Rubati 980 metri di cavi dalla cabina del gruppo elettrogeno in dotazione dell’ospedale di Biancavilla, ma ci si accorge del furto (compiuto da mani esperte e definito dall’Asp come «un atto di gravissima irresponsabilità») soltanto quando, ieri sera, Biancavilla (come altri comuni vicini) viene interessata da un blackout totale per oltre due ore. Così, pure il “Maria Santissima Addolorata” resta al buio e senza erogazione elettrica in tutti i reparti.
Altro che allerta meteo e previsioni (fortunatamente non concretizzatesi) devastanti. Per Biancavilla, forse, bisognava diramare un’allerta… elettrica. Il disagio e il disservizio maggiori, infatti, non sono stati causati dal maltempo e dalla pioggia (seppure copiosa), ma dal blackout che ha lasciato al buio tutto il paese in serata e poi in piena notte, ancora dopo le 2.30.
Il paradosso è che la maggiore vulnerabilità l’ha rivelata la struttura ospedaliera. In casi di mancata erogazione elettrica del gestore pubblico, al nosocomio dovrebbe entrare in funzione automaticamente un generatore con la capacità di dare corrente elettrica a tutta la struttura. Ma così non è stato.
Nel momento in cui si è andati a verificare cosa non stesse funzionando nella cabina elettrica, l’amara e drammatica scoperta: rubati 28 cavi del diametro di 240 millimetri e 35 metri di lunghezza. Soltanto degli esperti hanno potuto fare una cosa simile.
«Si tratta di un episodio deplorevole e di inaudita gravità. Lunedì mattina i tecnici hanno effettuato –spiega a Biancavilla Oggi, Franco Luca, direttore sanitario dell’Asp di Catania– le verifiche mensili sul corretto funzionamento dell’impianto. Ieri sera il direttore medico di presidio si è subito attivato per contenere la criticità ed evitare rischi ai pazienti. Il gruppo di continuità ha funzionato correttamente per il tempo tecnicamente previsto».
Poi, il collasso. Dal pronto soccorso al reparto di Ginecologia si possono immaginare i disagi. Si è lavorato praticamente… a lume di candela. O con l’ausilio delle luci degli schermi dei cellulari. Nel reparto di “Ostetricia e Ginecologia”, in particolare, proprio nel momento del blackout una donna ricoverata era in travaglio. Anche se la sala operatoria è dotata di un proprio gruppo di continuità, il primario Giuseppe Bonaccorsi ha ritenuto che le condizioni di sicurezza non fossero sufficienti e ha disposto il trasferimento della donna a Paternò, dove effettivamente ha partorito.
«Abbiamo denunciato il fatto –sottolinea ancora il dr. Luca– alle autorità competenti e contestualmente abbiamo attivato le procedure di somma urgenza per l’acquisto dei cavi. L’attività delle sale operatorie è interrotta fino al ripristino del gruppo elettrogeno». Questo significa che le ricoverate di “Ginecologia ed Ostetricia” sono state trasferite a Paternò, così come i pazienti di altri reparti per i quali era stato previsto un intervento chirurgico.