Immaginavamo che sarebbe stato illusorio attendersi in tempi brevi una soluzione per il problema dei rifiuti che attanaglia i 18 Comuni dell’Ato Simeto3 ed Adrano in maniera particolare.
Al di là delle anticipazioni di questo o di quell’ente, di presunti accordi circa la riscossione, poi rivelatisi assolutamente incompatibili con le norme vigenti, c’era da aspettarsi questa ennesima emergenza rifiuti. Tutto si ripeterà ciclicamente se non si deciderà di mettere mano ad una riforma strutturale che dovrebbe prevedere la cancellazione di questi Ato, ormai da tutti visti come “carrozzoni politici mangiasoldi”.
Sarebbe bastato leggere le dichiarazioni rilasciate qualche tempo addietro dal Presidente della Regione Lombardo per comprendere che la situazione è ben lungi dall’essere risolta.
«L’Assemblea regionale – aveva detto Lombardo – ha chiesto di far slittare la ristrutturazione degli Ato ai primi di ottobre. Vedrò l’Anci e metteremo a fuoco il disegno di legge. Ma questo certamente non risolve subito il problema, perché il disegno di legge deve poi passare per forza in Assemblea che dovrà approvarlo».
Noi cittadini e i sindaci che si ostinano a fare gite/riunioni (che, per come stanno le cose, non hanno alcun senso) avremmo dovuto capire dalle parole del Presidente che prima della fine di ottobre non ci sarebbe stata una soluzione: «Speriamo che all’Ars se ne parli presto, però il disegno di legge ci legittima eventualmente a nominare commissari».
Quelle dichiarazioni non mi avevano affatto rassicurato. Adesso la scadenza è ormai prossima, all’orizzonte non si vedono nemmeno proposte che possano far sperare in un cambiamento e nessuno si è interessato di quello che nel frattempo accade, con strade e piazze invase dai rifiuti.
La popolazione è con l’acqua alla gola, esasperata, ma non può prendersela con gli operatori ecologici che non hanno ancora ricevuto lo stipendio.
Il Presidente che fa? Gioca a scaricabarile, anzi a “scaricamunnizza“. Attacca i sindaci che «hanno inscenato qualche manifestazione di troppo e si è perso altro tempo». I sindaci, chiamati in causa, che fanno? Respingono le accuse al mittente affermando, giustamente, che la riforma deve venire da Palermo e che non possono continuare ad anticipare le somme, rischiando il dissesto.
Quando poi è stato fatto notare al Presidente che non si poteva continuare ad attendere in queste condizioni, allora ha corretto il tiro. «Nessuno deve attendere che passi il disegno di legge all’Assemblea regionale, bisogna fare il possibile per ripristinare la normalità. Se si aspettano delle anticipazioni, io le ho date e posso continuare a darle, ci vuole della buona volontà da parte di tutti».
Anticipazioni?? Buona volontà?? Quei soldi che dice di aver anticipato rappresentano denaro che i Comuni perdono per andare a pagare debiti di altri, così facendo le casse comunali piangeranno e i signori dei vari consigli d’amministrazione continueranno a percepire i loro lauti compensi mensili.

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