Qualche dubbio sulla tenuta della nuova formazione l’avrà avuto qualche sera addietro chi aveva assistito all’intervento su TG3 LineaNotte dell’On. Barbareschi, il quale, lamentandosi della mancanza di una linea comune tra i compagni di partito, rimarcava il fatto che un nuovo inciucio non sarebbe stato compreso dopo mesi e mesi di campagna anti-Berlusconi.
E’ però la paura di rimanere tagliato fuori dai giochi, qualora il governo dovesse ottenere (come sembra) la fiducia, a frenare le azioni di Fini. In quel caso Berlusconi, senza neppure salire il Quirinale, aprirà la maggioranza ai centristi di Casini (che ha ricevuto il placet dal Vaticano, come riporta Panorama) per prolungare il mandato.
Dunque, più che il sapore di un’ultima offerta al premier, la disponibilità dei finiani al reincarico denota una debolezza, se non il gusto amaro della resa. Berlusconi lo ha capito e, difatti, continua a respingere qualsiasi invito alle dimissioni per costringere Fini alla conta a Montecitorio.
La partita è decisiva: se, come sembra, il quorum continuerà ad abbassarsi di ora in ora e se i deputati di centrodestra ancora incerti non lo seguiranno, Fini sarebbe bruciato: gli ex-colonnelli di AN non aspettano altro.
È di stamane, ad esempio, il «documento politico» inviato da 16 parlamentari (6 di Futuro e Libertà e 10 del Pdl) a Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, in cui le ‘colombe’ dei due partiti dicono «no» alla sfiducia e chiedono di intavolare un confronto su «tre tavoli di maggioranza» per discutere dei «temi della riforma costituzionale ed elettorale, sulle materie economiche e fiscali e su una nuova possibile articolazione del centrodestra». Segno che il fronte dei finiani non può evidentemente definirsi unito.
Oltre alle assenze più o meno tattiche, tra i fattori che possono ribaltare la situazione c’è il comportamento dei «futuristi» di Fli. Giulia Bongiorno ha smentito le insinuazioni su una sua presunta «gravidanza politica» che potrebbe tenerla lontana dall’Aula. «Ipotesi farneticante» scrive la presidente della commissione Giustizia. Anche Giulia Cosenza (Fli) rischia di dover disertare l’Aula per complicazioni della gravidanza e Federica Mogherini del Pd può partorire da un giorno all’altro.
Qualche altra sorpresa potrebbe arrivare dai Radicali. «Sulla fiducia decideremo alla fine – ribadisce Pannella -. Noi non cerchiamo favori o quattrini…». Dietro le quinte gli emissari del premier trattano ancora alla ricerca di voti, ma l’esposto di Di Pietro sembra aver raffreddato le trattative. Alcuni deputati del Pd, tirati in ballo per presunte strizzate d’occhio alla concorrenza – Fabio Porta, Costantino Boffa, Tommaso Ginoble, Vittoria Dincecco e Mario Pepe – si sono affrettati a smentire i sospetti, dicendosi «indignati». Nell’Idv Pierfelice Zazzera nega con forza intelligenze col nemico. Ma nell’Udc si parla persino di un video che proverebbe le attenzioni subite da un centrista. Tra i corteggiati Cera, Compagnon, Binetti, Lusetti e Scanderebech, ma anche qui fioccano smentite.
Il 13 dicembre Silvio Berlusconi interverrà sia alla Camera che al Senato: a Palazzo Madama all’inizio della seduta, a Montecitorio al termine della discussione generale sulle mozioni di sfiducia a suo carico. Poi i parlamentari avranno un giorno di tempo per fare le loro ultime valutazioni in vista della votazione per appello nominale che si terrà il 14 e che si chiuderà in entrambi i rami del Parlamento con voto unico (sulle due mozioni alla Camera e sulla fiducia che sarà posta dall’esecutivo al Senato).
Ecco, in dettaglio, i modi e i tempi: