Convegno sulla nuova programmazione dell’Unione Europea 2014-2020 per i giovani, le donne e le imprese. Tra i relatori: l’on. Giovanni La Via, capo delegazione italiana del Ppe al Parlamento Europeo, il Sindaco Ferrante, Carmelo Pappalardo, direttore del COF dell’Università di Catania, Andrea Brogna, consulente del Comune di Adrano per i fondi comunitari e Francesco Cappello del Consorzio Catania Ricerche.
15 Luglio 2013 ore 18.30 – Sala Battisti, Palazzo Bianchi
Incontro sui temi:
– Le proposte della Commissione Europea per la nuova Programmazione 2014-2020 – Stato dell’arte della Politica Agricola Comune
– Dalle idee ai fatti: rapporto tra l’Università e le imprese
– Servizi innovativi per la competitività dei sistemi locali: la rete della Commissione Europea Enterprise Europe Network
– Progetto Adrano – La nuova programmazione comunitaria, attività di informazione e supporto del Comune di Adrano a favore del territorio, dell’imprenditoria giovanile, femminile e delle imprese
Di seguito l’intervista che l’on. La Via ha rilasciato a Lillo Miceli per il quotidiano La Sicilia
Alla Sicilia 7,619 mld di fondi «coesione» tra il 2014 e il 2020
Finanziamenti al 75% dell’Ue e al 25% dello Stato. La Via: alle regioni un anno in più per spendere
Per il settennio 2014-2020, l’Unione Europea ha assegnato alle quattro regioni italiane dell’«Obiettivo coesione», sul Po-Fesr (Calabria, Sicilia, Puglia e Campania) 20 miliardi e 500 milioni di euro. Cifra che con il cofinanziamento statale lievita a 25 miliardi, 625 milioni di euro. L’Europa cofinanzierà gli investimenti con una quota del 75%, il rimanente 25% sarà a carico dello Stato. Da Bruxelles arriveranno alla Sicilia 6 miliardi e 95 milioni di euro circa, mentre il cofinanziamento statale (25%) ammonterà a 1 miliardo e 234 milioni di euro. Totale: 7 miliardi 619 milioni e spiccioli di euro. Lo stanziamento viene calcolato per numero di abitanti. Nelle regioni dell’«Obiettivo coesione» il contributo pro capite è di circa 1.208 euro. La Campania, avendo una popolazione maggiore di quella della Sicilia, beneficerà di un finanziamento complessivo per il Po-Fesr di circa 8 miliardi e 800 milioni di euro.
L’Italia riceverà dall’Europa 29,1 miliardi di euro: 1 miliardo più il cofinanziamento nazionale del 40% è stato destinato alle regioni cosiddette in transizione (Sardegna, Basilicata, Molise e Abruzzo); 7 miliardi più il 50% di cofinanziamento statale alle regioni più sviluppate, ovvero dell’Obiettivo competitività.
Nonostante la Sicilia non abbia dimostrato particolari capacità nell’utilizzo dei fondi europei, anche per il settennio 2014-2020 disporrà di ingenti finanziamenti. «L’Ue non solo cofinanzierà al 75% i progetti – ha sottolineato l’on. Giovanni La Via, capo delegazione del Ppe al Parlamento europeo – ma ha cambiato anche la regola del cosiddetto “n+2” che diventerà “n+3”. La realizzazione delle opere, dunque, potrà essere certificata dopo 3 anni, e non più 2, dall’impegno di spesa. E’ una regola che consente alle regioni meno brave di avere più tempo per spendere, ma anche di migliorare la qualità della stessa spesa».
Una buona notizia, considerato ciò che è accaduto negli ultimi anni, ma non bisogna cullarsi. «E’ positivo – ha aggiunto La Via – avere più tempo a disposizione per concentrarsi sugli obiettivi e rilanciare la competitività delle imprese. Però, non aspettiamo sempre l’ultimo momento per fare le scelte. Lancio l’allarme con tre anni di anticipo. Oggi manca una spesa efficiente e nonostante ciò, l’Ue ci guarda in modo benevolo. Noi siamo abituati a guardare l’Europa come il “cattivo” che ci impone solo regole, ma è anche molto generosa. L’Unione Europea è il nostro futuro. Ma dobbiamo ricordarci che godiamo di queste risorse dal 1990 e siamo ancora nell'”Obiettivo convergenza”».
Ma quanto potrà continuare ancora questa benevolenza dell’Ue? «Abbiamo un’Europa a due velocità – ha rilevato La Via – il Sud e l’Est che arrancano ed il Centro e il Nord con economie competitive. Ma i più ricchi fino a quando saranno disponibili a spendere i loro soldi per noi? E’ chiaro che se continuiamo a utilizzare i fondi europei per la spesa corrente, invece di usarli per rendere il sistema capace di generare sviluppo, qualche problema nascerà. Non possiamo pensare che queste risorse vengano impegnate in pubblicità, come emerge dall’inchiesta giudiziaria di questi giorni. Oppure, camuffando l’imboschimento del territorio per pagare i forestali. L’Ue non ci impone come utilizzare le risorse poiché applica il principio di sussidiarietà; ci dice, però, di usarle in modo trasparente».