Il presidente del Tribunale di Catania, dott. Bruno Di Marco, annuncia gravi misure determinate dalla disastrosa carenza di locali, che da anni affligge l’Ufficio giudiziario, e dall’impennata dei carichi di lavoro conseguente alla soppressione delle sezioni distaccate nonché al problema dei flussi migratori.
Le aule di udienza all’interno del palazzo di giustizia di Piazza Giovanni Verga, vecchie e ormai poco adatte alle attività giudiziarie, sono insufficienti in proporzione ai carichi di lavoro: addirittura mancano apposite aule per la celebrazione delle udienze civili.
Per fronteggiare la drammatica situazione sono in uso da tempo locali esterni al palazzo: la ex pretura di via Crispi, e alcuni appartamenti in un edificio di civile abitazione, in via Guardia della Carvana, a circa dieci minuti a piedi dagli altri edifici giudiziari, per la Sezione Lavoro. Questa dislocazione arreca molti disagi agli avvocati, costretti a spostarsi per seguire le udienze delle diverse sezioni.
Nell’edificio di Piazza Verga le udienze civili sono tenute in anguste stanze condivise da più giudici e destinate ad ufficio degli stessi giudici; le aule di udienza penale sono numericamente insufficienti e mancano appositi uffici per tutti i giudici addetti al settore.
Il Comune di Catania ha compiuto ogni sforzo per trovare soluzioni decorose in tempi ragionevoli, purtroppo senza successo. Attualmente le ristrettezze logistiche, di forte impatto sulla programmazione e sulla gestione, sono un problema senza via di uscita.
La situazione ha subito un ulteriore, insostenibile aggravamento dal 13 settembre 2013, data di chiusura delle sette sezioni distaccate del Tribunale di Catania: Acireale, Adrano, Belpasso, Bronte, Giarre, Mascalucia e Paternò, in seguito ai noti provvedimenti di revisione nazionale della geografia giudiziaria. Alcuni uffici chiusi erano di notevoli dimensioni: la sezione di Mascalucia vantava un bacino di utenza di 180.000 abitanti, superiore a quello del Tribunale di Caltagirone. Dagli uffici soppressi è pervenuto al Tribunale etneo un carico circa 14.000 processi civili e 4.500 processi penali, per i quali non sono disponibili neppure alloggiamenti adeguati.
Il ricorso al lavoro straordinario per aumentare i turni e il numero di udienze non è attuabile a causa delle carenze di risorse economiche e della inadeguatezza numerica del personale di magistratura ed amministrativo, oltre che dei vuoti d’organico, rispetto ai flussi ed alla qualità dei carichi di lavoro.
In un territorio caratterizzato da un alto tasso di criminalità organizzata e mafiosa nonchè dal fenomeno migratorio che alimenta procedimenti sia penali, per strage ed altri crimini, che civili, per l’impugnazione giurisdizionale dei provvedimenti amministrativi di rigetto di istanze di riconoscimento degli status di protezione internazionale e l’impugnazione dei provvedimenti amministrativi di respingimento, gli attuali carichi di lavoro non sono gestibili con le risorse disponibili.
La situazione, da tempo rappresentata al Ministro della Giustizia in tutta la sua gravità, non ha ancora trovato una soluzione.
Se le attuali condizioni non si modificheranno con un intervento integrativo immediato i servizi non potranno essere assicurati in pieno e la funzione giurisdizionale nel territorio di competenza del Tribunale subirà verosimilmente un ulteriore declino, con danni incalcolabili anche in termini di credibilità dell’Istituzione.
La Presidenza del Tribunale, dovrà riprogrammare i calendari di udienza determinando, purtroppo, un allungamento dei tempi processuali.
La dolorosa scelta è stata comunicata dal presidente del Tribunale stesso, dott. Di Marco: “Il fattore strutturale dell’edilizia giudiziaria è un problema non ancora risolto giacché le accresciute esigenze logistiche del Tribunale connesse all’accorpamento delle sezioni distaccate, la gran parte di notevoli dimensioni, oltre a rimodulare le dimensioni del Tribunale, reclamano la necessità di individuare nuovi spazi e nuovi locali da destinare al personale di magistratura ed amministrativo, prima operante preso le sezioni distaccate, nonché, soprattutto, da adibire all’espletamento dell’assai accresciuto volume dell’attività giudiziaria.
Il problema è reso ancora più complesso e drammatico dalla notoria, indecente, insostenibile inadeguatezza dei locali disponibili nell’edificio di piazza Verga, che ospita la sede centrale del Tribunale, ove già mancavano del tutto aule per la celebrazione delle udienze civili, tenute nelle anguste stanze condivise da più giudici, e ove erano già insufficienti le aule di udienza penale, rispetto alle esigenze di servizio, ora ulteriormente aumentate a seguito della soppressione delle sezioni distaccate.
In tali condizioni non sarà più possibile assicurare un complessivo volume di udienze civili corrispondente al numero dei giudici oggi in servizio, senza considerare che difettano, altresì, spazi per ospitare i dodici giudici e il personale amministrativo prima addetti alle sezioni distaccate.
Sarà, pertanto, indispensabile ridurre il numero di udienze civili per ogni singolo giudice, in modo da consentire ai magistrati in servizio in tale settore di avvicendarsi negli angusti locali disponibili.
Sono consapevole e mi rammarico per le gravi conseguenze, soprattutto in termini di allungamento dei tempi di definizione dei processi, che un tale un provvedimento determinerà; si tratta, tuttavia, allo stato, di una misura inevitabile al fine di prevenire una vera e propria paralisi del servizio”.
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