La politica siciliana si accinge ad una svolta per alcuni già annunciata da mesi. L’attuale governatore dell’Mpa è nel guado, ad un passo dalla fine della legislatura ma soprattutto ormai tremendamente a rischio per le vicende giudiziarie che lo investono.

In molti si chiedono perchè il governatore non sia stato arrestato. Cerca di far luce sulla vicenda Tony Zermo dalle pagine del quotidiano La Sicilia. «Ci sono dichiarazioni e intercettazioni che non assumono, in mancanza di fatti nuovi, la dignità di prove processuali, anche se sullo sfondo sembra esserci un patto illecito con l’organizzazione mafiosa. Anche gli stessi pentiti che ne parlano – scrivono i pm – «riferiscono in maniera laconica e sobria del governatore nelle poche notizie acquisite per fortuito caso. Notizie frammentarie e non poteva che essere così, visto il ruolo non apicale dei dichiaranti, che sono però tutti convergenti nell’individuare in Raffaele Lombardo e nel fratello Angelo soggetti che avevano stretto un patto illecito con l’organizzazione mafiosa». Premesso ciò, i magistrati della Dda si sono trovati di fronte al problema della configurazione del reato di concorso esterno all’associazione mafiosa che la giurisprudenza, dopo la sentenza della Cassazione che ha assolto l’on. Calogero Mannino, prevede sia basato su “prove certe e concretamente apprezzabili sul presunto sostegno politico-elettorale a Cosa Nostra“. Insomma non basta avere preso i voti, chiesti o meno, alla mafia. Deve essere provato che il favore sia stato ricambiato con benefici certi per l’organizzazione mafiosa.
Manca, attualmente, la prova del contatto diretto tra Lombardo e gli esponenti di Cosa Nostra che avevano delle «aspettative dal governatore» – come le ha definite il procuratore D’Agata – che non sono maturate. Il geologo Giovanni Barbagallo, considerato la cerniera tra Cosa Nostra, imprenditori e politica, ha ammesso di conoscere il capo provinciale della mafia di Catania, Enzo Aiello, ma ha aggiunto che Angelo Lombardo, che aveva incontrato, era all’oscuro dei suoi rapporti con il boss. Gli stessi pentiti che parlano di Lombardo parlano “de relato”: Francesco Ercole Iacona, mafioso nisseno, dice di avere saputo da un altro affiliato gelese, Maurizio La Rosa, che «il presidente Lombardo appoggiava la nostra organizzazione per appalti nel Nisseno». La Rosa racconta ai magistrati di avere appreso notizie da un’altra persona, Salvatore Seminara, che gli avrebbe riferito di avere partecipato a «una riunione con alcuni suoi amici, alla quale era presente anche Lombardo». L’ultimo pentito a verbale, Eugenio Sturiale, rivela di avere appreso da un affiliato della cosca Ercolano, Carmelo Santocono, che Angelo Lombardo «qualche tempo dopo le elezioni nazionali del 2008 era stato bastonato perché dopo avere sollecitato i voti del gruppo Santapaola, promettendo agevolazioni, non aveva mantenuto fede agli impegni presi». In pratica mancherebbe la prova che i Lombardo abbiano concretamente agevolato Cosa Nostra, anche se alcuni indizi fanno sospettare che ci sia stato un appoggio elettorale.
Se la Procura avesse dunque chiesto al Gip dei provvedimenti a carico del governatore, sarebbero stati respinti proprio in ossequio alla «sentenza Mannino» della Cassazione. La posizione di Lombardo rimane dunque al momento congelata, in attesa di ulteriori sviluppi dell’inchiesta. Si ha l’impressione che nel corso della lunga indagine ci siano state in Procura delle visioni contrapposte e che alla fine si sia trovata questa soluzione: mantenere ferma l’ancora incerta posizione del governatore in attesa delle risultanze degli interrogatori degli arrestati o di altre evenienze.
Nel frattempo la politica fa il proprio corso.
Nel Pd è guerra aperta: il dilemma è se sostenere ancora Lombardo. L’eventuale passo indietro dei democratici non farebbe altro che anticipare il corso di un destino del quale sembra già consapevole lo stesso Lombardo.
L’attuale governatore proverà ad avere il tempo materiale per riparare a Roma, candidandosi alle prossime elezioni nazionali, perchè anche quelle sembrano prossime: se Fini dovesse decidere di staccare la spina in tempi brevi, Lombardo si dimetterebbe nei giorni successivi.

A questo punto, chi sarà il prossimo presidente della Regione Siciliana?
L’attuale governatore tenterà di conserva l’alleanza alla base della sua giunta più o meno tecnica. Con Lino Leanza non c’è più feeling (leggi post), ecco quindi la candidatura di Massimo Russo, assessore alla Sanità, magistrato, ben visto a sinistra.
Sull’altro versamente, la candidatura di Gianfranco Miccichè sembrava scontata. Negli ultimi giorni avanza però con forza un altro nome, quello di Stefania Prestigiacomo. Una candidatura che rischia di scompaginare i piani di Forza del Sud e del suo fondatore. Il duo Alfano-Schifani sembra puntare su di lei, che avrebbe ricevuto il benestare da parte della “corrente catanese” di Firrarello-Castiglione.
Il tutto ovviamente in attesa di comprendere il peso che avranno nello scenario politico non solo siciliano la neonata formazione di Fini ed un Udc che sta facendo il pieno di adesioni in queste ultime settimane.
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