Riceviamo e pubblichiamo il seguente intervento in merito al progetto per la “nuova” Via Roma a firma di Massimo Liccardo, Storico dell’Arte originario di Adrano che vive e lavora a Firenze. Su quest’argomento, nei giorni scorsi, ObBiettivo Adrano aveva indetto un sondaggio (leggi). Ricordiamo che il blog resta, come sempre, a disposizione per eventuali interventi su questo o altri temi. A tal proposito Vi ricordiamo i nostri contatti: e-mail: [email protected] e facebook.


Alla cortese attenzione della redazione del blog Obbiettivo Adrano,


sono Massimo Liccardo, Vi scrivo in relazione all’intervento di riqualificazione di via Roma ad Adrano (CT).

Mi sembra piuttosto doveroso segnalare alla Vostra attenzione, quale atto di sensibilità civica, come tale operazione potrebbe creare un altro di quegli esempi di barbarie di cui sono oramai da troppo tempo vittima i centri storici italiani, costellati da interventi di riqualificazione urbana che cancellano ogni memoria e stratificazione storica. In una lettera aperta che Vi invio in allegato (leggi sotto), e che ho già trasmesso a Italia Nostra, Patrimoniosos.it, Soprintendenza di Catania, e al giornale “La Sicilia”, e alla redazione di Tva Notizie, cerco di delineare meglio i contorni della vicenda e i rischi che si correrebbero, a mio parere, se malauguratamente questo progetto fosse realizzato.
Devo purtroppo constatare, come ad oggi tale mio contributo non abbia sortito alcuna notizia, sopratutto da parte dell’informazione locale, viceversa sembra essere passato sotto le trame di una sottile censura. Uno tra i miei principi si riassume nell’assunto di Voltaire:” Non condivido la tua idea, ma lotterò fino alla morte perché tu possa esprimerla”. Vedo che dalle nostre parti, siamo ancora lontani anni luce da questo concetto. Constato purtroppo che qualsiasi espressione di dissenso è sapientemente celata, a favore di falsi proclami e a volte cattiva informazione.

Certo di di un vostro interessamento e di una collaborazione nel divulgare questo mio appello e fiducioso che nessuna censura possa colpire ancora una volta questo mio contributo di civiltà. Pronto a qualsiasi chiarimento in merito,

Vi porgo i più distinti Saluti

Massimo Liccardo

Una progettazione partecipata che non ammette il dissenso

Sono Massimo Liccardo, storico dell’arte di origine adranita che vive e lavora a Firenze.
Lo scorso 19 dicembre ho partecipato all’incontro tenutosi nei locali di Palazzo Bianchi, nel corso del quale l’Associazione Architetti Simeto Lab. presentava il progetto – di presunta riqualificazione – di Via Roma ad Adrano.
Apprendo ora dalla stampa, con molta perplessità e con non poca preoccupazione, la notizia dell’ approvazione e dell’accesso al relativo finanziamento per l’esecuzione del progetto, ammesso tra quelli finanziabili all’interno dell’asse III P. O. F. E. R. S. Sicilia 2007/2013: “Valorizzazione delle identità culturali e delle risorse paesaggistico ambientali per l’attrattiva e lo sviluppo” (G. U. Regione Siciliana n. 25 del 10 giugno 2011).
Non volendo entrare nel merito del progetto, nè tantomeno dare qualsiasi giudizio di carattere estetico sugli elementi evocativi utilizzati dagli estensori del suddetto progetto, qualche accenno mi sia però concesso: palme stile Miami beach, o alte colonne in alluminio, non ricordo quanti metri, che dovrebbero ricordare il tanto famoso tempio del dio Adranon, come se questo fosse simile nel Loro immaginario ai più famosi templi dorici agrigentini o a quelli di Selinunte, e per concludere fontane raso terra con getti d’acqua, illuminate e forse evocative di qualche triste spettacolo di circo di provincia degli anni ottanta.
Tralasciando questa breve divagazione, mi sembra piuttosto che intervenire sull’argomento sia un atto di sensibilità civica doveroso, in modo da denunciare come tale operazione potrebbe creare un altro di quegli atti di barbarie di cui sono oramai da troppo tempo vittima i centri storici italiani, costellati da interventi di riqualificazione urbana che cancellano ogni memoria e stratificazione storica. Basti leggere sull’argomento la sterminata letteratura, come ad esempio quella proposta da Vittorio Sgarbi, chiamato in causa, a mio parere, inopportunamente per la restituzione della “Pietra Urbica” rinvenuta nell’ area archeologica della città siculo-greca del Mendolito e che, alla visione di tale progetto, sono sicuro inorridirebbe, o l’ancora più acuta inchiesta dei giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo sui “Vandali” e l’assalto alle bellezze d’Italia, che denunciano il degrado che sta distruggendo l’arte, la cultura e il paesaggio della nostra nazione.
La mia perplessità, espressa durante la presentazione del progetto, che adesso ribadisco, è di carattere metodologico. Ho riscontrato infatti in quella sede un’assoluta mancanza di ricerche propedeutiche che riguardano un monumento nazionale quale è il complesso monastico di Santa Lucia, che non costituisce a mio parere nella sensibilità degli architetti neanche il ruolo di quinta architettonica. Considerare il fabbricato prospicente la via Roma come un’inutile e vetusta architettura e citare a supporto delle loro ricerche una bibliografia che si limita solo a qualche cultore della storia locale è senza dubbio limitativo. La mancanza di studi che riguardano il contesto storico architettonico è evidente, ed è sintomatico come il mio dissenso abbia irritato oltremodo coloro che parlano di progettazione partecipata, che evidentemente non ammette il dissenso.
Il rischio che si corre nella realizzazione di tale progetto è enorme. Mi basti citare a questo proposito, date le molte convergenze e analogie, l’intervento in Piazza Cadorna a Milano, opera dell’archistar Gae Aulenti, dove l’architetto ha esercitato il suo spirito distruttivo rispetto alla discreta architettura di fine Ottocento: travolta, sconvolta e sfigurata. Simile destino a mio parere toccherà a via Roma (già viale Santa Lucia e non Adelasia come qualcuno, con poca conoscenza dei fatti storici del monastero, ha inopportunamente proposto). L’importante asse viario, se malauguratamente fosse sottoposto al progetto di rifunzionalizzazione, vedrebbe la realizzazione di un percorso museale d’arte contemporanea, che non tiene conto in alcuna maniera neanche dei più basilari principi museologici e museografici del rapporto tra contenuto e contenitore.
Forse è proprio contando sull’anonimato provinciale, sulla distanza da occhi consapevoli, che ci si permette ancora di pensare a realizzare tante piccole piazze Cadorna.
Questo fenomeno parte dall’equivoca necessità di essere moderni, di fare non architettura, di rinunciare ad ogni regola del buon gusto in nome di una presunta fusione tra architettura moderna e quella antica.
Il principio ispiratore di questa devastazione, a cui si assiste inerti, è la partecipazione ad un finanziamento che, attingendo dalla borsa pubblica regionale, nazionale o europea, continua ad operare incontrollata devastando i centri storici dell’isola e non solo. La maggior parte di questi progetti sono purtroppo autorizzati, legittimati da innumerevoli carte, espressione dell’ignoranza e del cattivo gusto. Il paradosso a cui si assiste è che i cittadini avvertono l’orrore e lo subiscono purtroppo impotenti. Pur deprecando queste espressioni, essi non sono mai messi in condizione di poter esprimere il loro parere e non sanno come reagire.
Tale situazione diviene paradossale quando tale scempio è voluto, autorizzato e promosso dall’ amministrazione comunale, i cui membri sembrano come ipnotizzati di fronte al nuovo che avanza. Per andare non si sa dove.
Il monastero di Santa Lucia, vittima dell’incuria e in alcuni casi di uno sfrenato abusivismo, continuerà a mio parere a subire quella sistematica distruzione che purtroppo si perpetua da parecchi decenni. Con codesto progetto la situazione sarà aggravata, poiché, non tenendo in alcun modo in considerazione la storia di un front-line oramai storicizzato, tutto il complesso monumentale sarà definitivamente privato di ogni identità storico-artistica e di ogni memoria.
Latitanti, a vedere i risultati fino ad ora conseguiti dal progetto, risultano essere le cosiddette “Commissioni di salvaguardia”, che di fronte all’evidenza di distruzioni e interventi sconvolgenti, invece di negare, autorizzano questi scempi, legittimando il crimine. Succube, impotente e inerte mi sembra in egual modo a tutt’oggi essere la Soprintendenza. Spero che questo mio appello sia almeno ascoltato da Italia Nostra, che ancora oggi raccoglie quella fetta di cittadini che, costituendosi in comitato civico di autodifesa, può far ascoltare la sua voce, anche se è difficile purtroppo, a vedere la realtà, credere ancora che gruppi spontanei di cittadini o singoli come lo scrivente possano esprimere il proprio parere senza censure.
Concludendo, spero che questo mio appello possa costituire almeno uno spunto di riflessione rivolto alle coscienze di coloro che non solo apprezzano il buon gusto e la buona architettura, ma soprattutto esigono la serietà scientifica dei progetti culturali che si intende proporre.
Certo di una Vostra collaborazione nel divulgare questo mio appello e fiducioso che nessuna censura possa colpire questo contributo di civiltà,

Dott. Massimo Liccardo
Storico dell’Arte,

Firenze

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