fonte: Antonella Folgheretti su blogsicilia.it / corriere.it

“Vieni via con me” di Fazio e Saviano ha contagiato anche Palazzo d’Orleans. Lo avranno pensato in tanti, fra la cinquantina di cronisti, fotografi e cameramen presenti alla conferenza stampa indetta dal governatore Raffaele Lombardo.
Il presidente si è presentato lì con quel malloppo bianco, fitto d’inchiostro. Da paura. Persino per gli assessori regionali, schierati in blocco sulle sedie alla sinistra del governatore. Qualcuno di loro ha appoggiato fin dall’inizio il mento sul palmo della mano. Indiscutibile segno di rassegnazione.
Leggerà anche lui una lista? E se sì, di che? Il dubbio è serpeggiato per qualche minuto, giusto il tempo di posizionare microfoni e mettere a fuoco le immagini. Poi Lombardo ha dato la stura alla conferenza-fiume. E il dubbio è crollato.
Nessun “savianeggiamento”, solo una conferenza stampa. Anomala, per la verità. Lunga.
Tra i giornalisti, presenti quasi tutte le testate importanti d’Italia. Dal Corriere della Sera al Tempo, dal Tg1 a Mediaset, dal Giornale di Sicilia alla Sicilia, da Repubblica alla Gazzetta del Sud. Tutte le emittenti televisive regionali. Ma anche tante riviste, settimanali, mensili, quotidiani on line. Tutte le agenzie di stampa.
E così, fra uno sbadiglio ben nascosto dell’assessore alla Sanità Massimo Russo e la tazzina di caffè del presidente Lombardo, la conferenza stampa è andata avanti.
Per due ore e dieci minuti. Alla destra del presidente, qualcuno dei suoi fedelissimi – Musotto, Pistorio, Lo Monte – ha anche osato sbuffare. Di fronte, dai parlamentari amici, Giulia Adamo in testa invece, nessun segno di impazienza.

Ecco come Lombardo ha risposto (in parte) alle accuse che ormai da mesi gli vengono rivolte.
«Non ho mai preso soldi dalla mafia per finanziare una campagna elettorale. La mafia i soldi li prende, non li dà. Si vuole far cadere il governo regionale – attacca il governatore siciliano – si vuole punire l’Mpa, che non è alleato con il premier. Si vuole fare prevalere la parte politica a me avversa».

IL BOSS – Lombardo ha negato di essere mai stato a casa di Rosario Di Dio, il boss catanese cui secondo alcune notizie avrebbe chiesto appoggio elettorale. «Per quanto riguarda Di Dio – afferma – è un consigliere comunale e assessore, per qualche mese sindaco del Comune di Castel di Iudica in provincia di Catania a cavallo tra il ’91 e il ’92. Lo incontro in quanto assessore agli Enti Locali e come altri sindaci veniva a sollecitare misure per lo sblocco di concorsi fermi da 5-6 anni. Certamente conobbi in quelle settimane in relazione a questo fatto il signor di Di Dio. A casa sua? Non no nemmeno dove abita. Perché avrei dovuto andarci a casa?». Il governatore continua: «Di Dio diventa titolare di un distributore sulla Catania-Gela, molto frequentato perché c’è anche un bar aperto 24 ore su 24. Lì ho incontrato spesso chi stava alla cassa, quando pagavo il caffè. Compreso Di Dio».

PROCESSO MEDIATICO – «In questa inchiesta ci sono capi di Cosa Nostra, loro adepti, c’è di tutto – dichiara Lombardo – ma il condannato è il presidente della Regione. Non c’è stata nessuna sentenza definitiva, la pubblica accusa ha detto che non c’è nessuna iniziativa processuale rispetto a intercettazioni, chiacchiere, persone che chiacchierano. Questa sentenza non la emette la Cassazione, né la Corte di appello, né la pubblica accusa, e però c’è un’informativa di polizia giudiziaria sulla cui base inizia un processo mediatico, su cui si impegnano i giornali e i mezzi di comunicazione, come il Tg1 che mi ha dedicato cinque servizi in 10 giorni, o i settimanali».

MATRICE POLITICA – «Ho chiesto alla Procura di Catania più volte di essere sentito – ha affermato Lombardo – ho rinnovato nei giorni scorsi questa istanza non per essere sentito, ma per essere interrogato e rispondere anche se sono consapevole che questo avrebbe comportato un avviso di garanzia. Mi si è scritto che non era il momento, per cui ci si incontra oggi. In verità la Procura a proposito di questa vicenda si è espressa più volte, con documenti che sono nella disponibilità di tutti. Lo ha fatto il 29 marzo scorso allorché si lesse di questa indagine e nella nota ha affermato che “la propalazione di queste notizie ha quasi sempre una matrice politica, pubblicazione determinata da interesse e contrapposizioni di natura politica”».

LACUNE – Qualche giornalista alza il tiro. Le risposte sono però assai lacunose. Vedi il presunto pestaggio del fratello Angelo, sempre negato, di cui sarebbe sparita una radiografia durante il ricovero. Oppure il caso del finto aneurisma, diagnosticato sempre presso la stessa azienda ospedaliera una volta venuto a conoscenza dell’imminente richiesta di arresto, che avrebbe permesso di evitare il carcere.

LE REAZIONIDi certo non si aggiunge nulla e si chiarisce poco rispetto a quello che già si sapeva. In attesa delle dichiarazioni degli alleati, specie del Pd e di Fli, registriamo i commenti del free press Sud di Antonio Condorelli.
Davanti alle telecamere e milioni di italiani Raffaele Lombardo ha confermato gli incontri notturni con Rosario Di Dio, boss mafioso, mentre era sorvegliato speciale, sgranocchiando sigarette, per chiedere voti. Ha confermato di aver ospitato diverse volte Vincenzo Basilotta, condannato per mafia, presso la propria campagna di Ramacca, mentre gli elicotteri registravano. Ha detto che non c’è niente di male se il figlio di un mafioso ti chiede un favore. Per lui è tutto normale e sembra crederci veramente. E’ il suo mondo, il sistema con cui ha costruito il movimento per l’Autonomia e col quale adesso governa la Sicilia. Ma la notizia è che il magistrato Caterina Chinnici annuiva, Massimo Russo pure, Pier Carmelo Russo sorrideva. Ti senti rappresentato da Don Raffaele?

Rimangono molte ombre, persistono i dubbi. Certe strette di mano, certe telefonate (con boss poi condannati all’ergastolo, come si legge nell’ultimo numero di Panorama) fanno pensare, ci proiettano in situazioni ai limiti della legalità. Se a questo aggiungiamo i silenzi o i “vedremo” dei professionisti dell’antimafia ad orologeria (Lumia, Granata, Finocchiaro) i dubbi si trasformano in inquietudine… La politica è davvero questa?
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