Tra le strade polverose dell’entroterra catanese vige la legge della “guardiania”, una regola non scritta che conta migliaia di vittime. Agricoltori e semplici proprietari, anche di piccoli appezzamenti di terra, sanno bene che bisogna pagare il “guardiano”, per evitare danneggiamenti e furti.

La cifra, circa 100-200 euro l’anno, è simbolica della condizione di assoggettamento delle vittime e del rispetto “dovuto” a chi gestisce quest tipica estorsione tutta catanese. Una tradizione criminale che si fonda su regole non scritte, e che non è facile da perseguire attraverso gli strumenti offerti dal codice penale.

Per smascherare il sistema che aveva come epicentro Adrano, il procuratore Capo Giovanni Salvi ha affidato le indagini ai sostituti Antonella Barrera e Alessandra Tasciotti. Un’indagine difficile, di altissimo livello, che ha consentito di affermare la presenza della giustizia anche dove regnano omertà e paura.

L’operazione che ha condotto ai domiciliari Giuseppe e Biagio Mannino, è sfociata nell’udienza preliminare appena iniziata nel palazzo di Giustizia. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di Giuseppe, Biagio Mannino ed Emanuel Bua. Giuseppe Mannino ha chiesto il rito abbreviato e la sua posizione è stata stralciata. Per gli altri indagati bisogna attendere la decisione del Gup.

Agli atti ci sono i verbali delle vittime e le intercettazioni effettuate durante le investigazioni.

LA GUARDIANIA. Biagio Mannino, si sarebbe avvaldo della collaborazione di Emanuel Bua. Insieme, secondo la ricostruzione dei magistrati, “non svolgevano attività di sorveglianza dei terreni ma si limitavano a riscuotere la somma richiesta, senza effettuare alcuna prestazione in favore dei proprietari terrieri”. A loro bastava apporre, sul muro di recinzione dei terreni delle vittime, il numero identificativo del “guardiano”, “da solo sufficiente a garantire la protezione”.

Un numero, il 7, dipinto a mano, rappresentava il sigillo di garanzia, la certezza che nessuno avrebbe rubato qualcosa in quei terreni.

Un numero, un’identità. Biagio Mannino sarebbe divenuto il guardiano della “zona”, dopo la morte di Pietro Muni, affiliato al Clan Scalisi, che si “firmava” con il numero 3. Il pool coordinato dal Pm Tasciotti ha documento che Giuseppe Bivona, signore della guardiania nella contrada Vituro-Pernigotto, si faceva identificare con il numero 4, ma dal mese di aprile del 2013, proprio con l’inizio del controllo della guardiania di Mannino, iniziò a proliferare il numero 7, fino a soppiantare definitivamente il 4.

Una legge non scritta che si tramanda di padre in figlio anche tra le vittime. Uno di loro racconta, interrogato dai magistrati, di non aver ricevuto alcuna minaccia, ma di aver pagato la guardiania per conto del padre, “ poiché mio padre ritiene che sia una sorta di prassi consolidata nel territorio”. Dopo il primo pagamento, anche sulla proprietà di questo agricoltore spunta il numero 7.

Con le buone o con le cattive tutti finiscono per pagare. In silenzio.

Un altro agricoltore, vittima del pizzo della guardiania, racconta di essere stato indotto al pagamento dopo un danneggiamento ad opera di ignoti. “Diversi anni addietro, quando acquistai la proprietà, comprai due belle fioriere che apposi sui pilastri dell’ingresso dopo qualche giorno me le rubarono ed io chiesi informazioni al mio vicino di campagna il quale mi rispose che nella contrada c’era il guardiano e che tutti si erano rivolti a lui pagando una somma annua. Da allora pago ogni anno, sempre nello stesso periodo, 100 € all’anno. Quest’anno i guardiani sono passati dalla mia proprietà ed hanno riscosso la somma di 100 € credo fosse giugno ma non ricordo con esattezza”. 

“Pago la guardiania -conclude l’agricoltore- perché è una cosa che funziona così in quella Contrada e non ho idea di cosa potrebbe accadere se non continuassi a pagare perché non mi sono mai posto il problema”.

Non solo furti, anche “atti vandalici e danneggiamenti”, nel racconto del proprietario di un terreno ad Adrano. “Dopo avere contattato al telefono Biagio abbiamo concordato la somma di 80 € all’anno anche se il guardiano avrebbe gradito 100 € all’anno. Voglio precisare che ho contattato Biagio perché prima di avergli conferito l’incarico ho subito diversi danneggiamenti ed atti vandalici nel mio terreno per qualche centinaio di euro di danno e G. mi ha detto che lui stesso pagava la guardiania ed era l’unica soluzione per non subire più danneggiamenti o atti vandalici. In considerazione del fatto che piuttosto di continuare a subire danni e atti vandalici è più economico pagare 80 € all’anno di guardiania e stare tranquilli”.

I “guardiani” puntano sul passaparola, un’altra vittima ammette di pagare la guardiania “per una sorta di tradizione e non mi sono mai posto il problema di pensare a cosa potesse accadere qualora avessi deciso di non pagare più”. Ed aggiunge: “Non ho mai subito intimidazioni o minacce di sorta da nessuno io pago la guardiania per una sorta di prassi consolidata nel territorio.”

Qualcuno si è ribellato al sistema della guardiania, ma ha subito pesanti danneggiamenti e furti. “I miei familiari e i miei conoscenti -spiega ai magistrati il proprietario di una casa ad Adrano- mi dicevano che c’era un nuovo guardiano ed era opportuno pagare. Io ero titubante perché già stavo pensando di installare un nuovo sistema di allarme. Soprattutto le persone anziane, miei conoscenti da sempre, mi dicevano che anche coloro che avevano installato sistemi di videosorveglianza avevano subito danni. Ed in effetti in quel periodo mi capitava di leggere sui giornali di incendi e furti in zone limitrofe alla mia tanto che pensai di vendere la casa. Mia moglie in particolare, in conseguenza di queste pressioni ambientali entrò nel panico e mi spingeva a pagare. Pago la guardiania per stare in pace poiché so che se non dovessi pagare ricomincerebbero i furti nella mia campagna. E’ più economico pagare la guardiania che subire i furti”.

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