fonte: repubblica.it
Ma per tutto il giorno è soprattutto la Tirrenia a tenere banco. Lombardo scrive sul suo blog: “La Mediterranea Holding aveva richiesto alcuni giorni per approfondire il testo contrattuale, soprattutto per quel che concerne la questione del debito di 600-700 milioni di euro che grava sui conti della Tirrenia”. E spiega: “Mediterranea aveva individuato un solo advisor disposto a trattare ed era pronta a firmare il contratto. I privati si sarebbero assunti il rischio anche per conto della Regione. A quel punto però il presidente del Consiglio ha…
Lombardo e Tomasos raccontano due versioni: Tomasos parla di scontro interno alla Mediterranea. La frattura interna al raggruppamento avrebbe visto da una parte Tomasos e Coccia (l’ex presidente di Confitarma che ha il 3 per cento nella cordata) e dall’altra “il presidente Salvatore Lauro (18,5 per cento) e gli altri soci di minoranza (Isolemar, famiglia Busi-Ferruzzi)”. In tutto questo, secondo Tomasos, la “Regione è rimasta alla finestra”.
“C’è stata – racconta l’armatore – una corsa disperata per avere prima Tirrenia senza accordo con le banche. Forse pensavano che i 520 milioni li avrei pagati io, ma non li ho”. E spiega che dopo aver detto no alla firma dell’accordo con Fintecna, “il fronte dei soci che era compatto si è diviso”. Poi punta il dito contro il presidente Salvatore Lauro: “agisce senza l’autorizzazione del consiglio di gestione”. Lauro dal canto suo rilancia: “Per noi niente è perduto – spiega – abbiamo proposte di gruppi imprenditoriali albanesi, libici, egiziani, tunisini, di fondi interessati ad entrare nella cordata, e un piano di sviluppo del Mediterraneo. Domani si riunirà il Cda per esaminare la proposta di aumento di capitale da 10 a 25 milioni, per vedere chi vuole continuare nell’operazione Tirrenia. Ora ci sarà una svendita e vogliamo partecipare ai saldi”. Intanto, il patron di Moby Lines, Vincenzo Onorato, si dice pronto a rilevare Tirrenia senza la controllata siciliana Siremar. I sindacati ricordano la scadenza del 30 settembre indicata dalla Ue per la privatizzazione.
La Tirrenia affonda. Matteoli cala la scialuppa di salvataggio
Dopo che Mediterrania Holding non si è presentata per la firma dell’acquisizione della Tirrenia, il tribunale di Roma ha dichiarato oggi lo stato di insolvenza aprendo la procedura di amministrazione straordinaria.
E’ evidente che ora più che mai serve garantire i livelli occupazionali: i 1646 lavoratori della Tirrenia sono ancora sulle navi e aspettano preoccupati una scialuppa di salvataggio. 1646 lavoratori di cui 1379 naviganti non possono stare fermi a terra. Che fine faranno i collegamenti? A gettare un primo salvagente nel mare dell’incertezza è il Ministro per le infrastrutture e trasporti Matteoli. Con una nota Matteoli informa che “Il Governo e l’Amministratore straordinario di Tirrenia non hanno alcuna intenzione di suddividere le attività aziendali della società di navigazione. Non ci sarà quindi il cosiddetto spezzatino” e aggiunge: “Desidero rassicurare i lavoratori che è intendimento del Governo di procedere, con la collaborazione dei sindacati e attraverso la Legge Marzano alla privatizzazione di Tirrenia, salvaguardando i livelli occupazionali ed assicurando nell’interesse della collettività i collegamenti marittimi”.
(fonte: http://www.iammepress.it)
Diversi politici regionali hanno anche dichiarato che lo scalo potrebbe operare con aerei cargo in modo da
agevolare il trasporto dei prodotti agricoli locali, visto l’elevata produzione della zona.
Qualcuno spieghi a questi signori che gli aerei cargo, che possono operare solo con aerei cosidetti wide-body, non possono atterrare/decollare da una pista di 2.500 metri? Avete mai visto atterrare a Catania un Boeing 747 o un MD11, tanto per fare un esempio. I nostri politici invece di pensare a creare o migliorare le infrastrutture del territrio, pensano solo ad opere galattiche….in fondo fa comodo avere un aereoporto sotto casa.
La posizione di Riggio, presidente ENAC, è solo campanilistica, ricordo a tutti che è siciliano di Barrafranca,
quindi la sua analisi non è propriamente obbiettiva. Gli analisti prevedono ,per Comiso, un traffico annuo di 400.000 paseggeri, già sotto il milione diventa antieconomico. Ma ammettiamo che l’aereoporto nasce per essere alternativo a Catania e sgravarlo da parte del traffico, e una scelta oculata? Il bacino di utenza è molto ridotto, per le compagnie low cost, al momento solo Ryanair sembrerebbe interessata ad effettuare voli regolari dal nuovo scalo, anche perchè per operare vorrebbe un paio di milioni di euro l’anno e costi aereoportuali moooolto ridotti.
Nessun utente da Siracusa in su avrebbe convenienza a partire da Comiso. Insomma non sarebbe un’altra Orio Al Serio che oltre a sgravare Linate e Malpensa ha un bacino di utenza enorme. Ripeto, se i rischi se li assumono i privati, bene, altrimenti sarà un’altro spreco di denaro pubblico.
In merito all’aereoporto di Comiso, il giornalista Tony Zermo scrive su La Sicilia di oggi che, “secondo la strategia dell’Enac, fa parte integrante del sistema aeroportuale della Sicilia orientale assieme a Fontanarossa, e quindi merita una classificazione «nazionale» a tutti gli effetti. Considerarlo «regionale» è un errore di prospettiva, oltre che un handicap troppo pesante sul piano dei costi che comporterebbe il fallimento della società di gestione nel giro di un paio d’anni.”
Quotidiano La Sicilia di oggi: Tirrenia, mare di guai. I traghetti vanno in tilt e rischio «spezzatino»
Roma. Tirrenia fa rotta verso lo stato di insolvenza. A pochi giorni dal flop della dismissione, il commissario straordinario Giancarlo D’Andrea, nominato appena tre giorni fa, ieri ha infatti depositato il ricorso per la dichiarazione dello stato di insolvenza. E ora si attende che i giudici fissino l’udienza. Dopo di che per il gruppo si profila il rischio “spezzatino”. Intanto Mediterranea Holding, la newco che si è aggiudicata la gara per poi vedersela annullare una settimana dopo, non molla: ieri il Cda del gruppo, pur senza decidere sull’aumento di capitale del quale si era parlato, ha deciso di proseguire «l’azione intrapresa per l’acquisizione di Tirrenia e Siremar», ma anche di convocare l’assemblea per fine agosto e di confermare la «piena fiducia» nel presidente Salvatore Lauro, dopo le polemiche sollevate nei giorni scorsi dall’amministratore delegato Alexandros Tomasos.
Ieri il commissario straordinario ha depositato al tribunale fallimentare di Roma l’istanza della procedura Marzano modificata per Alitalia. Dalla dichiarazione di insolvenza D’Andrea avrà 180 giorni di tempo per la presentazione del piano di risanamento. Il commissario ha anche il potere di iniziare un iter che può condurre, in base alla legge Marzano, a operazioni di cessione e di utilizzo di beni, di aziende o di rami di aziende dell’impresa. Iniziando così lo «spezzatino» tanto temuto dai sindacati. Per evitarlo, una strada percorribile sarebbe quella di indire una gara solo per Tirrenia, senza il peso della controllata siciliana Siremar: soluzione avanzata dal patron di Moby Lines, Onorato che si è già detto pronto, in quel caso, a comprarla.
L’altra notte e poi di nuovo ieri sera, intanto, proprio un guasto a una motonave Tirrenia, la “Clodia”, che collega con Cagliari, ha bloccato a Civitavecchia venerdì notte tremila persone e ieri sera altre duemila, con migliaia di mezzi al seguito, costringendone molte a pernottare in albergo o all’interno delle vetture, ed altre ieri sera a stazionare nel porto. Ieri mattina caos quando sono giunti in porto i viaggiatori che sarebbero dovuti partire alle otto e trenta per Olbia con il traghetto «Nuraghes», sempre della Tirrenia.
A causare il disservizio, che ha riproposto scene di caos che ormai non si vedevano da anni, è stata l’altro ieri sera la mancata partenza per un guasto tecnico dell’ultima corsa della giornata per Cagliari. Per far fronte all’emergenza, la Tirrenia ha concesso ai passeggeri della «Clodia» di utilizzare le navi di altri armatori, nessuna delle quali diretta però a Cagliari. Poi i passeggeri rimasti sui moli si sono imbarcati sul «Nuraghes», che è stato dirottato su Cagliari. Nel frattempo, sono iniziate le operazioni di carico dei mezzi sulla motonave «Aurelia», l’altro ieri impegnata su un’altra linea e inviata a Civitavecchia quale supporto alle altre unità.
Nuovi disagi poi ieri sera per i circa 2.000 passeggeri con prenotazione per Cagliari con partenza alle 18.30: corsa saltata perché non era ancora riparato il guasto ai motori della “Clodia”. E così di nuovo caos nel porto di Civitavecchia anche per la contemporanea presenza dei vacanzieri in attesa di imbarcarsi sulle altre unità di linea.
Numerosi viaggiatori si sono rivolti alle associazioni dei consumatori per denunciare la totale mancanza di informazione e assistenza da parte del personale della Tirrenia. «Speravano di riuscire a riparare il guasto e spostavano la partenza di ora in ora senza dirci i motivi – ha spiegato uno dei passeggeri della “Clodia” -. Venerdì’ sera ci hanno fatto salire a bordo, dove siamo rimasti fino alle 6 di ieri mattina, quando ci hanno fatto scendere di nuovo. Una vera odissea».
Ma questo famoso aereoporto perchè e per chi è stato costruito? Quali reali vantaggi può portare alla Sicilia? In ogni caso sono d’accordo con te, non si toccano i soldi della collettività per imbarcarsi in un’operazione del genere. Come pure sono contrario alla partecipazione della Regione al consorzio che vorrebbe rilevare Tirrenia. Una Regione che, ricordiamolo, ha oltre 4 miliardi di euro di debiti!
Per quanto riguarda Comiso, essendo un aereoporto privato, ENAV non ha l’obbligo di esercitare le sue funzioni gratis. Ergo, se trovano (la società di gestione o i proprietari) chi paga i servizi,allora FORSE aprirà.
Ho saputo che qualcuno aveva proposto di certificare l’aerostazione come sede AFIS, secondo me questa strada non portrebbe a nulla in quanto quasi tutte le compagnie aeree (Ryanair in primis) non operano senza i servizi di controllo aereo. Personalmente ritengo che semmai l’aeroporto dovesse essere operativo lavorerebbe in perdita.
Quindi se qualcuno vuole rischiare metta il denaro di tasca propria e non a spese della collettività.