Il 09-10-2013, nei locali del Circolo Democratico di Adrano, alle ore 19,00, si è tenuto un incontro con il giornalista e saggista dott. Giulietto Chiesa, il quale ha presentato il suo libro dal titolo: Invece della catasfrofe nonché il programma per scongiurare la catastrofe a cui l’era del consumismo e lo scellerato uso della tecnologia, specialmente se applicata a fini bellici, potrebbero condurre. L’attualissima problematica, incentrata sulla consapevolezza della gravità degli eventi che ci attendono ma anche sulla mancata denunzia degli stessi da parte degli Stati, se non addirittura sul paventato pericolo che, secondo certe tesi complottistiche, certe minacce possano essere strumentalmente utilizzate da detentori di poteri forti (non meglio specificati in questa sede), ha ingenerato nell’uditorio un acceso e controverso dibattito.
Il dibattito è stato magistralmente moderato dal giornalista Nicola Savoca. Gli interventi, particolarmente sentiti da parte di giovani leve adranite, hanno dimostrato l’esistenza di un insospettabile fermento culturale serpeggiante tra i nostri giovani, mal definiti “bamboccioni” da chi ha dimostrato uno scollamento dalla società reale.
Il livello culturale e intellettuale del dibattito si è ulteriormente sollevato il giorno successivo, in sede separata, allorché, ruotando il cucchiaino in una tazza di ottimo caffè, sorseggiando il quale perfino grandi statisti riuscirono a stemperare le ardenti passioni politiche, mentre decidevano le sorti del mondo, vi è stato un cordiale scambio di libri e di opinioni tra il dott. Chiesa e il nostro saggista storico, prof. Francesco Branchina. Quest’ultimo, con garbo, opponeva alle tesi complottistiche del dott. Chiesa le proprie ottimistiche tesi sulla pur sempre possibile catarsi dell’uomo, incentrata non tanto sulla quantità di risorse ancora disponibili, che potrebbero, da qui ad un prossimo futuro, una volta esaurite, essere sostituite con altre alternative, ma piuttosto sulla necessità di un ritorno etico all’utilizzo delle stesse. La fruizione di un bene tecnologico o naturale, nazionale e\o privato, continuava il professore, non può perciò basarsi solo sulla sterile revisione contabile dei conti economici di un privato o, su scala più ampia, di una o più nazioni, revisione che avrebbe potuto soltanto, nel migliore dei casi, posticipare il problema ma non risolverlo.
In merito al catastrofismo paventato dal dott. Chiesa, considerato come conseguenza dell’inevitabile abuso e\o strumentalizzazione della crisi delle risorse, il nostro concittadino sollecitava a riflettere sul fatto che le catastrofi si sono sempre susseguite nel pianeta Terra, dalla ben nota catastrofe che provocò la scomparsa dei dinosauri a quella biblica del diluvio, che causò, addirittura per volontà divina, la quasi scomparsa del genere umano, sino alle catastrofi provocate dal dissennato uso dell’energia atomica o dalla follia umana concretizzatasi, nei Gulag così come nei campi di concentramento, nel sistematico e razionale annientamento della vita e della dignità umana. La spada di Damocle continua sempre a pendere sulla testa dell’uomo se si considera che, nell’ultimo milione e mezzo di anni, si sono susseguite glaciazioni e interglaciazioni, ad intervalli di circa centocinquantamila anni, che hanno coperto gran parte del pianeta, includendovi l’Europa fino al nord Italia. Il saggista concittadino proseguiva ricordando ancora le numerose civiltà che si sono susseguite nei lunghi millenni di storia del genere umano: ai Sumeri hanno fatto seguito gli Accadi ed ancora i Babilonesi, i Greci e per finire i Romani. Pertanto, alla luce della constatazione dell’inevitabile caducità degli esseri umani – che sia essa numericamente spaventosa, come nel caso del diluvio, o parziale, come nel caso di conflitti bellici, o individuale, come nel caso della fisiologica cessazione di vita del singolo individuo – il problema deve porsi in termini non quantitativi ma qualitativi, riconducendo dunque il dialogo sulla necessità di un approccio etico alle questioni umane, che guidi al “giusto” utilizzo di ogni risorsa. Accomunati dal fine ma non d’accordo sui mezzi da utilizzare per raggiungerli, i due retori, quasi novelli Gorgia e Socrate, essendosi scambiati i libri (vedi foto), si stringevano la destra e si salutavano manifestando reciproca stima.
Sotto gli auspici di simile fermento culturale, riaccesosi in una città che il prof. Branchina ama definire “il Vaticano della Sicilia Sikana, nella quale il fuoco-furore del Dio Adrano, l’Avo, cova ancora sotto le ceneri”, gli appuntamenti al Circolo Democratico continueranno, nella certezza che gli Adraniti si lasceranno riscaldare da questo fuoco che ha cessato di covare per divampare in tutto il suo ardore.
‘Alessandro Volta’