Stancanelli rivendica il ruolo avuto nell’avallare la presidenza di Fatuzzo, eletto con il 57% dei voti, e sottolinea di essersi «preoccupato di creare le convergenze necessarie». Ricorda che, nonostante il 4% rappresentato dal Comune di Catania «non è stato determinante dal punto di vista quantitativo», il suo apporto personale lo è stato «dal punto di vista politico». «Purtroppo – scrive – le polemiche di questi giorni mi mettono in grande difficoltà, tenuto conto che in questi due anni ho svolto tutta la mia azione amministrativa tenendo fuori il Comune di Catania da ogni polemica che potesse interessare i partiti che compongono la coalizione di governo e penso di esserci riuscito; questa vicenda, invece, fa apparire il sottoscritto come un elemento che non riesce a tenere la coalizione e quindi vanifica quel ruolo». Di qui, «pur ritenendo ancora valida la persona del professore Fatuzzo per rivestire la carica di presidente», la richiesta «di fare un passo indietro per permettere al sindaco di Catania di continuare nell’attività amministrativa con quel ruolo di equilibrio istituzionale sin qui tenuto e non come portatore di interessi di questo o quel partito». Si augura, infine, che il nome di Fatuzzo «possa essere il frutto di una convergenza di tutte le componenti della coalizione e non appaia come una scelta personale».
E Giuseppe Castiglione, coordinatore del Pdl in Sicilia, si affretta a sottolineare che la vicenda Acoset mostra non solo «la volontà di accaparrare posizioni di potere e di sottogoverno», ma anche la determinazione ad eludere la legge. La nomina di sindaci nel Cda – sostiene – è contraria alla legge che, per evitare conflitti d’interesse, «prevede l’incompatibilità tra gli incarichi di sindaco e componente del consiglio di amministrazione». Dunque non solo il presidente ma tutto il cda è invitato a dimettersi.
Fabio Fatuzzo non ci sta. Ricorda che è stato eletto con oltre il 57% dei voti, che il 4% del Comune di Catania, dunque, è stato ininfluente alla sua elezione. Si dispiace per il cambiamento di parere di Stancanelli, «anche perché l’ho informato di tutti i passi», e annuncia che si confronterà con tutti i sindaci che lo hanno eletto e terrà conto del loro parere, «compreso quello di Stancanelli». Ricorda, inoltre, di avere tentato un percorso unitario chiedendo a Gasparri di sollecitare la disponibilità di Firrarello in questa direzione, disponibilità che non c’è stata. «Sbattendo i pugni sul tavolo, mi ha detto “ce lo facciamo da soli”. Il suo gruppo, dunque, che non rappresenta tutto il Pdl. E vorrei ricordare a Castiglione che Firrarello è stato eletto sindaco di Bronte con una percentuale di voti più bassa della mia».
Il neo presidente Acoset ieri sera era al mare, ma assicura che lunedì mattina sarà in sede, in presidenza, per avviare le consultazioni in vista di una decisione che potrebbe avere, così lascia intendere, anche l’appoggio di chi finora non lo ha espresso. Intanto, nelle poche ore da cui ha assunto la carica, ha scoperto tante cose interessanti come, per esempio, che l’Acoset – che ha per compito istituzionale quello di distribuire l’acqua nel nostro territorio – ha una sede a Roma per la quale spende 60.000 euro l’anno. «La prima cosa che farò nel prossimo consiglio di amministrazione sarà quella di disdire l’affitto e così anche per l’auto blu e la carta di credito intestata al presidente. Non ne voglio. Cominciamo a ridurre i debiti, che sono 22 milioni a fronte di altrettanti crediti difficilmente esigibili».
La guerra dell’Acoset è appena cominciata.