Prosciolti dal giudice per le udienze preliminari Luigi Barone «perché il fatto non sussiste», la vicenda non può ritenersi chiusa, visto che il sostituto procuratore Lucio Setola si è opposto all’archiviazione, appellandosi alla Cassazione per chiedere l’annullamento del provvedimento e il conseguente nuovo esame. Come riportato nelle tre pagine di ricorso, il pubblico ministero ritiene «che il Gup, nel pervenire al proscioglimento, ha erroneamente applicato la legge penale e ha reso una motivazione illogica, in quanto ha fondato le sue conclusioni su un’interpretazione esclusivamente e semplicisticamente letterale, omettendo di considerare che il reato d’abuso di ufficio connotato da violazione di legge è configurabile anche in caso di sviamento di potere».
In altre parole, il potere esercitato dai consiglieri avrebbe avuto «un fine diverso da quello voluto dalla legge e quindi uno scopo personale o egoistico, comunque estraneo alla pubblica amministrazione, ponendolo fuori dallo schema di legalità».
Accuse riferite alla passata esperienza consiliare: coinvolti tutti i presidenti di commissione che si sono susseguiti, nessun partito escluso (dal Pd al Pdl), maggioranza e opposizione. Tra gli accusati, l’allora presidente del Consiglio comunale, Antonio Portale. Per lui l’accusa più specifica: «Pur essendo pienamente a conoscenza delle condotte illecite, omettendo di denunciare tali condotte di reato e omettendo di prendere i provvedimenti opportuni per impedirne il reiterarsi, concorreva nella commissione delle stesse».
Considerazioni che dal Tribunale di Catania passano ora al vaglio dei giudici di piazza Cavour a Roma.