Manca, attualmente, la prova del contatto diretto tra Lombardo e gli esponenti di Cosa Nostra che avevano delle «aspettative dal governatore» – come le ha definite il procuratore D’Agata – che non sono maturate. Il geologo Giovanni Barbagallo, considerato la cerniera tra Cosa Nostra, imprenditori e politica, ha ammesso di conoscere il capo provinciale della mafia di Catania, Enzo Aiello, ma ha aggiunto che Angelo Lombardo, che aveva incontrato, era all’oscuro dei suoi rapporti con il boss. Gli stessi pentiti che parlano di Lombardo parlano “de relato”: Francesco Ercole Iacona, mafioso nisseno, dice di avere saputo da un altro affiliato gelese, Maurizio La Rosa, che «il presidente Lombardo appoggiava la nostra organizzazione per appalti nel Nisseno». La Rosa racconta ai magistrati di avere appreso notizie da un’altra persona, Salvatore Seminara, che gli avrebbe riferito di avere partecipato a «una riunione con alcuni suoi amici, alla quale era presente anche Lombardo». L’ultimo pentito a verbale, Eugenio Sturiale, rivela di avere appreso da un affiliato della cosca Ercolano, Carmelo Santocono, che Angelo Lombardo «qualche tempo dopo le elezioni nazionali del 2008 era stato bastonato perché dopo avere sollecitato i voti del gruppo Santapaola, promettendo agevolazioni, non aveva mantenuto fede agli impegni presi». In pratica mancherebbe la prova che i Lombardo abbiano concretamente agevolato Cosa Nostra, anche se alcuni indizi fanno sospettare che ci sia stato un appoggio elettorale.
Se la Procura avesse dunque chiesto al Gip dei provvedimenti a carico del governatore, sarebbero stati respinti proprio in ossequio alla «sentenza Mannino» della Cassazione. La posizione di Lombardo rimane dunque al momento congelata, in attesa di ulteriori sviluppi dell’inchiesta. Si ha l’impressione che nel corso della lunga indagine ci siano state in Procura delle visioni contrapposte e che alla fine si sia trovata questa soluzione: mantenere ferma l’ancora incerta posizione del governatore in attesa delle risultanze degli interrogatori degli arrestati o di altre evenienze.
L’attuale governatore proverà ad avere il tempo materiale per riparare a Roma, candidandosi alle prossime elezioni nazionali, perchè anche quelle sembrano prossime: se Fini dovesse decidere di staccare la spina in tempi brevi, Lombardo si dimetterebbe nei giorni successivi.
A questo punto, chi sarà il prossimo presidente della Regione Siciliana?
Sull’altro versamente, la candidatura di Gianfranco Miccichè sembrava scontata. Negli ultimi giorni avanza però con forza un altro nome, quello di Stefania Prestigiacomo. Una candidatura che rischia di scompaginare i piani di Forza del Sud e del suo fondatore. Il duo Alfano-Schifani sembra puntare su di lei, che avrebbe ricevuto il benestare da parte della “corrente catanese” di Firrarello-Castiglione.