Nei giorni scorsi la commissione Attività Produttive dell’Ars aveva bocciato il Dpef presentato dal governo, approvato invece dalla commissione Bilancio. Il documento è dunque approdato in Aula.
Un ulteriore segnale del caos che regna nei palazzi della Regione a causa dei frequenti saltimbanco senza precedenti che sta caratterizzando la legislatura. Per lo stesso motivo la presidenza dell’Ars e quella della Regione si trovano su fronti contrapposti.
Critico, già prima della discussione in Aula, era stato il parere del vice presidente della commissione Bilancio, Nino D’Asero (Pdl): «Questo Dpef si è dimostrato carente sotto tutti i punti di vista. La Commissione Bilancio, oggi ha evidenziato le stesse criticità dello scorso anno, quando, in seduta congiunta con la Corte dei Conti, notava una mancanza di raccordo tra la vecchia e la nuova programmazione. Poteva essere l’occasione per affrontare le problematiche che affliggono la Sicilia (lavoro, formazione e aiuti alle imprese). Invece, nonostante l’Ars abbia approvato importanti leggi di sviluppo, di fatto ancora oggi le stesse non vengono applicate, causando una mancata opportunità di sostegno al Pil». Sul tema dei fondi europei denuncia che «il governo non spende: nel 2009 si registra una mancata spesa di 360 milioni di euro; nel 2010, su 872 milioni di euro ne sono stati spesi solo il 7,2%. I fondi Fas sono oggetto di una operazione di mistificazione, e anziche’ essere considerati fondi “integrativi”, si vorrebbe farli diventare sostitutivi. Questo Dpef è, ancora una volta una occasione perduta per la Sicilia».
Di seguito l’intervento in Aula dell’On. D’Asero in merito al «Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2011/2013», 17.11.2010
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Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendo la parola giusto dopo l’intervento del mio capogruppo, di cui sicuramente condivido i contenuti, l’impostazione, lo spirito, ma anche la denuncia politica di quella che è stata un’azione che deve fare riflettere questa Aula. Un documento programmatico che voleva essere un’occasione e che, di fatto, invece, è un’occasione mancata, perduta. Non ha senso, infatti, relegare questo documento ad un momento di mera burocrazia o ad un momento di mero confronto che non c’è stato e, quindi, di mera posizione di forza. Fra l’altro, ritengo che anche dal punto di vista procedurale è carente di un contributo importante, che anche l’anno scorso comunque è stato richiesto alla Corte dei conti. E, in una seduta congiunta, è stata evidenziata – come ha detto il mio capogruppo – un’azione non rispondente a quelle che erano le aspettative di un documento che deve segnare una linea di indirizzo, sicuramente una linea di intervento su macroaree. Questo oggi non lo possiamo riscontrare, perché non c’è stato né il tempo, né la volontà, né la possibilità di determinare questo confronto. E, pertanto, se un documento che per essere tale, per essere documento di programmazione ritengo debba avere degli spunti, delle importanti indicazioni, se queste prerogative vengono meno, qual è il senso di questo documento? Attenzione, il senso lo dà la politica. Su questo documento che non è solo tecnico, ma è più di raccordo, più di programmazione, deve esserci la politica a coprire quello spazio che gli è proprio. Diversamente diventa un momento di delegittimazione e noi non possiamo permetterci questo. Attenzione, colleghi, ogni azione viene vista per quella che realmente è. La politica deve essere un momento di esempio. E se con l’esempio vogliamo rappresentare il momento concreto, sicuramente non è stato dato un buon esempio. Su questo documento di programmazione economica e finanziaria non ci sono stati gli apporti concreti degli organi istituzionali, primo fra tutti la Corte dei conti, che – ricordiamoci – oltre alla genericità l’anno scorso ha evidenziato delle criticità circa il mancato raccordo fra la vecchia e la nuova programmazione, l’incidenza concreta su alcuni comparti specifici quali la formazione, la sanità, i rifiuti, le infrastrutture dove ancora oggi esistono quelle criticità evidenziate dalla Corte dei conti e dove, fra l’altro, c’è stato un confronto che ha portato ad una posizione differente che nella sostanza ha vanificato quello che era l’indirizzo ed il senso di quel documento di programmazione economica e finanziaria. Quindi, il principio della legittimazione, il principio dell’impegno, della capacità di dimostrare quello che noi siamo passa dagli atti che noi compiamo. E, quindi, quando dico che su questo documento è mancato il confronto con il livello istituzionale, che ha dato tanto contributo e che era la Corte dei conti, ma è mancato anche il confronto con la parte o con le parti politiche, con le articolazioni che in seno alla commissione bilancio esistono e dove, per quello che è il senso di responsabilità che ha sempre avuto questa commissione, per quello che è stato anche il contributo, di autorevolezza che vuole dimostrare anche con i fatti, sostanzialmente questa opportunità non c’è stata. Si è voluto approvare in maniera frettolosa, in maniera inadeguata un documento che non ha consentito un’occasione di confronto, come dicevo, né politico-istituzionale, né amministrativo perché anche in quella sede, probabilmente, andavano ascoltati alcuni dirigenti che oggi, in questa confusione generale che parte dalla confusione politica per il momento di ribaltonismo che viviamo, per la precarietà che viene dall’indirizzo politico, c’è anche una precarietà amministrativa. Sicuramente questa girandola di dirigenti determina un reale vulnus, un reale punto di debolezza della capacità di azione amministrativa. E, quindi, quando noi andiamo a verificare questi fatti il contributo che ognuno di noi ha dato qual è? Quale poteva essere? Quindi, attenzione onorevoli colleghi, perché noi siamo anche della nostra azione che con impegno dobbiamo portare avanti e dobbiamo dimostrare di svolgere un ruolo che deve essere consentito a tutti di poter dare. Allora, se questo è il senso di questo ragionamento, quindi il primo problema reale che ha determinato questa inadempienza, questo momento di forte omissione che deve essere attribuito tutto a questa parte di novella esperienza governativa. Se questa è la linea, se questo è l’indirizzo che il Governo intende portare avanti sicuramente,oltre alla crisi che abbiamo, dobbiamo preoccuparci anche di questo momento di difficoltà. E dico al PD, che in tante occasioni ha voluto determinare sollecitazioni e critiche alle situazioni asfittiche che si venivano a determinare, come può oggi invece diventare protagonista di un momento asfittico? E anche questo, in un confronto politico leale e di responsabilità dovrebbe esserci un momento di forte interrogazione che deve porsi anche lo stesso PD. Io dico, per passare ai fatti concreti, che questa occasione perduta poteva essere un’occasione in cui parlare di programmazione, di linee guida, di infrastrutture, di servizi, di innovazione, di ricerca, di prospettive, in un momento di difficoltà in cui noi dobbiamo chiederci dove siamo, in un momento di crisi generale, internazionale e locale, aggravata da una crisi politica e da una crisi socio-economica che la Sicilia attraversa. Perché mentre noi abbiamo questo grave pericolo, stiamo sprofondando, ahimè, dobbiamo pur sempre riconoscere e ricordare che abbiamo le risorse nel cassetto che non utilizziamo. Questo momento, con questo ribaltone politico che ha portato ad una fase innaturale, sicuramente pone luce alcuni interventi strategici, e dico all’Assessore all’economia che noi abbiamo anche gli strumenti per poter agire anche sul piano del credito. Per esempio, dov’è finita l’opportunità che l’IRFIS potrebbe ancora offrire, essendo una struttura che ha prerogativa di banca? Dov’è possibile l’intervento degli altri Fondi speciali, IRCAC e CRIAS, che potrebbero, al di là di momenti di rimescolamento di carte, essere ricondotti ad un ruolo istituzionale per cui dovrebbero operare? Dov’è andata a finire l’analisi sulla qualità della spesa, in questo momento di blocco? Questa poteva essere un’occasione di verifica perché, al di là delle considerazioni sui FAS e sui POR, sull’utilizzo dei fondi comunitari, dove è stato detto più volte che tali risorse devono essere utilizzate perché diversamente le restituiremo all’Europa, c’è da approfondire un altro aspetto. Noi abbiamo, come lo ha definito anche il ministro Fitto, un percorso politico stravagante. Al di là del periodo 2007-2013 c’è da definire e da chiudere il periodo 2000-2006, che va negoziato per capire come utilizzare risorse non impegnate. Dovete sapere che solo il 24 per cento del FAS 2000-2006 è stato utilizzato, e sono delle risorse ancora oggi disponibili per 463 milioni di euro. Ci sono anche una quantità di progetti che non ha realizzato il 10 per cento del totale dell’importo per cui l’investimento è stato richiesto, per 2 miliardi di euro. Sul POR abbiamo 711 milioni di euro disponibili e un 1 milione e 200 mila euro impegnati. Quindi, fra una parte dei FAS non impegnati e una parte dei POR non impegnati per il 2000-2006, ci potrebbe essere una disponibilità anche di qualche miliardo di euro. Sicuramente questi aspetti vanno affrontati con una capacità di intervento diversa, con una capacità di confronto con il Governo nazionale e con la comunità, con una necessità di poter anche proporre rimodulazione e riprogrammazione con un Comitato di sorveglianza che, ad esempio, vada a tenersi il 25 e il 26 novembre. Allora, per concludere, mentre viviamo questa situazione di grande difficoltà, dobbiamo denunziare, in maniera forte un ulteriore momento di sfollamento dell’Amministrazione. Mi rallegro della coincidenza, durante il mio intervento, del primo ingresso in Aula dell’assessore Tranchida. Ci saluteremo dopo! Concludo dicendo, attenzione, mentre siamo ancora in questa reale confusione, il dramma è preoccupante. Se è vero che la misura 3.3.14 del turismo viene revocata, anziché accelerare i meccanismi di spesa, mentre la misura 3.3.25, “portualità turistica”, anche qui inutilizzata, mentre ci sono i bandi annullati sul Cine Sicilia, dove fra l’altro, c’è da non trascurare un’importante dichiarazione dell’allora presidente, Sergio Girardi, che di dice: “Attenzione! Non mi si può imputare quello che non è”. Accuse non se ne accettano, non ci sono i bandi sbagliati, quindi, perché vengono revocati? Se a questo aggiungiamo la misura 121 dell’agricoltura e la misura 112 che, nonostante le sollecitazioni delle categorie professionali, perché si correggano alcuni aspetti negativi, non trovano applicazione. Questi sono i veri argomenti che devono farci preoccupare, perché abbiamo tanti problemi, ma ci sono anche tante opportunità e la volontà di tutti deve essere indirizzata perché si intraprenda una strada diversa.
fonti: La Sicilia / ars.sicilia.it
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