La nota, alquanto irrituale, con la quale il Quirinale ha replicato ieri a muso duro all’intervista del vicecapogruppo del Pdl berlusconiano a Montecitorio (intervista pubblicata da Feltri il giorno di Ferragosto) nasce da una duplice gaffe in cui è incorso il suo inquilino. Come tutte le repliche, innescate dall’iniziale errore di chi poi si scopre sott’accusa, anch’essa appare un po’ sopra le righe. Forse, perfino rancorosa.
Tutto è cominciato con un’altra intervista – questa sì, davvero improvvida – concessa da Napolitano a l’Unità (e cioè, al giornale del suo partito) di ritorno dalle vacanze a Stromboli. Un colloquio che, visti l’argomento trattato e i concetti esposti (sulla legislatura in bilico e il ricorso al voto anticipato, da lui stesso definito a rischio per l’Italia), il capo dello Stato avrebbe fatto meglio a esternare in conferenza stampa o, magari, nel corso di un messaggio al Paese.
Come non bastasse la prima (che aveva già, e non poco, irritato Berlusconi e i suoi), due giorni dopo il presidente ha avuto una seconda caduta di stile quando, stavolta al Corriere della Sera, si è preso la briga di dichiarare: «Non esistono governi tecnici perché tutti i governi sono politici». Formalmente ineccepibile, la precisazione presidenziale non poteva non suonare, però, come sostegno oggettivo a una di quelle soluzioni parlamentaristiche (non parlamentari) delle crisi di governo alla luce della consolidata tradizione di contorsionismi verbali che Napolitano conosce molto bene, considerata la sua lunga militanza sotto la Prima Repubblica.
Dove mai starebbero, dunque, le «insinuazioni», le «pressioni», e le «interpretazioni arbitrarie» bollate ieri dal capo dello Stato e che lo hanno spinto a sfidare il deputato Bianconi ad avviare, addirittura, la procedura dell’impeachment? Poiché la sproporzione fra le accuse di Pdl e Lega a Napolitano, e l’autodifesa dello stesso è del tutto evidente, si deve dedurne che il presidente abbia, quanto meno, peccato d’ingenuità politica. Dal momento che molte delle sue mosse più recenti rischiano di etichettarlo come uomo di parte. Cosa che di, e su, Napolitano nessuno pensa. E solo qualche finiano di terza o quarta fila crede.