di Carlo Lo Re su The Lo Re Report (6 settembre 2010)

Stamattina ho comprato in edicola, oltre al quotidiano locale dell’amena cittadina nella quale mi sono svegliato, la Repubblica, l’Unità, il Giornale e Libero. Nelle due testate di sinistra – per quanto senso possa ormai avere questo termine – elogi a mai finire per Gianfranco Fini e le sue parole di ieri a Mirabello. Nelle due testate di destra – idem come sopra – attacchi velenosissimi e stroncatura assoluta delle posizioni del(l’ancora per poco) presidente della Camera.

Possibile, mi chiedo, che un uomo come Gianfranco Fini – già missino, già mussoliniano, già neofascista con il pallino di dar vita al “fascismo del 2000″, già postfascista, già nazionalista, già alleato di ferro di Silvio Berlusconi in un reciproco gioco di “sdoganamenti” e legittimazioni che è grandemente convenuto ad entrambi – sia diventato l’idolo degli intellettuali e delle masse postcomuniste italiane? O sono (di molto davvero) cambiati a sinistra o lui è semplicemente un altro uomo, in nulla simile a quello di qualche anno fa. Il mutamento e la conversione (la metànoia evangelica) fanno parte della vita e (talvolta, ma non sempre) ben vengano, ma le repentine inversioni ad “U” è naturale che disorientino chi le osserva. In strada come in politica.

In ogni caso, com’è possibile scambiare le parole di Fini (alcune anche ragionevoli, per carità, come quelle sul federalismo) per la nuova frontiera del progressismo italiano davvero non lo capisco.
Da mesi, per non dire anni, sostengo e scrivo che nel nostro Paese si sta sempre più consolidando un’asse ultrariformista fra Gianfranco Fini e Massimo D’Alema, con il supporto di Francesco Rutelli e dell’autonomista siciliano Raffaele Lombardo. Al ragionamento c’è da aggiungere la variabile Casini, ma le sue mosse in genere sono difficili da prevedere. Perché il progetto del Partito della Nazione che ha in cantiere è sicuramente più solido delle ardite sperimentazioni che alcuni gli propongono, quindi la sua tentazione solipsistica è comprensibile … Inoltre, fra Casini e Fini una certa rivalità c’è sempre stata, visto il comune desiderio di governare (prima o poi) il Paese alla guida di un esecutivo moderato post Berlusconi.

Di certo c’è che il polo riformista ormai di fatto esistente tutto è tranne che di sinistra. Se ne rendano conto i lettori dei giornali di riferimento, se ne rendano conto gli elettori. Sopratutto del Pd…

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