È sangue quello rinvenuto sulle mattonelle della veranda nel casolare alla periferia di Adrano, dove Valentina Salamone è stata picchiata ed uccisa il 24 luglio 2010. Non si sa se sia umano e se – soprattutto – non si sa a chi appartenga: alla vittima, al colpevole o ad altre persone. Sono in tutto sei i reperti di tracce di interesse investigativo scovati dai consulenti della Procura generale del Tribunale di Catania, il magg. Carlo Romano e il mar. Salvatore Spitaleri del Ris di Messina che hanno eseguito il sopralluogo (nella foto).
 
La coppia di biologi si è recata – così come disposto dall’avvocato dello Stato, Salvatore Scalia, e dal sostituto procuratore Sabrina Gambino – nel luogo, la veranda, dove la 19enne biancavillese è stata trovata morta impiccata con una corda annodata alle travi del tetto. Una simulazione di suicidio, secondo l’accusa.
È così che – dopo due anni e mezzo dall’ultimo sopralluogo (settembre 2012) e a quasi cinque anni dal delitto i Ris sono tornati sulla scena del crimine (la villetta è sotto sequestro). Un passo eseguito in funzione del quadro che si è delineato nel corso degli accertamenti tecnici svolti sino a ora e che a breve potrebbe rivelare verità nascoste. Al buio, dopo aver oscurato con teli scuri dal tetto al pavimento la veranda, i due biologi Carlo Romano e Salvatore Spitaleri – con il supporto di due ausiliari tecnici esperti del Ris di Messina -, hanno compiuto la nebulizzazione del reattivo “Luminol” grazie alla quale sono state scoperte tracce ematiche datate; si tratta di microtracce di grumi di sangue, invisibili ad occhio nudo.
 
 Le mattonelle con le tracce sono state portate nel laboratorio di Biologia del Reparto di Investigazioni Scientifiche a Messina, dove saranno sottoposte all’accertamento.
Sotto la lente di ingrandimento vi è, inoltre, la canottiera che indossava Valentina la notte in cui è stata picchiata con violenza e poi assassinata.
A partecipare al sopralluogo che – aiuterà a definire ancora meglio la dinamica di quello che sembra essere un efferato omicidio – il biologo docente universitario di Scienze Forensi Gen. Luciano Garofano come consulente della difesa di parte offesa (i familiari di Valentina Salamone) ed il genetista dell’Università di Roma Tor Vergata Emiliano Giardina, consulente dell’indagato Nicola Mancuso (32enne adranita, considerato dalla PG etnea il presunto colpevole – insieme con un’altra persona non ancora identificata – della morte della giovane).

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– Agnese Virgillito