di Agatino Reitano – Il Simeto: il fiume più importante della Sicilia. Questo soltanto costituisce un vanto per molti; tutto il resto non importa. Basta farsi un giro lungo la valle del Simeto per accorgersi del degrado in cui esso versa in tutto il suo tragitto. Dove guardano i paesi che si affacciano proprio sulla valle del Simeto? Quali prospettive hanno? Sembrerebbe nessuna, allo stato attuale.
Domenica scorsa un gruppo di escursionisti, facenti riferimento alle associazioni Etnatura ed Etna Walk, hanno ripercorso la valle del Simeto, partendo dal territorio di Paternò per giungere in quello di Adrano. Il primo momento della mattinata ha previsto la visita delle tre “salinelle” presenti nell’area compresa tra Valcorrente (Belpasso), Passo d’Ipsi, lungo il Simeto, ed il campo sportivo di Paternò. Le prime di esse, quelle relativamente meglio conservate, sono quelle definite di San Biagio, nel territorio comunale di Belpasso. Fino ad un paio d’anni fa, esse giacevano in uno stato di abbandono che però non ne pregiudicava l’assetto ambientale.

Domenica scorsa la prima “macrabra” scoperta: nei pressi delle salinelle è sorta una discarica contenente di tutto: dalle lavatrici all’amianto.
Le stesse, rispetto a qualche anno fa non hanno più una sorta di ingresso naturale dal lato della strada che collega Paternò a Valcorrente. Adesso bisogna percorrere una stradella, vera discarica a cielo aperto, oppure scavalcare all’interno di un terreno privato, un tempo pulito, adesso ricoperto in gran parte di sfabbricidi. Le altre salinelle, quelle del fiume, non godono di migliore salute; addirittura è stata della spazzatura ancora fumante ad accogliere il gruppo di gitanti domenicali. Stessa cosa vale per le salinelle del campo sportivo di Paternò: l’apoteosi del degrado.
Successivamente alla visita delle salinelle si è proceduto in direzione di Pietralunga, sempre nel territorio comunale di Paternò, alla volta dei ruderi di un ponte romano. L’itinerario a piedi è stato interessante, se non fosse stato per le visioni che alcuni tratti del fiume offre. Da poco tempo a questa parte, infatti, la zona prossima al ponte di Pietralunga si è trasformata nell’ennesima discarica a cielo aperto. Nell’area, ricordiamo costituita in gran parte dalle due larghe sponde del Simeto, sono presenti innumerevoli bossoli testimoni di azioni di bracconaggio ripetute, continuative e rimaste, ovviamente, impunite. Si è poi proseguito verso il riparo preistorico di Mandarano.
Alcuni mesi fa abbiamo trattato separatamente di questo sito, ricadente nel comune di Centuripe (Enna). Purtroppo non abbiamo notato, rispetto ad allora, alcun miglioramento. La gita si è conclusa al ponte dei Saraceni, nel comune di Adrano. C’è poco altro da aggiungere: anche la zona dell’ingrottato lavico del Simeto si è ridotta uno schifo. Lungo la strada per raggiungerlo dappertutto sono presenti discariche di sfabbricidi e gomme usate.
A questo punto sorgono delle domande spontanee: che accozzaglia di idee frulla nella testa delle amministrazioni dei paesi che si affacciano lungo il Simeto? Perché alcuni di essi guardano solo al turismo verso l’Etna e non a quello che potrebbe svilupparsi proprio dietro l’angolo di casa loro? Come fanno questi comuni a non vergognarsi di fronte agli occhi di moltissimi turisti che visitano i loto territori? Dove finiscono i soldi che forse dovrebbero servire per le pulizie e per la prevenzione antincendio di certe aree? Chi contrasta, attraverso il controllo, le attività di bracconaggio lungo un’area per legge protetta? Gli amministratori di certi comuni forse pensano che attraverso sagre di pistacchio, fragole o miele, magari importati, possano rilanciare un turismo di qualità? Oppure pensano che il futuro delle nostre aree riguardi solo la nascita di nuovi centri commerciali?
Insomma l’ambiente non ne può più. Non ne possono più nemmeno molti siciliani stanchi di una politica incapace di cambiarsi e di cambiare le sorti di quest’isola. C’è bisogno di una politica nuova, una politica che abbia uno spessore culturale ben al di sopra di quello attuale. La Sicilia ha una spiccata vocazione turistica in tale direzione bisogna guardare.
Siamo ad un punto di non ritorno, forse è troppo tardi, ma una cosa è sicura: bisogna cambiare almeno per recuperare il salvabile.

fonte: cataniapolitica.it

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