Dopo avere intervistato il presidente Giorgio Sampieri e l’allenatore Vincenzo Castiglione abbiamo intervistato il capitano dell’Adrano Basket Dino De Masi.

Un giocatore che non ha bisogno di presentazioni, stimato da tutti nell’ambiente cestistico siciliano, non solo per le caratteristiche tecniche, ma anche per quelle umane.
Dino De Masi è una bandiera per l’Adrano Basket, dove ha sempre giocato, eccezion fatta per l’annata 2012/13 quando ha giocato con l’Akrai. Un cestista che giocava in prima squadra quando ancora molti dei suoi compagni frequentavano le elementari. Un ragazzo d’esperienza, quindi, che ha dato molto e può dare ancora ad una squadra composta in prevalenza da elementi molto giovani.
È proprio sul rapporto fra il capitano e gli altri ragazzi dell’Adrano Basket che è incentrata l’intervista.

Considerando che la squadra dell’Adrano Basket è composta quasi esclusivamente da giocatori che provengono dalle giovanili, tu quanto pensi che abbia influito questo elemento ai fini della compattezza dello spogliatoio?Sicuramente avere un gruppo affiatato è un buon punto di partenza, specialmente in serie non professionistiche. I ragazzi si cercano dentro e fuori dal campo, hanno voglia di aiutarsi a vicenda senza particolarismi, si spronano a vicenda e, se c’è da ridire qualcosa, lo si dice tranquillamente in maniera aperta senza creare malcontenti. I ragazzi, ormai sono protagonisti in questa serie da anni, sono giovani, ma hanno l’esperienza giusta per queste partite.

A questi ragazzi molto giovani tu cosa pensi di aver dato? Che consigli dai? Loro quale consiglio ti chiedono?
Io tendo solamente a responsabilizzarli e a tranquillizzarli nei momenti un po’ difficili.

Quanto pensi che abbiano giovato allo spogliatoio gli innesti di Sortino e Gigi Russo?
Anche Dario Sortino e Gigi Russo hanno portato qualcosa nel gruppo. Ma forse più che dare, in questo gruppo e nell’ambiente dell’Adrano Basket in generale si riceve.

Dopo l’infortunio ti sei ripreso in maniera superlativa e hai dato luogo a prestazioni uniche, penso alla prestazione contro Il Nuovo Avvenire Spadafora. Te lo aspettavi?
Per quanto riguarda il mio infortunio, è stato un brutto momento; fino a Dicembre pensavo ancora di appendere le scarpe al chiodo, poi piano piano ho recuperato fluidità nella corsa e sono riuscito a stare in campo in qualche partita. Mi sono tolto una grande soddisfazione personale contro lo Spadafora, ma in generale l’obiettivo di arrivare ai play-off mi ha spinto a dare il massimo, anche quando non ci riuscivo.
Ho fatto una grande fatica in settimana durante gli allenamenti: la mancanza di forma, dovuta ad un anno di inattività, sommata agli impegni lavorativi e familiari, ha causato un grosso dispendio di energie fisiche e mentali.
Ma, poi quando viene la domenica e indossi la maglia che da 19 anni porti sulle spalle con orgoglio, tutti i sacrifici vengono ripagati.

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Dario Milazzo