Perché ha lasciato il Pd?
“Chiariamo subito un aspetto: se fossi rimasto nel Partito democratico, sarei stato rieletto, con ogni probabilità, per i prossimi dieci anni. La mia, dunque, non è stata una scelta determinata da ragioni di tornaconto. Con l’avvento di Bersani, a mio avviso, si è consumato un ritorno al passato. Registriamo, ad oggi, il fallimento della vocazione maggioritaria. Il Pd non è più in grado di rappresentare una forza unitaria all’interno del centrosinistra”.
Da qui l’adesione al Gruppo misto. Perché, oggi, entra in Futuro e libertà?
“Aderisco a questo movimento nella speranza e nella convinzione che esso sia veramente “futurista”, e che, in un’ottica post-ideologica, possa concentrarsi sui problemi reali dei cittadini, a partire dalle politiche giovanili. Dico subito che non condivido alcune posizioni laiciste del movimento, soprattutto per ciò che concerne la bioetica, in questo senso farò sentire la mia voce. Ad ogni modo, Fli offre delle aspettative diverse rispetto a tutte le altre forze politiche. Ritengo che il punto di riferimento, a livello internazionale, debba essere David Cameron, primo ministro britannico, il quale, tra le altre cose, ha dato vita a un rilevamento porta a porta degli standard di felicità della popolazione. Si tratta di un modo di far politica, fondato sulla partecipazione popolare, che nella nostra realtà è pressoché sconosciuto. Vogliamo ispirarci a questo modello”.
Chi è Dino Fiorenza, una volta varcata l’uscita di Palazzo dei Normanni?
“Sono un marito, ma anche il padre di due figli, di 14 e 9 anni. Mi divido tra il lavoro e la famiglia. Coltivo la passione per i motori, auto e moto, ma da quando ho iniziato la mia attività parlamentare ho dovuto in parte accantonarla”.
Cosa c’è sul suo comodino?
“In genere c’è sempre un buon libro. Gianrico Carofiglio è il mio autore preferito, la sua è una prosa incisiva e veloce. Leggo con molto interesse anche libri sull’attualità politica scritti da giornalisti, su tutti Giovanni Floris. Sono anche un grande appassionato di film cult e, per merito dei miei figli, anche un grande conoscitore di cartoni animati”.
C’è un “avversario” all’Ars con cui andrebbe volentieri a bere un caffè?
“Ci sono molti colleghi con cui berrei volentieri un caffè, pur nella diversità delle rispettive opinioni politiche. Se devo fare soltanto un nome, però, dico Nino D’Asero, del Pdl”.