fonti: ALESSANDRA ZINITI su repubblica.it / AgiNews

I pm di Catania hanno completato l’indagine Iblis. Al presidente della Regione contestano il concorso esterno all’associazione mafiosa facendo riferimento ad alcuni incontri con esponenti del clan Santapaola. Il leader dell’Mpa: “Potrò dimostrare la mia assoluta estraneità a ogni ipotesi di reato”.

CATANIA – Concorso esterno in associazione mafiosa per avere sollecitato Cosa nostra catanese a reperire voti per loro e per i partiti in cui militavano durante competizioni elettorali che vanno dal lontano 1999 al 2008, ingenerando nella mafia la convinzione che loro fossero a disposizione per assecondare le esigenze della cosca Santapaola nel controllo degli appalti, delle attivita’ economiche, nelle concessioni e nei servizi pubblici. Fine indagine per l’inchiesta “Iblis”: i magistrati della procura distrettuale, ieri a mezzanotte, hanno notificato ai fratelli Raffaele e Angelo Lombardo l’avviso di fine indagine, firmato dai sostituti Giuseppe Gennaro, Antonino Fanfara, Agata Santonocito e Iole Boscarino. Adesso i due politici e altre 54 persone molte delle quali finite lo scorso 3 novembre in carcere, avranno venti giorni di tempo per fornire chiarimenti, per chiedere di essere interrogati, per produrre memorie difensive.

La Procura di Catania chiude dunque le indagini per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, e si appresta a chiederne il rinvio a giudizio.

L’inchiesta “Iblis” riguarda i rapporti tra mafia, politica e imprenditoria: rapporti “pericolosi” tra i Lombardo e uomini delle cosche mafiose. Tra gli indagati ci sono anche il deputato regionale del Pid ed ex sindaco di Palagonia, Fausto Fagone, per il quale la Cassazione proprio ieri ha rigettato una richiesta di scarcerazione, il consigliere della Provincia di Catania dell’Udc, Antonino Sangiorgi, l’ex assessore del Comune di Ramacca, Giuseppe Tomasello, il consigliere dello stesso Ente, Francesco Ilardi, e il deputato regionale ex Pdl Sicilia e poi transitato nel gruppo misto Giovanni Cristaudo. In tutto 56 indagati per i quali la Procura si appresta a chiedere il processo. I loro nomi, con accanto il titolo di reato per il quale si procede, compaiono nell’avviso di conclusione delle indagini dal quale sono escluse – fanno sapere in ambienti della Procura – solo alcune posizioni marginali destinate all’archiviazione.

Dal momento della notifica del provvedimento il governatore avrà venti giorni di tempo per depositare una memoria difensiva o per chiedere di essere interrogato. Richiesta questa, per la verità, più volte formalmente avanzata dai difensori del presidente ma mai accolta dai pm della Procura di Catania che, in corso di indagine, non hanno mai ritenuto di dover scoprire le loro carte lasciando al governatore la sola facoltà di rendere dichiarazioni spontanee nel merito delle accuse contenute nell’ordinanza di custodia cautelare a carico degli indagati finiti in manette.

A Lombardo i pm contestano incontri con alcuni esponenti mafiosi del clan Santapaola ai quali avrebbe anche chiesto voti. Il governatore, che si è fin qui difeso pubblicamente, ha ammesso di conoscere alcuni dei mafiosi e di averli anche incontrati “per motivi politici” non conoscendo la loro qualità di uomini d’onore ma ha sempre escluso di aver chiesto voti in cambio di favori.

“Finalmente il deposito degli atti. Potrò così dare puntualmente conto di ogni mio comportamento e dimostrare la mia assoluta estraneità a ogni ipotesi di reato”. Questo il commento di Lombardo. “La scelta dei titolari dell’indagine di depositare gli atti che mi riguardano – aggiunge il governatore – pone fine allo stillicidio di notizie, sulla cui ‘fuga’ sono state avviate indagini, strumentalizzate più d’una volta a fini politici, anche per la modalità di diffusione troppe volte coincidente con momenti delicati della vita politica e istituzionale della nostra Regione”.

“Ho chiesto reiteratamente e invano, sin da quando la stampa ha iniziato a raccontare questa storia, di essere sentito – ricorda Raffaele Lombardo – e sinora ho potuto rendere conto soltanto all’opinione pubblica. Da oggi – conclude il presidente della Regione – disporrò di elementi certi e potrò contribuire a ricostruire compiutamente la verità”.

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