Duro colpo al clan Santangelo. Gli agenti del commissariato di Adrano hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Catania. L’inchiesta, condotta dalla dDirezione Distrettuale Antimafia di Catania, ha portato a scoperchiare un fiorente traffico di droga nel comprensorio di Adrano. Gli indagati, ritenuti organici al clan mafioso Santangelo, sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
Il blitz della polizia, scattato all’alba, ha portato all’arresto di 27 persone che avrebbero gestito diverse piazze di spaccio di cocaina ed eroina.
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AGGIORNAMENTO
Ad Adrano gestivano il traffico di eroina e cocaina: 28 arresti
Sgominato il traffico di droga ad Adrano: gli agenti del commissariato hanno eseguito ventotto arresti (ventisette erano liberi, uno solo già in carcere) per traffico di droga.
Gli arrestati sarebbero appartenenti a due gruppi criminali che nel tempo si sono divisi i traffici illegali nel paese alle falde dell’Etna, il gruppo dei Santangelo e quello capeggiato da Rosano Pipituni.
L’indagine che ha portato all’arresto dei trafficanti di droga è stata coordinata dalla Dda ed in particolare dai sostituti procuratori distrettuali Pasquale Pacifico e Laura Garufi.
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata firmata dal Gip Rosa Alba Recupido.
Tra gli arrestati dell’operazione antidroga compiuta dal commissariato di Adrano c’è pure Nicola Mancuso, il giovane accusato dell’omicidio di Valentina Salomone, il cui caso inizialmente era stato archiviato come suicidio, poi riaperto dalla procura generale presso la corte d’appello di Catania. Mancuso, sposato e padre di tre figli aveva avuto una relazione con Valentina, è stato per otto mesi in carcere e qualche mese fa era stato scarcerato dopo il pronunciamento della Cassazione.
La settimana scorsa era stato giudicato col rito abbreviato dal presidente dei Gip di Catania Nunzio Sarpietro e condannato a un anno e 4 mesi per avere ceduto la stessa sera dell’omicidio di Valentina Salomone tre dosi di cocaina ad alcuni amici.
FONTE: http://catania.blogsicilia.it/ad-adrano-gestivano-il-traffico-di-eroina-e-cocaina/251503/
AGGIORNAMENTO #2
L’operazione, “Binario morto”, è scattata alle prime luci dell’alba ed ha preso il nome dal luogo dove veniva esercitata tutta l’attività di spaccio (ed in parte di smercio) della droga. Con la stazione in disuso della Ferrovia Circumetnea che era divenuta una sorta di gran bazar dell’eroina e della cocaina. Un centinaio di agenti di polizia, decine di Volanti a sirene spiegate ed elicotteri: la scorsa notte la città di Adrano si è svegliata di soprassalto nel tentativo di comprendere cosa stesse accadendo. Quello messo a segno dagli investigatori del commissariato adranita di polizia è stato un durissimo colpo allo stomaco inferto ai presunti affiliati del clan Santangelo. L’inchiesta è durata mesi. E si è snodata attraverso pedinamenti, intercettazioni telefoniche ed ambientali, riprese video: tutte informative dalle quali è stato possibile ricostruire un quadro chiaro e delineato di un business da centinaia di migliaia di euro.
Secondo gli atti dell’inchiesta, sul territorio adranita vi erano due gruppi impegnati nello spaccio della sostanza stupefacente: due “correnti”, comunque, correlate e collegate tra loro. Uno dei due gruppi era gestito da Nicola Mancuso. Proprio quel Nicola Mancuso balzato agli onori della cronaca per via della vicenda legata all’uccisione della 19enne biancavillese Valentina Salamone (questione per la quale lo stesso Mancuso è finito per mesi in carcere) e di recente condannato proprio per fatti legati alla droga. Nicola Mancuso sarebbe stato il referente di Antonino Santangelo, scomparso lo scorso anno a seguito di un incidente stradale, e ritenuto figlio del presunto boss locale Alfio Santangelo. Il secondo gruppo sarebbe stato composto, invece, dai presunti referenti della famiglia Rosano-Pipituni (e del quale è ritenuto reggente Valerio Rosano, figlio di Vincenzo): Giovanni La Rosa e Antonino Zammataro.
A detta degli investigatori, tutto il denaro racimolato sarebbe servito ed impiegato per il mantenimento dei detenuti in carcere affiliati al clan Santangelo e delle relative famiglie.
AGGIORNAMENTO #3
L’operazione, “Binario morto”, è scattata alle prime luci dell’alba ed ha preso il nome dal luogo dove veniva esercitata tutta l’attività di spaccio (ed in parte di smercio) della droga. Con la stazione in disuso della Ferrovia Circumetnea che era divenuta una sorta di gran bazar dell’eroina e della cocaina. Un centinaio di agenti di polizia, decine di Volanti a sirene spiegate ed elicotteri: la scorsa notte la città di Adrano si è svegliata di soprassalto nel tentativo di comprendere cosa stesse accadendo. Quello messo a segno dagli investigatori del commissariato adranita di polizia è stato un durissimo colpo allo stomaco inferto ai presunti affiliati del clan Santangelo. L’inchiesta è durata mesi. E si è snodata attraverso pedinamenti, intercettazioni telefoniche ed ambientali, riprese video: tutte informative dalle quali è stato possibile ricostruire un quadro chiaro e delineato di un business da centinaia di migliaia di euro. Sequestrate anche 6 pistole e 60 mila euro in contanti.
Secondo gli atti dell’inchiesta, sul territorio adranita vi erano due gruppi impegnati nello spaccio della sostanza stupefacente: due “correnti”, comunque, correlate e collegate tra loro. Uno dei due gruppi era gestito da Nicola Mancuso. Proprio quel Nicola Mancuso balzato agli onori della cronaca per via della vicenda legata all’uccisione della 19enne biancavillese Valentina Salamone (questione per la quale lo stesso Mancuso è finito per mesi in carcere) e di recente condannato proprio per fatti legati alla droga. Nicola Mancuso sarebbe stato il referente di Antonino Santangelo, scomparso lo scorso anno a seguito di un incidente stradale, e ritenuto figlio del presunto boss locale Alfio Santangelo. Il secondo gruppo sarebbe stato composto, invece, dai presunti referenti della famiglia Rosano-Pipituni (e del quale è ritenuto reggente Valerio Rosano, figlio di Vincenzo): Giovanni La Rosa e Antonino Zammataro.
A detta degli investigatori, tutto il denaro racimolato sarebbe servito ed impiegato per il mantenimento dei detenuti in carcere affiliati al clan Santangelo e delle relative famiglie. Ed in conferenza stampa, gli inquirenti hanno rafforzato il quadro che si è andato a delineare:
AMEDEO BERTONE (Procuratore aggiunto): “Si è trattato di una importantissima operazione di polizia che ha permesso di smantellare un ingente traffico di droga che riguardava le famiglie Santangelo e Rosano di Adrano. Una indagine che si è protratta nel tempo attraverso diverse intercettazioni ambientali”.
GABRIELLE LI GREGNI (Commissario Adrano): “I binari dismessi servivano a nascondere tutta la droga. C’erano dei turni giornalieri per garantire la vendita della sostanza stupefacente: c’era un “addetto” che a fine giornata venivano a prelevare la mazzetta di soldi. Alcuni pusher sarebbero stati letteralmente bastonati quando vi fu un ammanco di droga: droga che la Polizia aveva in verità sequestrato”.
PASQUALE PACIFICO (Sostituto procuratore della DDA): “Tante volte abbiamo fatto ricorso al “ritardato arresto” per permettere che l’inchiesta proseguisse. Una tattica che ha funzionato e che ha portato all’esito di oggi con l’ottimo lavoro svolto dagli investigatori. La famiglia Santangelo commercializzava sia cocaina che eroina. Il gruppo Rosano trattava, invece, solo cocaina. Sono state sequestrate 6 pistole, 5 a casa di Giovanni La Rosa al quale sono stati sequestrati anche 60 mila euro: le armi verranno analizzate. Il giro d’affari era di migliaia di euro al giorno”.
AGGIORNAMENTO #4 – VIDEO
AGGIORNAMENTO #5
Le armi e il contante sequestrato [Credits foto @ livesicilia.it & Video Star]
AGGIORNAMENTO #6
CREDITS FOTO: http://www.cataniaoggi.com/adrano-operazione-antidroga-28-arresti/
AGGIORNAMENTO #7 – VIDEO