Il 29 giugno del 2012, il Fondo immobiliare della Regione siciliana si aggiudica gli European Property Investimment Awards. Un premio ai Fondi più redditizi in Europa. I palazzi della Regione rendevano già allora. Ma non per la Regione. La cessione di quegli immobili, numeri alla mano, ha solo impoverito le casse pubbliche. La Sicilia, alla fine, ci perderà un centinaio di milioni.
La storia dei palazzi della Regione, intanto, ha varcato anche i confini nazionali. Stando alla ricostruzione del settimanale l’Espresso, quegli immobili infatti nel frattempo sarebbero finiti sotto l’ombrello di “Global opportunities”. Un fondo “gestito – si legge su l’Espresso – da Deutsche Bank attraverso una piramide societaria che parte dallo Stato americano del Delaware, transita da Malta e infine approda in Lussemburgo”. Un’operazione che avrebbe consentito di eludere in gran parte le tasse, sfruttando la favorevole legislazione del Granducato. Riemerge così, prepotentemente. il “caso” della vendita (per qualcuno la svendita) del patrimonio immobliare della Regione siciliana. Una cessione avvenuta nel 2007 con Cuffaro presidente. E che si è accompagnata a un mega-censimento costato 80 milioni di euro.
La Corte dei conti, recentemente, ha raccontato per iscritto il “pasticcio” della Regione. Mentre è partita anche l’inchiesta della Procura della Repubblica. Una operazione, quella della vendita del patrimonio immobiliare siciliano, che rischia costare di decine centinaia di milioni di euro. Una operazione in perdita. Portata avanti da una società regionale, la Sicilia patrimonio immobiliare che doveva essere chiusa dal governo Crocetta. Ma che è rimasta, dopo gli annunci, una delle società partecipate strategiche della Regione. Mentre si addita lo “scandalo”, insomma, il governo “salva” la società, come previsto nella Finanziaria 2014.
Una società mista, la Spi, nelle mani della Regione al 75%, e di un socio privato al 25%. Il socio privato è rappresentato dalla Psp scarl, guidata dall’immobiliarita di Pinerolo, Ezio Bigotti, tutt’ora amministratore unico di Spi e in “lite” con la Regione stessa. Il governo Lombardo, infatti, nel 2012 decise di togliare dalle mani della società l’esclusiva gestione del patrimonio immobiliare. “Da adesso in poi la Regione ci penserà da sè” annunciò in quell’occasione l’allora assessore all’Economia Armao. Una decisione che ha innescato un contenzioso, ancora in corso. Si sarebbe giunti a un lodo, sulla base del quale la Regione dovrà riconoscere alla società di Bigotti qualcosa come 18 milioni di euro. Un pagamento però al quale sembra volersi opporre adesso l’amministrazione regionale.
Come detto, infatti, la vicenda affonda al 2007. La Spi individua una rosa di immobili da mettere in vendita. Nella prima tornata sono 33 e vengono ceduti a un Fondo (capofila la società Pirelli Re) per il 65% della proprietà. Il valore complessivo dei beni è di 263 milioni. Alla fine delle operazioni, la Regione incasserà (al netto delle spese che dovrà affrontare in relazione alla cessione) circa 179 milioni. Vendendo i propri immobili a un prezzo che la stessa Corte dei Conti, che ha avviato un’istruttoria sul caso, ha considerato “fuori mercato”: tra i mille e i 1.300 euro circa al metro quadro. In alcuni casi si tratta di prestigiosi palazzi nel pieno centro di Palermo.
Ma la Regione, tra gli edifici dismessi, aveva previsto anche alcuni immobili che in quel momento erano utilizzati come sedi di assessorati ed enti regionali. In quel caso, l’amministrazione rimaneva locataria, pagando un affitto pari al 7,95% del prezzo dell’immobile. Più di venti milioni all’anno. La Regione, insomma, decide di pagare l’affitto nei locali di cui essa stessa era proprietaria fino al giorno prima. Una situazione sulla quale la Corte dei conti ha chiaramente puntato i riflettori: “L’eseguita operazione – scrivono i giudici contabili – è risultata in concreto non conveniente ed è assai criticabile”. Il motivo? Sintetizzando al massimo, la Regione ha “svenduto” i suoi beni a prezzi bassissimi al metro quadro, e ha invece pagato una locazione “fuori mercato”.
Ma cifre da capogiro la Regione aveva già sborsato per il censimento di quel patrimonio immobiliare. Un censimento che doveva costare 13 milioni, e che nel corso degli anni, fino al 2008, è “lievitato”, di fattura in fattura, a 80 milioni. Un censimento portato avanti da Spi e sul quale si sono allungate altre ombre. Giusto per fare un esempio, l’allora sindaco di Adrano Fabio Mancuso affermò che tra i beni censiti vi era anche un autoparco che “non solo non appartiene alla Regione, ma è anche stato demolito anni fa”.
E sulla gestione operata dalla Spi e dal governo regionale di allora si è concentrata l’attenzione della Corte dei Conti. Il governo Lombardo ha anche avanzato una“costituzione in mora” per oltre 90 milioni dell’allora Ragioniere generale Enzo Emanuele e di una ventina di amministratori di quegli anni (tra il 2005 e il 2007) per verificare eventuali danno all’erario legata alla vicenda Spi. Una costituzione in mora richiesta dal sostituto procuratore della Corte dei conti Gianluca Albo e che interrompe i termini della prescizione, che sarebbero stati di cinque anni. Il presunto danno erariale è stato quantificato in 91.024.480,64 euro. Un importo “contestato in solido – spiegò allora Armao – con il Presidente della Regione nonché con tutti i soggetti interessati”. Quelli cioè, che hanno sottoscritto le deliberazioni riguardanti “l’avallo di compensi in favore del socio privato quale corrispettivo per le attività di stima degli immobili regionali e per consulenze”.
Chi sono i soggetti ai quali è stata notificata la costituzione in mora? Oltre all’ex presidente Cuffaro (la richiesta verrà notificata alla moglie) ecco spuntare anche Lino Leanza, Santi Formica, Giovanna Candura, Alessandro Pagano, Antonio D’Aquino, Innocenzo Leontini, Michele Cimino, Francesco Cascio, Fabio Granata, Carmelo Lo Monte, Raffaele Stancanelli, Giovanni Pistorio, Nino Beninati, Mario Parlavecchio, Francesco Scoma , Paolo Colianni, Guido Lo Porto e Roberto Lagalla.
Una vicenda, quella del patrimonio immobiliare che potrebbe tornare presto al centro del dibattito d’Aula. Il Movimento cinque stelle ha infatti deciso di depositare una interrogazione parlamentare: “Il Presidente Crocetta – afferma Claudia La Rocca, prima firmataria dell’interrogazione – ha affermato che da tempo la Regione sta portando avanti verifiche sulla cessione degli immobili, ebbene, noi chiediamo chiarimenti sul lavoro svolto finora. Poi, quando la Regione avrà pronta l’intera documentazione, il presidente venga a riferire in commissione bilancio”. La vecchia storia dei palazzi “svenduti”, intanto, ha varcato anche i confini nazionali.