Sostenere, come ha fatto Berlusconi, che da domani entrerà l’anno dell’Amore (immaginiamo con la A maiuscola) ci sembra più un’operazione di marketing politico che una realtà. Certo se fosse vero ci prepareremmo a vivere un anno da sogno.
Difficile, purtroppo, che possa essere così. In politica il cinismo è di casa. L’abbiamo visto in Sicilia dove alla Regione sta accadendo di tutto. Più che una battaglia politica sembra una faida fatta di colpi bassi. Dove non sai più dove sta la destra e dove la sinistra. Gli uomini passano da uno schieramento all’altro, senza pudore. C’è chi crea un suo orticello pur di acchiappare una poltrona.
Giornalisti, scrittori, filosofi, opinionisti in libera uscita, dell’amore in questi giorni hanno fatto argomento di dibattito. Qualche menagramo dall’alto del suo «io» ha parlato più di odio che d’amore. A noi, gente comune con i piedi sulla terra, interessa guardare l’amore come la speranza, anche se nei momenti di scoraggiamento sembra un’utopia.
C’è la letterina di una ragazzina di un quartiere povero fatta recapitare al nostro giornale che ringrazia chi l’ha aiutata a studiare e che concilia con la speranza: «Senza di voi non avrei potuto frequentare la seconda media. Cerco sempre di impegnarmi perché penso che voi spendete molti soldi per me…». «Lo facciamo -le è stato risposto- nella convinzione che la preparazione dei giovani sia una risorsa per la collettività. Aiutando te, aiutiamo noi stessi». Aiutare gli altri per aiutare se stessi. Questo il vero messaggio che l’amore può dare alla nostra società.
C’è anche il ricordo, ancora fresco, di quel ragazzo di 28 anni, Simone Neri, sottocapo di prima classe della Marina che nella tragica notte di Giampilieri sacrificò la propria vita per salvarla a otto persone. Una testimone ha raccontato: «Fino alla fine ha aiutato tutti, poi non ce l’ha fatta…». Cos’è questo, se non amore per la gente?
Nel buio della nostra società e delle nostre città ci sono bagliori di luce. Che confortano. L’amore serve a riempire sogni sempre accarezzati e mai realizzati. Mai abbandonati. Il rifugio nel fatalismo, condannevole, quasi penitenziale, con il quale molti tirano a campare, nasce proprio da queste delusioni.
Crediamo che l’amore, speranza o utopia, aiuti a salvarci dal facile pessimismo di fine anno. Anzi serve a ribaltare una realtà sino adesso matrigna. Lo scorso anno, proprio nell’accogliere il 2009, abbiamo scritto che i siciliani dovevano avere il coraggio di scommettersi. Come impegno verso la nostra società, la nostra terra, i nostri figli. Non sappiamo se tutti ci hanno provato. Forse molta gente sì. Non crediamo che lo abbiano fatto amministratori, deputati, ministri, assessori locali e regionali, sindaci. Nella «fiera della politica» hanno dimenticato di prendere per mano i siciliani e accompagnarli oltre l’ostacolo. Come ha fatto a Giampilieri il giovane Simone. La scommessa è sempre lì, davanti a noi. Non più aspettare ma combattere affinché qualcosa cambi.
Gli inserti di fine anno (oggi pubblichiamo l’ultimo), legati al confronto tra vecchia e nuova generazione, testimoniano che esistono le basi per un futuro migliore. Vi sono dei giovani in fuga vogliosi però di affermarsi. Questi speriamo di riportarli a casa. Esistono pure uomini e donne da dieci e lode che operano sul territorio. Su questi si può programmare la rinascita. Ma basterà solo l’amore, quello vero, non politico, a dare una vita sicura a questa terra magnifica anche se amara? L’impegno leale di tutti potrà dare una risposta. L’attendiamo con speranza.