“Non si può pensare di accertare gli illeciti solo indirettamente con intercettazioni ed indagini. Un processo per estorsione in cui la vittima non denuncia e non collaborano è pressoché impossibile portarlo avanti”. Lo ha affermato, parlando con i giornalisti durante la conferenza stampa nella quale sono stati illustrati i particolari dell’operazione “Time out”, che ha consentito alla Polizia di Stato di decapitare i vertici del clan Scalisi operante ad Adrano, il Procuratore facente funzioni di Catania Michelangelo Patanè, che ha rivolto un appello a commercianti ed operatori economici de paese: “Seguire – ha detto – il buon esempio che si registra in altre città: partecipazione ad associazioni antiracket ed antiusura e collaborazione con le istituzioni”.

Durante l’incontro e’ stata evidenziata la mancanza di collaborazione da parte delle vittime di estorsioni. “Purtroppo ad Adrano – ha aggiunto Patanè – si e’ dovuto registrare questo triste fenomeno: vi sono le estorsioni e queste organizzazioni criminali che hanno continuato le loro attività illecite ma mancano le denunce delle vittime di commercianti ed operatori economici”. “L’indagine e’ stata compiuta soltanto sulla base di accertamenti tecnici ed intercettazioni ed indagini di polizia – ha aggiunto Patanè – ma e’ mancato il contributo del cittadino salvo per due casi, in cui due vittime hanno denunciato l’estorsione subita”. “Diversamente ad Adrano – ha proseguito – non si registra questa buona abitudine che invece si registra in altre città dove si sono costituite associazioni antiracket, dove vi e’ una certa sensibilità sociale e partecipazione del cittadino questa lotta per contrastare questo predominio delle organizzazioni criminali”. 

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