Revocare o annullare il contratto che assegna per 15 anni alla cooperativa Progetto Vita la “Casa dei Bambini Sangiorgio Gualtieri” di Adrano: è la richiesta avanzata all’Anac, Autorità nazionale Anticorruzione, e alla Commissione nazionale Antimafia dai partiti di opposizione in consiglio comunale. In una spigolosa, ma poco partecipata a dire il vero, seduta di consiglio comunale lo schieramento avverso alla maggioranza ha guastato la festa al sindaco di Adrano, Giuseppe Ferrante, che sulla vicenda “Casa dei Bambini” ha tenuto fin qui il basso profilo, sottolineando l’estraneità del Comune alla gestione della Fondazione.
Una mozione-esposto, nella quale si evidenziano alcune anomalie del contratto, è stata approvata in tarda serata da 14 consiglieri, 13 gli astenuti. Sul piano della tenuta numerica una vera mazzata per il sindaco Ferrante, uno-contro-tutti a rintuzzare le polemiche sul pericolo che Adrano si trasformi in un piccolo CARA di Mineo, accogliendo decine di minori extracomunitari.
L’amara sorpresa è stata, invece, constatare la quasi totale assenza dei cittadini al consiglio comunale straordinario. Deluso perfino chi avrebbe scommesso su una mobilitazione in massa dei residenti della zona Cuore Immacolato, dove si trova la “Casa dei Bambini”.
Eppure sui ‘social’ e sui siti locali, in queste settimane, è stato tutto un rincorrersi di proposte e commenti sulla vicenda.
Tornando alla mozione-esposto approvata ieri, si chiede alle autorità interpellate di verificare se “sia stata data adeguata pubblicità al bando e se la Fondazione Sangiorgio Gualtieri abbia creato una tipologia di procedura selettiva”. L’avviso di selezione, è stato fatto rilevare, è stato pubblicizzato solo sul sito della Fondazione con una scadenza dei tempi molto ridotta, non in linea con il principio di pubblica evidenza cui dev’essere sottoposto un bando del genere. “Prova ne è – si legge nella mozione – che, in un periodo di grande crisi, alla prima selezione non ha partecipato alcun operatore e alla seconda uno soltanto”.
Si chiede, inoltre, di sapere come è stata stabilità la congruità del canone (40 mila e 100 euro l’anno) e se è stato previsto un adeguamento Istat.
Rilievi, tali da poter considerare nullo il contratto, vengono mossi anche per ciò che riguarda la sottoscrizione dello stesso, perfezionata dal commissario regionale Paolo Davide Nicotra “quando era già avvenuta la nomina del nuovo commissario regionale, Francesco Barchitta”. Nicotra, spiega il documento, aveva avuto il mandato specifico di procedere alla fusione con altre Ipab del territorio (Gesù e Maria e Casa di Ospitalità, ndr).
Al pettine fino delle verifiche di legittimità del contratto dovranno passare anche le procedure della Commissione giudicatrice esperite da due funzionari comunali (ing. Rosario Gorgone e rag. Nicola Russo, ndr) “svolgendo, parallelamente al proprio ufficio, attività continuativa e stabile, nonostante il pare espresso dal Ragioniere Generale dello Stato”.
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