Un mare di polemiche sta accompagnando l’arrivo dei nuovi treni alla Ferrovia Circumetnea di Catania. Alle 12 grande inaugurazione, con il ministro alle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio e il gran capo controllore e controllato di sé stesso, Virginio Di Giambattista. Tutto molto bello, con invito esteso anche ai familiari dei dipendenti dell’azienda di famiglia, non fosse che il grande evento ha fatto saltare dalle sedie numerosi esperti del trasporto ferroviario, purtroppo non solo italiani.
Sotto accusa gli ingegneri dell’azienda di trasporto alle pendici dell’Etna. Da mesi, lungo la linea della FCE che attraversa pianure, macchie di fico d’india e borghi, correva un carrellino a motore su cui era montata una strana sagoma di legno. Chi lo ha visto è rimato incuriosito. Era la sagoma che rappresentava l’ingombro dei nuovi treni. In barba alle più moderne tecnologie, si faceva “correre” questa sagoma sui binari affinché si potesse constatare dove il treno avrebbe raschiato o limato pareti di pietra lavica oppure, udite udite, le banchine delle stazioni.
Seppure si vuole far passare come il migliore dei regali di Natale fatto dalla FCE ai pendolari catanesi, l’odierna inaugurazione altro non è che la classica storia all’italiana. Tra la richiesta e la conegna di lava sotto l’Etna ne è passata, eccome se ne è passata. C’era sempre da apportare modifiche in itinere ai treni, man mano che la sagoma toccava di qua o raschiava di là. I tempi avanzano, ma evidentemente non in provincia di Catania dove gli ingegneri incaricati non solo non hanno idea di come si rilevi un tracciato ferroviario – nella nostra Puglia abbiamo un’azienda leader mondiale in questo settore – ma a quanto pare non posseggono neppure alcune delle conoscenze basilari per svolgere l’incarico. E allora si scopre solo binari facendo, che qualunque treno in curva aumenta il proprio raggio a causa dell’inclinazione.
Nell’invito spedito dall’azienda, infatti, si può leggere che si tratta di convogli realizzati appositamente per l’FCE. Non è difficile pensarlo, proprio a causa degli interventi quasi giornalieri a seconda degli incidenti di percorso registrati dalla sagoma di legno. La cosa che fa storcere il naso a molti, però, è anche il fatto che oltre al treno quasi certamente bisognerà modificare anche l’aspetto paesaggistico lungo la linea. Non è peregrina l’ipotesi che su quel carrello presto ci finiscano gli operai al posto della sagoma. Col martello in mano dovranno rompere e limare le trincee di pietra lavita. Senza contare l’inadeguatezza delle nuove banchine nelle stazioni appena consegnate.
L’invito è anche un tuffo nel passato, perché oggi – in occasione dei 120 anni della Circumetnea – sarà percorso il primo viaggio da Catania ad Adernò, il vecchio nome di Adrano. Chissà cosa starà pensando l’ingegnere inglese nato in Cornovaglia nel 1830 e morto a Catania il 6 febbraio 1909 Robert Trewhella, quello da cui tutto è partito. Bella idea. Peccato, però, che il viaggio pare sia stato rimandato proprio per evitare che i nuovi treni vadano a schiantarsi a destra e sinistra dei massicciati e delle banchine. All’ultimo momento si è deciso di tenere a Catania i nuovi super tecnologici convogli. A 120 anni dal primo viaggio in treno, si va indietro invece che avanti. Viva l’Italia e gli impuniti italiani. Se, invece, l’errore non è degli ingegneri che hanno sovrinteso la realizzazione dei treni, non si capisce proprio perché si continui ad andare in Polonia a farli costruire. La FCE non è l’unica.
Cosa sa di tutta questa storia il ministro Delrio, al quale certamente verranno resi tutti gli onori del caso e l’accoglienza migliore come arma di distrazione di massa? In questa lunga inchiesta sull’assurda gestione familiar-clientelare della Circumetnea, abbiamo prodotto documenti in cui si ribadisce la necessità del “contenimento della spesa” per giustificare le mancate assunzioni dei precari, che nell’80% dei casi sono rimasti, moltiplicando addirittura le scalate e ulteriri inserimenti di altri figli e parenti, con la complicità di una buona parte del mondo sindacale. Alla faccia del contenimento della spesa di cui parla la Barilà, funzionario dell’ispettorato della Funzione Pubblica in un suo intervento. Certo, sarebbe particolermente interessante passare al setaccio gli appalti, come l’acquisto degli ultimi treni, per accertare eventuali sprechi. Parole al vento? Prima o poi il vento potrebbe iniziare a spirare in un’altra direzione, certamente non quella di Adrano e nemmeno a bordo dei nuovi e per ora inutilizzabili treni.
*