sequenza per “il controllo del territorio” spiega ancora Giovanni Salvi. Le cimici rilevano la frase “curare il giardino”, da qui il nome dato alla retata “Garden”: mantenere il pieno potere di controllo del territorio di Biancavilla necessitava, viste le fibrillazioni, una prova di forza militare.
Insomma la polizia è riuscita a sventare un omicidio, il gruppo di fuoco stava per agire. Un altro delitto era già stato pianificato la scorsa primavera: Gaetano Musumeci e Giuseppe Maglia, il 31enne, erano pronti a uccidere un uomo di “livello” della cosca che vive al Nord Italia. L’azione criminale, però, non è mai stata portata a termine per la pressione creata dall’inchiesta in corso. “Eccezionale – si sofferma il pm della Dda e titolare dell’inchiesta, Andrea Bonomo – la sinergia tra polizia e carabinieri dimostrata in questa indagine. Ora abbiamo dovuto agire in fretta perchè c’era il pericolo imminente che Roberto Maglia volesse fuggire all’estero. Ed anche l’altro fratello aveva pianificato di scappare”.
Per un po’ di mesi avevano smesso di sparare, avevano lasciato che le acque si calmassero, ma ora avevano deciso di tornare ad ammazzare. La cosca era armata fino ai denti: mitragliatori, kalashnikov e pistole. Nel corso della retata scattata avviata sabato dalla Squadra Mobile, dalla Polizia del Commissariato di Adrano e dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Catania, in una casa rurale nella disponibilità di Riccardo Cantone sono stati sequestrati due fucili carichi a pallettoni, di cui uno con canna e calcio mozzati, altre municizoni e un revolver.
Questa inchiesta si “incastra” in una faida mafiosa iniziata – come detto – il 19 aprile del 2010 con l’uccisione di Giuseppe Mazzaglia, e che è continuata con i colpi che hanno crivellato l’uomo di fiducia di “fifiddu”, Roberto Ciadamidaro, assassinato il 23 dicembre 2012.
Nel corso dell’operazione Garden “è stata accertata – ha spiegato Angelo Santo, del Nucleo Investigativo dell’Arma – anche una presunta estorsione ai danni del titolare di un chiosco di bibite e di una tentata estorsione ad un imprenditore agricolo”. Per questi reati è stato fermato Placido Toscano, uomo molto vicino al capo clan “Fifiddu” ucciso nel 2012.
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VIDEO:
http://catania.livesicilia.it/2014/10/13/salvi-faida-per-legemonia-sul-territorio_312584/