Potrebbe arrivare a meno di un anno dall’arresto la sentenza di primo grado per 19 degli arrestati ad Adrano dalla Polizia al culmine dell’inchiesta “Binario Morto” con l’accusa di traffico di cocaina ed eroina. Diciannove indagati infatti hanno scelto di essere processati con il rito abbreviato e il Gup Giuliana Sammartino ha già fissato l’udienza per la requisitoria del pm per il prossimo 22 gennaio all’aula Serafino Famà del Palazzo di Giustizia. L’accusa presenterà la richiesta di pena e poi sarà il turno delle difese. Entro primavera, dunque, il giudice potrebbe emettere la sentenza per i 19 presunti trafficanti, tra cui Nicola Mancuso, conosciuto per essere il sospettato numero 1 dell’omicidio di Valentina Salamone.
Oltre a Mancuso, saranno giudicati con il rito abbreviato Biagio Trovato, Angelo Pignataro, Angelo Arena, Agatino Sangrigoli, Nino Longo, Salvatore Fiorenza, Marco Ravità, Angelo Lo Cicero, Salvatore Longo, Salvatore Ricca, Nicolò Giarrizzo, Antonino Zammataro, Giovanni La Rosa, Giuseppe La Manna, Valerio Rosano, Gaetano Zignale, Prospero Bua, Francesco Formica.Sono stati rinviati a giudizio e si procederà con il rito ordinario per Alessio Magra, Alfio Lo Curlo e Antonino Errigo. Hanno chiesto il patteggiamento della pena Pietro Santangelo, Dario Cantarella e Agatino Armenia.
L’INDAGINE DELLA POLIZIA. Nel 2012 la zona dismessa della stazione Fce di Adrano, quella relative ai binari sovrastanti, sarebbe stata trasformata in un bazar per cocaina e eroina. I video delle telecamere piazzate dagli agenti del Commissariato di Adrano immortalano le fasi dello spaccio e soprattutto l’occultamento della droga sotto i binari “morti”. L’attività illecita sarebbe legata ai due gruppi mafiosi di Adrano, che avrebbero agito secondo un cartello ben delineato. Secondo gli atti dell’inchiesta, vi erano due “correnti” correlate e collegate tra loro. Uno dei due gruppi era gestito da Nicola Mancuso. Il 32enne sarebbe stato sarebbe stato il referente di Antonino Santangelo, figlio del boss Alfio, scomparso nel 2013 a seguito di un incidente stradale. La seconda compagine sarebbe stata composta dai presunti referenti della famiglia Rosano-Pipituni.