Le piramidi sulle pendici dell’Etna sono più di quaranta, la datazione e gli edificatori sono ancora incerti.
Nel territorio catanese da Piedimonte Etneo, passando per Linguaglossa, Passopicciaro, Randazzo, Bronte sino ad Adrano, decine e decine di strutture piramidali assistono la natura da sempre: a gradoni, coniche, su base rotonda, quadrata, intatte, semi-distrutte, le piramidi sono state edificate a secco, ponendo i blocchi di roccia vulcanica perfettamente l’uno sopra l’altro senza alcuna calce. Sono alte fino a quaranta metri con talvolta altari sommitali.
Un discreto numero di percorsi pavimentati di pietre laviche, in disuso da tempo, conduce alle piramidi, compresi tra muretti di pietre a secco, coperti da fichi d’india e da cespugli spinosi, sentieri che ornano i campi, racchiusi da muri alti 4 m, e talvolta provvisti di porte e finestre.
A Catena presso Linguaglossa, a sinistra di un percorso pavimentato d’antiche pietre nere si raggiunge una piccola, piramide, la piramide di Catena, che qualcuno ha tentato di distruggere: ad ovest ha una rampa d’accesso, brandelli di muri in rovina circondano la struttura, parti d’un complesso incluse nella vegetazione.
Per molto tempo si è creduto che fossero delle strutture atte alla coltivazione e realizzate in tempi recenti: la scoperta di antichi sentieri e sistemi di canalizzazione delle acque farebbero presupporre che un’antica civiltà sia esistita alle falde dell’Etna. Antoine Gigal, archeologa ed egittologa francese, ha studiato con il suo team di scienziati questi edifici “Sapevo dell’esistenza di una decina di piramidi da alcuni fotografi italiani, ma durante la nostra missione esplorativa ne abbiamo trovate circa una quarantina, tutte le piramidi, nonostante le diverse forme, avevano un sistema di rampe o scale d’accesso alla cima con vista privilegiata sulla sommità dell’Etna, un fattore che potrebbe fare pensare a un culto di adorazione del vulcano”.
Le strutture siciliane ricalcano le piramidi di Güímar, nell’arcipelago delle Canarie, secondo alcuni studiosi potrebbero essere opera dei Sicani, prima dell’arrivo dei Siculi ( prima del XV sec. a.C.), altri ritengono che potrebbero essere edificate dai Šekeleš (o Shekelesh), una tribù della confederazione dei Popoli del Mare, provenienti dalla zona del Mare Egeo, antenati dei Siculi.
Presso il Monte Dessueri in Sicilia sono state rinvenute delle anfore dei Šekeleš identiche a quelle trovate ad Azor, nei dintorni di Giaffa (Israele).
L’associazione “Free Green Sicilia – Beni Culturali” ha lanciato un appello per preservare le misteriose piramidi dell’Etna da speculazioni edilizie e piani regolatori che potrebbero vederle inglobate in altre strutture o distrutte per sempre”Molte piramidi si trovano in terreni privati ed è praticamente impossibile accedervi – continua l’archeologa – alcune sono in ottimo stato, altre distrutte, altre ancora sono state inglobate da abitazioni private. Bisogna fare qualcosa per proteggere questo patrimonio”.
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Fonte: fidelityhouse.eu