PALERMO. La spaccatura nel Pd si allarga. E, all’indomani del referendum svolto a Enna sul sostegno a Lombardo, sta provocando una riscrittura della mappa delle alleanze nel partito siciliano – come riportato questa mattina sul Giornale di Sicilia in edicola.
L’asse che aveva portato all’elezione di Giuseppe Lupo alla segreteria regionale non c’è più. L’area Mattarella, decisiva sull’esito delle primarie, da tempo ha tolto il sostegno all’azione del segretario. E adesso anche una fetta della mozione Franceschini – che in Sicilia ha puntato su Lupo – guida la rivolta. Dopo il plebiscito ennese sul no al governatore, parte infatti da Catania la proposta di allargare a tutta l’Isola il referendum. Sulla stessa posizione ci sarebbe la mozione Marino e gli uomini della Borsellino.
La fotografia dei due schieramenti mostra come dentro e fuori dall’Ars esistano due Pd. I parlamentari, guidati da Antonello Cracolici, tutti o quasi per il sostegno a Lombardo. E i dirigenti spaccati a loro volta. Perché se è vero che i parlamentari temono che un ricorso alle elezioni permetta a Idv e sinistra estrema di entrare all’Ars togliendo seggi al Pd, è vero anche che a Roma Bersani per primo guarda ai voti di Lombardo e dell’Mpa per creare lo schieramento che mandi a casa Berlusconi.
E allora ecco che il fronte pro-Lombardo va al contrattacco puntando sull’irregolarità dei referendum locali.
Di seguito le dichiarazioni di Enzo Bianco (foto a lato) sui risultati del referendum del Pd a Enna e provincia sull’appoggio a Lombardo.
«Come volevasi dimostrare – afferma Enzo Bianco, Presidente dei LiberalPd – dai primi risultati del referendum lanciato dal Pd a Enna e in alcuni comuni della provincia emerge una straordinaria partecipazione popolare, addirittura superiore alle primarie per l’elezione dei segretari regionale e nazionale del partito. Quando si propongono quesiti chiari i nostri elettori rispondono. E ad Enna sono stati sconfitti quelli che nel partito si arroccano in atteggiamenti poco coerenti e autoreferenziali. Chi pensava che la base del Pd potesse digerire se non addirittura sostenere l’incredibile operazione di appoggiare il governo Lombardo – aggiunge Bianco – adesso è servito. La stragrande maggioranza degli elettori ha espresso un giudizio negativo sul piano politico e sul piano morale sul presidente della Regione e non digerisce la scelta di appoggiare chi è stato avversario nella competizione elettorale. I valori del Pd sono lontani mille anni luce dalla storia politica e dai comportamenti di Raffaele Lombardo! I numeri del referendum – conclude Bianco – sono chiari come la luce del sole e la dirigenza del partito non può non tenerne conto. Ora sarebbe incomprensibile non promuovere un referendum in tutta la Sicilia. E non si accampino difficoltà burocratiche; è solo questione di volontà politica, quella di sentire i nostri elettori. Rinnovo la richiesta di promuovere un referendum in tutta la Sicilia».
Sulla stessa linea l’on. Giovanni Burtone (foto a lato). «Chiediamo di estendere il referendum in tutta la Sicilia e in tal senso la classe dirigente che ha deciso di collaborare con Lombardo non dovrebbe avere problemi se ritiene di aver fatto bene cosi come dicono il segretario regionale Giuseppe Lupo e Antonello Cracolici. Se poi dal referendum dovesse venir fuori, come gia’ avvenuto ad Enna e in cinque Comuni della provincia, un risultato di forte contrarietà della base al governo ‘Lombardo-Pd’, Cracolici e Lupo, per dignità, dovrebbero dare le dimissioni». Burtone ricorda come «in diverse realtà siciliane noi abbiamo testimoniato che non siamo tutti d’accordo a questa scelta fatta dal partito di appoggiare Lombardo perchè la consideriamo ribaltonista, sbagliata per la condizione di governo negativa che ha questa maggioranza verso la Sicilia. Non accettiamo -conclude- di stare ‘sotto coperta’ per, quantomeno, non disturbare il manovratore. Il manovratore sappia che non tutti sono d’accordo…»..
A stretto giro di posta la replica del segretario regionale, Lupo (foto a lato). «L’onorevole Burtone prenda atto di essere in minoranza e rispetti le scelte della maggioranza del Pd che sta lavorando per cambiare la Sicilia e mandare a casa Berlusconi. Purtroppo – aggiunge – anche nel Pd qualcuno, che ha beneficiato delle liste bloccate, teme di non essere ricandidato dopo la sfiducia a Berlusconi. E forse per questo critica il sostegno del Pd al governo tecnico regionale presieduto dal leader dell’MpA che, a differenza del passato, non voterà la fiducia al premier giorno 14 contribuendo a mandarlo a casa».