Siamo di fronte ad un giudice “oberato dal lavoro” che però è, contemporaneamente, anche scrittore, regista, attore ed è invischiato in un fitto intreccio di interessi (con vari incarichi politici alla moglie). Uno spaccato della malandata giustizia italiana. E con nove (poco) presunti mafiosi in giro per la città, arriva (non è uno scherzo!) anche la solidarietà del nostro concittadino Mancuso…

LA NOTIZIA. Eravamo stati tra i primi, nelle scorse settimane, ad anticipare la notizia (leggi).
Nove (poco) presunti affiliati alla cosca mafiosa Scalisi di Adrano, collegata al clan catanese Laudani, nei giorni scorsi sono stati scarcerati per decorrenza dei termini: condannati in primo grado il 21 giugno 2010 a pene comprese tra 3 anni e 4 mesi e 8 anni e otto mesi, per mafia, estorsione e detenzione di armi, il Gup Edoardo Gari (foto a lato), che li ha giudicati con il rito abbreviato, non ha depositato le motivazioni della sentenza.
Nei confronti dei nove, su richiesta della Procura, lo stesso Gip ha disposto l’obbligo di dimora ad Adrano e per alcuni anche quello di firma due volte al giorno in uffici di polizia giudiziaria. Intanto il ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, ha disposto accertamenti.
Forse non tutti ricordano lo sdegno e l’incredulità suscitate in città nell’Aprile 2009 quando, una volta arrestati, si venne a conoscenza che, gli scarcerati, stavano organizzandosi per punire il clan rivale con un’autobomba da far esplodere nella piazza principale di Adrano (leggi).

UNA “DEFAILLANCE”. Immancabili e tempestive le giustificazioni del giudice “distratto”. «La scarcerazione di questi imputati – ammette Gari, 70 anni, presidente aggiunto dei Gip di Catania – è da addebitare a una mia mancanza. E mi brucia moltissimo. Ma c’è un problema di sostenibilità di lavoro, miracoli non ne possiamo fare e io alterno disperazione a serenità assoluta. È stata una “defaillance”, ma la prima in quarant’anni di carriera. L’organico dei gip è all’osso, stasera c’è il saluto di tre cancellieri che vanno in pensione e non saranno sostituiti. La mole di lavoro è enorme, siamo pochi e il tempo corre. Ho quasi 70 anni e non riesco più a fare sempre nottate come un tempo, ma la mia carriera è sotto gli occhi di tutti e sono sempre stato una garanzia di terzietà. L’unico timore che ho – sottolinea il Gip – è che questo incidente possa delegittimare la sezione, per me non ho alcunché da temere».
Insomma, l’enorme carico di lavoro sarebbe all’origine di una svista. Svista che, cari concittadini, ci farà ritrovare a piede libero, per le strade della nostra città, un intero (poco) presunto clan.
LA SOLIDARIETA’ (AD OROLOGERIA) AD UN PERSONAGGIO CHIACCHIERATO. Come se non bastasse, dobbiamo pure sorbirci le esternazioni di chi si alza la mattina e decide, dall’alto della sua posizione, di difendere il giudice distratto che, come vedremo, ha i suoi (molti) scheletri nell’armadio.
Andiamo con ordine.
Tg di Telecor del 14 Ottobre, ore 13.30: cento avvocati penalisti del foro di Catania hanno firmato un documento di sostegno al giudice Gari, proiettato alla ribalta nazionale (con tanto di servizi nei tg nazionali) perché coinvolto nelle vicende sopracitate.
A questo punto cerchiamo di comprendere meglio il personaggio, visti i tanti amici pronti a corrergli in soccorso. Da una prima ricerca su internet, scopriamo che il giudice è anche regista, scrittore, sceneggiatore e attore (meglio noto, in queste vesti, con il nome di Edo Gari).
I fatti contestati a Gari, ed oggetto di un esposto al CSM da parte di Primo Consumo e delle proteste di AddioPizzo, non riguardano solo il mancato deposito, dopo 474 giorni, delle motivazioni della suddetta sentenza (con conseguente scarcerazione di 9 pericolosi mafiosi), ma anche il fatto di essere titolare della ormai famosa inchiesta IBLIS pur avendo sua moglie, Rita Cinquegrana, beneficiato di importanti incarichi politici conferiti dal presidente della Regione Lombardo, indagato nella stessa inchiesta.
Conflitto di interessi? Aspettate prima di inorridire…
Come se non bastasse, infatti, oltre che sovrintendente al Bellini, la stessa moglie del giudice Gari, Rita Cinquegrana, è contemporaneamente assessore al turismo della Giunta del sindaco Stancanelli.
Casualità per molti. In realtà siamo di fronte al tutt’altro che insolito (specie a Catania) e nebuloso connubio tra giustizia e politica.
Basta avanzare ed i nodi vengono, puntuali, al pettine. Intrecci sottendono anche l’attivismo “solidale” della raccolta di firme, di cui è promotore l’avvocato Franco Passanisi, già socio di studio, amico personale e attuale difensore del sindaco Raffaele Stancanelli, del quale proprio l’Ufficio dei GIP (di cui il dr. Gari è addirittura presidente aggiunto) deve occuparsi in quanto il primo cittadino è indagato in diverse indagini e già imputato di abuso nel processo per il comizio elettorale al Garibaldi e per lo scandalo dei Servizi Sociali.
Il giudice Gari colleziona dunque solidarietà di grande aiuto e notevole significato intrinseco, specie perché viene da chi da lui è stato o dovrà essere giudicato. Nell’attesa dell’intervento del CSM, ad ogni attestato a sostegno aumentano, proporzionalmente, le perplessità di molti.
L’ADRANITA CHE SOLIDARIZZA. Nelle ultime ore, alla “sagra della solidarietà” ha partecipato, come riporta SudPress, anche il deputato regionale adranita Fabio Mancuso.
“Nel ribadire l’importanza dell’associazionismo antiracket, non può passare il messaggio della colpa individuale del giudice, colgo l’occasione per fornire la mia piena solidarietà al dott. Edo Gari e al suo grido d’aiuto circa la condizione gravosa della giustizia italiana in questo particolare momento storico. Il fatto che non siano state completate le motivazioni di condanna di quel processo, testimonia lo zelo e il garantismo del dott. Gari in quanto meglio una motivazione tardiva ma giusta che una motivazione tempestiva ed errata”.
Sappiamo che l’organizzazione della giustizia ai vari livelli è deficitaria, sappiamo anche che manca la volontà politica di organizzare meglio il comparto giustizia-sicurezza ai vari livelli. Non si possono però accettare alibi o giustificazioni che, vanificando la lotta ed il contrasto alla mafia, rendono poca sicura la nostra vita (in particolare nella nostra città) e gettano discredito sulle istituzioni preposte a garantire sicurezza e giustizia ai cittadini ed alle imprese. L’On. Mancuso, con le sue dichiarazioni, sembra dimenticare che, per una “svista”, i suoi concittadini si ritroveranno per le strade di una già martoriata città, dei (poco) presunti malavitosi pronti, appena due anni fa, a compiere una strage in città.
Quanto accaduto al Giudice Gari è, in ogni caso e comunque la si possa pensare, assolutamente ingiustificabile. Per tale motivo dissentiamo totalmente dalle affermazioni dell’On. Mancuso che avrebbe dovuto, prima di ogni altra cosa, ricordarsi del suo essere “adranita”.
ObBiettivo Adrano continua, senza sosta, la propria azione a sostegno di una città sempre più dimenticata e martoriata, allo scopo di risvegliarla dall’oblio in cui è piombata.

fonti: SudPress, Corriere della Sera, IeneSicule
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