Faccia a faccia con Giovanni La Via, già conducator dell’agricoltura siciliana prima di passare all’Europarlamento, ovviamente in commissione Agricoltura. La notizia buona che ci dà è che, anche dopo il 2012, quando dovrebbe finire il programma europeo di assistenza, il sostegno all’agricoltura italiana proseguirà perché a Bruxelles finalmente si sono convinti che senza appoggi crollerebbe.
La notizia cattiva è che la Regione ha perso 55 milioni di euro. Ce lo spiega: «Li abbiamo persi nel fondo sociale europeo per le attività che attengono all’assessorato al lavoro, dalla formazione alla riqualificazione professionale per le imprese e tutte le misure di accompagnamento al lavoro. Gli altri fondi per fortuna li abbiamo recuperati con la Banca europea».
Perché abbiamo perduto quei 55 milioni?
«Perché non sono stati adottati gli strumenti di attuazione, non sono stati fatti i bandi, non sono state selezionate le proposte e quindi non sono state impegnate le risorse comunitarie. L’Unione europea ha tre programmi operativi: uno è il Fondo sociale europeo, uno il Fondo europeo di sviluppo regionale, una è il fondo europeo agricolo. Ce n’è poi un quarto, il Fondo europeo della pesca, che viene gestito a livello nazionale e quindi in buona parte lo metto fuori. Quello agricolo è stato approvato l’8 gennaio 2008 e la prima certificazione di spesa si deve fare entro due anni, cioè nel 2010, e posso garantire, avendone gestito una prima parte, che nel 2010 non perderemo soldi. Quelli di sviluppo regionale e del fond sociale, invece, sono stati approvati alla fine del 2007 e il primo anno di certificazione di spesa è il 2009. Sul fondo di sviluppo regionale si rischiava di perdere 360 milioni di euro e sono stati impegnati con uno stratagemma: sono stati trasferiti alla Bei e da questa a due fondi, “Jessica” e “Geremy”, che faranno programmi di investimenti in Sicilia. Si sono salvate le somme perché entro il 31 dicembre sono state trasferite alla Bei, e quindi per la Regione sono spese, però nell’arco del periodo 2007-2013 si può fare una sola volta, il prossimo anno no».
Forse per il lettore comune questi meccanismi risultano complicati. Ma le faccio una domanda semplice: questi 360 milioni trasferiti alla Bei sono arrivati in Sicilia?
«Non ancora, ora bisogna fare le procedure e tutta la trafila. Il fondo sociale europeo dotato di 55 milioni per la Sicilia, siccome non avevano uno strumento di questo tipo, li abbiamo persi di brutto al 31 dicembre 2009, e non mi sembra che questa notizia abbia allarmato nessuno».
Ma da Bruxelles non sono arrivate sollecitazioni?
«Mercoledì scorso si sono riuniti i parlamentari meridionali europei. Abbiamo esaminato lo stato di attuazione della programmazione dei fondi strutturali. Abbiamo constatato che le Regioni sono riuscite ad evitare il rischio di disimpegno automatico delle risorse non impiegate, ad eccezione della Sicilia che ha subìto il disimpegno dei 55 milioni di quota FSE di cui le dicevo prima».
Cos’è necessario fare per evitare altre perdite?
«Responsabilizzare e mobilitare tutta la macchina politica e amministrativa che interviene nell’attuazione dei programmi e velocizzare le procedure di selezione dei nuovi progetti impegnando risorse per una quota rilevante entro la fine di febbraio. Per quanto riguarda il fondo europeo di sviluppo regionale, il FESR, il volume di spesa pubblica da certificare nel corso del 2010 è pari a circa 5 miliardi di euro».
Com’è il rapporto Sicilia-Bruxelles?
«A Bruxelles si può lavorare senza difficoltà, però è difficile passare le informazioni su quello che si fa: 493 milioni per l’Abruzzo non sono bruscolini, eppure se n’è parlato pochissimo. Il fatto è che se si vuole lavorare seriamente si deve restare in trincea, come fanno i tedeschi. Io per esempio ho il 98% di presenze, ma mi rendo conto che così si scompare dalla scena politica regionale, pazienza».