fonte: repubblica.it

Prima lo scippo delle autostrade, poi l’annulamento della gara Tirrenia, infine il “bluff” sull’aeroporto di Comiso. E il governatore s’infuria con Roma. Sulla vicenda Tirrenia Raffaele Lombardo annuncia ricorso. “Ci rivolgeremo – dice – anche alla Commissione europea”. E denuncia lo spettro di giochetti “simili a quelli legati alla vicenda Alitalia – scrive sul suo blog – e volti a favorire qualche amico”. Insomma, “un atto di ostilità vergognoso”. Ma il day after Tirrenia segna anche la riapertura dello scontro con il governo Berlusconi su altri temi caldi: dalle autostrade (“ricorreremo al Tar”, dice Lombardo) all’aeroporto di Comiso (“l’ennesima porcata”). A parlare di “vendette di Stato” è anche il capogruppo del Pd all’Ars, Antonello Cracolici. “Berlusconi – dice – vuole revocare la concessione al Cas e scippare alla Sicilia la gestione delle autostrade proprio mentre nel resto d’Italia, specie al Nord, il governo si muove nella direzione opposta”. E in serata scoppia la grana Comiso. “Il protocollo d’intesa tra Stato e Regione proposto da Tremonti per l’aeroporto di Comiso – dice Lombardo in una nota – non prevede che le spese per il controllo aereo e per la sicurezza siano a carico dello Stato, come avviene in qualunque altro aeroporto nazionale. È un bluff. Lo abbiamo rimandato al mittente”.

Ma per tutto il giorno è soprattutto la Tirrenia a tenere banco. Lombardo scrive sul suo blog: “La Mediterranea Holding aveva richiesto alcuni giorni per approfondire il testo contrattuale, soprattutto per quel che concerne la questione del debito di 600-700 milioni di euro che grava sui conti della Tirrenia”. E spiega: “Mediterranea aveva individuato un solo advisor disposto a trattare ed era pronta a firmare il contratto. I privati si sarebbero assunti il rischio anche per conto della Regione. A quel punto però il presidente del Consiglio ha…

firmato l’atto di commissariamento”. Ma a raccontare la propria verità sulla mancata acquisizione Tirrenia, il giorno dopo l’annullamento della gara, sono anche gli altri soci della Mediterranea holding. Primo tra tutti, Alexandros Tomasos, amministratore delegato di Mediterranea (in cui ha il 30,5 per cento mentre la Regione Siciliana detiene il 37 per cento).

Lombardo e Tomasos raccontano due versioni: Tomasos parla di scontro interno alla Mediterranea. La frattura interna al raggruppamento avrebbe visto da una parte Tomasos e Coccia (l’ex presidente di Confitarma che ha il 3 per cento nella cordata) e dall’altra “il presidente Salvatore Lauro (18,5 per cento) e gli altri soci di minoranza (Isolemar, famiglia Busi-Ferruzzi)”. In tutto questo, secondo Tomasos, la “Regione è rimasta alla finestra”.
“C’è stata – racconta l’armatore – una corsa disperata per avere prima Tirrenia senza accordo con le banche. Forse pensavano che i 520 milioni li avrei pagati io, ma non li ho”. E spiega che dopo aver detto no alla firma dell’accordo con Fintecna, “il fronte dei soci che era compatto si è diviso”. Poi punta il dito contro il presidente Salvatore Lauro: “agisce senza l’autorizzazione del consiglio di gestione”. Lauro dal canto suo rilancia: “Per noi niente è perduto – spiega – abbiamo proposte di gruppi imprenditoriali albanesi, libici, egiziani, tunisini, di fondi interessati ad entrare nella cordata, e un piano di sviluppo del Mediterraneo. Domani si riunirà il Cda per esaminare la proposta di aumento di capitale da 10 a 25 milioni, per vedere chi vuole continuare nell’operazione Tirrenia. Ora ci sarà una svendita e vogliamo partecipare ai saldi”. Intanto, il patron di Moby Lines, Vincenzo Onorato, si dice pronto a rilevare Tirrenia senza la controllata siciliana Siremar. I sindacati ricordano la scadenza del 30 settembre indicata dalla Ue per la privatizzazione.

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