Il presidente dei siciliani (di ognuno di noi) non usa un linguaggio perlomeno discutibile per definire i suoi nemici politici, ancorché fossero i diavoli scatenati dell’inferno. Cerca la sobrietà e la continenza, se ci riesce, persegue l’eleganza e l’unità, non semina campi minati. Casomai, in presenza di eventi che giudica poco chiari, si reca dal magistrato. E se non ci va, o se c’è già andato, pace. Il presidente dei siciliani non traccia la linea dei buoni e dei cattivi, secondo il comodo registro: chi sta con me è sicuramente antimafioso, gli altri chissà. E’ un vecchio metodo e peccato che Sciascia non sia più qui. Il presidente dei siciliani non insulta i suoi avversari, togliendosi dolorosi sassolini, a mezzo stampa. Si dirà che Raffaele Lombardo è stato vilipeso e percosso a sangue. Può darsi, anzi: è accaduto in situazioni parimenti oscene. Tuttavia un presidente ha la maggiore responsabilità della calma e della coesione e mai dovrebbe smarrirla. Un vero servitore delle istituzioni non si lascia, infine, scappare un’orrenda battuta su Kabul, nemmeno per sbaglio. Voleva essere spiritoso, governatore? Ci creda o no: a noi della redazione di Livesicilia si è stretto il cuore nel leggere l’Ansa con la sua dichiarazione, anche per lei, perché la riteniamo un uomo capace di sorridere al momento giusto e di provare e mostrare pietà nel frangente opportuno. E siamo cronisti con una certa esperienza degli eccessi. E non abbiamo, grazie a Dio, figli morti in Afghanistan.
Poi ci sono le altre parole, i grugniti e i rutti della nostra classe politica che si è felicemente scannata e che gioiosamente si scanna ad ogni occasione. I nemici di ieri e gli amici di oggi di Lombardo inanellano figure da peracottari, scambiandosi maschere e parti in commedia, in una ridda di sguaiati nonsensi. Ben pochi possono rivendicare coerenza e serietà. Gli altri mortificano il decoro delle istituzioni con un molesto gracidio. Beati gli onesti, beati gli assenti. Beatissimi i sordomuti all’ultimo piano della Torre di Babele.