PALERMO – Quella notte erano in quattro. Francesco Castelli, Giacinto Grimaldi, Massimiliano Fiore e Pietro Di Mariano, stavano tornando a Palermo dopo aver svaligiato una tabaccheria a Biancavilla, in provincia di Catania. Era l’ottobre dello scorso anno quando il loro arresto contribuì ad individuare altri appartenenti alla banda dello Zen sgominata stamattina. Furono bloccati dopo un inseguimento rocambolesco sull’autostrada A19. Una fuga di cinquanta chilometri durante la quale fu necessario l’intervento di diverse volanti della polizia e dei carabinieri.
Tutto iniziò allo svincolo di Scillato, stava quasi albeggiando. I quattro, a bordo di una Bmw risultata poi rubata, sfrecciarono davanti ad un’auto della polizia che provò a fermarli inutilmente. Una corsa disperata quella dei malviventi, che riuscirono nel frattempo a disfarsi della refurtiva. L’inseguimento proseguì fino a viale Regione Siciliana e l’auto fu bloccata all’altezza dell’ex rotonda Oreto, quando una decina di auto delle forze dell’ordine sbarrò loro la strada rendendo impossibili altre vie di fuga.
I quattro, già allora tutti pluripregiudicati, provarono ad uscire dalla macchina e a scappare a piedi, opponendo resistenza ai militari e agli agenti che riuscirono alla fine a bloccarli. Furono sottoposti ad una perquisizione personale. Poi furono ispezionate l’auto su cui viaggiavano e le loro abitazioni. I controlli permisero a carabinieri e polizia di trovare un vero e proprio arsenale di strumenti per lo scasso, comprese fiamme ossidriche, guanti e passamontagna.
Ma non solo, perché in macchina i quattro avevano nascosto uno “jammer”, ovvero un disturbatore delle frequenze telefoniche di ultima generazione, in grado di inibire ai telefoni cellulari la ricezione o la trasmissione di onde radio, ma anche il corretto funzionamento di sistemi Gps. Quando viene attivato, infatti, annulla il funzionamento di questi dispositivi rendendoli completamente inefficaci. Insomma, il “kit” trovato dalle forze dell’ordine la diceva lunga. E, quella stessa notte a Biancavilla, in una tabaccheria, era prima stata sfondata la vetrina a colpi di mazze, poi i malviventi l’avevano ripulita scappando con un grosso carico di “bionde” e centinaia di biglietti gratta e vinci e della lotteria. Un colpo che gli investigatori hanno attribuito proprio alla banda dello Zen, che in provincia di Palermo e nel Messinese, stava nel frattempo organizzando nuovi colpi nei negozi hi-tech e in altre ricevitorie.
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