Nel panico per l’attentato di Brindisi, l’Inno di Mameli rincuora gli animi

La mattina del 19 maggio scorso, a vent’anni dalla morte dei giudici Falcone e Borsellino, mentre le agenzie stampa battevano la notizia dell’attentato alla Scuola di Brindisi, si svolgevano, al Palazzetto dello Sport di Cefalù (Palermo), i preparativi per la manifestazione “Per non dimenticare–Basket 2012”.
Durante tale evento s’è giocata la partita di basket fra la Nazionale Magistrati e quella degli Artisti. Le stragi di Capaci e Via D’Amelio sono state commossamente ricordate.
Poco prima dell’incontro sportivo, l’Orchestra Sinfonica Infantile “Falcone e Borsellino” della Fondazione “La città invisibile” di Biancavilla (CT), avrebbe dovuto eseguire vari brani. I ragazzi delle scuole siciliane, ben oltre duemila, avevano già preso posto sugli spalti.
L’amaro caso vissuto presso la scuola brindisina, inevitabilmente, trasmise anche una certa tensione in seno al gruppo organizzatore dell’avvenimento isolano. Una tensione così forte che, il Procuratore di Caltanissetta, Dottor Lari, dopo aver ascoltato il Procuratore Antimafia, Dottor Pietro Grasso nonché il collega palermitano, Procuratore Messineo, non sapeva se dare il via o meno alla manifestazione, anche per dare degna sicurezza soprattutto ai giovanissimi lì presenti. Chiaramente, sospendere ogni cosa significava darla vinta, con palese scoramento, alla volontà di chi, col gioco del terrore, veicola dinamiche antidemocratiche e antisociali. Si decise, persino, di rivolgersi alla più alta carica dello Stato, il Presidente Napolitano. Questi rispose che, date le circostanze (era appena giunta la notizia della morte della povera Melissa) era opportuno non far eseguire, addirittura, tutto il concerto ai bambini dell’Orchestra, ma di far suonare soltanto “l’Inno di Mameli” allo scopo di dar fiducia ai ragazzi italiani all’insegna della legalità.

Il Presidente invitò i giovanissimi musicisti “a suonar con forza e sempre più forte”. «Noi non ci arrenderemo», ripeteva il Procuratore Lari, affiancato dal Dottor Vincenzo Oliveri, Presidente della Corte d’Appello e dal Dottor Leonardo Guarnotta, Presidente del Tribunale di Palermo. «Non ci lasceremo intimidire, porteremo avanti il ricordo di Falcone e Borsellino». A sottolineare la coralità etica del momento, vi fu pure un maxi poster, in bianco e nero, sullo sfondo della platea ritraente i due giudici sorridenti.
Dopo un breve periodo d’attesa per motivi di sicurezza, si decise di dar spazio alle note musicali e, così, l’Orchestra Sinfonica Infantile “Falcone e Borsellino”, composta da quaranta ragazzi di Biancavilla, Adrano e S. M. di Licodia nonché da giovani dei quartieri periferici di Catania e Siracusa, si compose al centro del Palazzetto. Ogni ragazzo indossava un collare tricolore portante una medaglia dalla forma di violino, quale simbolo della “Scuola di Musica per la Legalità secondo il Metodo Abreu” e il motto inciso “suonare e lottare”.
Lo stesso collarino tricolore è stato dapprima donato, dalla neonata promettente Scuola, ai magistrati presenti e agli artisti della Nazionale Basket con, in prima linea, Fabrizio Frizzi, in qualità di capitano della squadra. Il motto su citato è diventato, così e ancor più incisivamente, il simbolo di chi si ribella alla schiavitù della criminalità organizzata e del terrorismo anche attraverso la musica, tant’è che i bambini dell’Orchestra imparano il valore delle regole attraverso la condivisione pacifica. Tale assioma è stato fieramente trasmesso dal Direttore dell’Orchestra, il venezuelano Simon Iriarte che ha diretto la stessa e che, dal Sistema Abreu ha ricavato non solo un’opportunità di crescita, ma anche di riscatto. «Abbiamo condiviso lo sconforto e le lacrime dei più importanti magistrati antimafia del paese – ha dichiarato Alfia Milazzo, Presidente de “La città invisibile” – di quegli istanti, conserverò, sempre, il segno positivo di un incoraggiamento che i nostri bambini, accanto ai magistrati e in memoria di Falcone e Borsellino, hanno saputo lanciare con dignità e fierezza ai loro coetanei al fine di continuare a credere e sperare nella forza morale di questo nostro Paese».

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