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È una rivoluzione, in un certo senso, ma anche un modo per avere una Sanità normale, come nel resto d’Italia… La nuova rete – ha dichiarato l’assessore regionale Gucciardi – non nasce dall’esigenza di risparmiare o tagliare risorse finanziarie, ma da quella ben più importante di assicurare a tutti i cittadini, ovunque si trovino, una tempestiva ed efficace assistenza, specie nelle ipotesi di patologie acute gravi, a tutela della loro vita e della loro salute”.

Ma dietro queste suadenti parole, come al solito, si nasconde la fregatura.

Perché la nuova formula della sanità siciliana altro non è che l’applicazione in Sicilia del decreto Balduzzi che, intendendo razionalizzare sul piano economico le spese sanitarie, si traduce in una nuova articolazione di mega ospedali, reparti e personale con un utilizzo delle risorse disponibili fatto di accordi politici, campanilismi e scelte di natura elettoralistica.

Infatti appena l’assessore Gucciardi ha presentato la mappa di questo piano con gli accorpamenti, i presidi salvati e i pronto-soccorso saltati è scoppiata la guerra degli ospedali e lo scontro contro i tagli annunciati. I dirigenti generali delle aziende sanitarie, in questa prima fase, hanno limitato le loro esternazioni criticando i criteri e gli aspetti tecnici del nuovo piano.

Solo il presidente regionale degli anestesisti siciliano ha evidenziato la sua preoccupazione denunciando la scomparsa in molti ospedali di posti letto della rianimazione il
che sarebbe un colpo mortale per molti ospedali che dovrebbero operare ma senza anestesisti. “ Un errore clamoroso – ha detto Emanuele Scarpuzza – visto che, sulla base dei dati epidemiologici, alla Sicilia spetterebbero circa 500 posti letto di rianimazione, così come accade in Regioni dalla popolazione simile come il Lazio. Oggi nell’Isola sono solo 282. E con la nuova rete saranno molti di meno”.

Gli intervenuti più forti sono venuti dai vari rappresentanti politici, che sono poi i veri responsabili del piano sanitario, per difendere le realtà sanitarie del loro territorio.

Forte è stata la reazione per il declassamento dell’ospedale di Cefalù che con la perdita di una serie di reparti rischia la perdita di posti letto e il licenziamento di dipendenti.

Ma anche nel siracusano il declassamento dell’ospedale di Noto ha innescato forti reazioni tanto che il deputato Gennuso ha affermato che: “Se questa notizia nefasta corrispondesse al vero l’assessore Baldo Gucciardi faccia le valigie e vada a casa, perché ancora una volta dimostra di non conoscere quella che è la realtà sanitaria siracusana. Un ospedale come quello di Noto, – ha agiunto – strategico per l’intera zona sud, deve essere potenziato. Invece la Regione intende dargli il colpo di grazia“.

Lo stesso è avvenuto per la provincia di Enna per il taglio del pronto soccorso dell’ospedale di Piazza Armerina contro cui ha protestato l’onorevole Venturino: “Una ulteriore penalizzazione per il territorio ennese e dell’entroterra siciliano ed un esempio di classica miopia e mancanza di strategia politica. Non è ammissibile – prosegue – che si possa chiudere in un sito Unesco il pronto soccorso perché significa non avere lungimiranza nell’ottica di una vero e concreto rilancio dell’economia legata al turismo su cui si fonda quest’area importante della Sicilia e contravviene a quella idea di ospedali riuniti di cui si è sempre parlato in Commissione. Anche a Catania non sono mancate le reazioni forti. Nello Musumeci ha affermato che “è una scelta politica criminale quella voluta dai governi di Roma e Palermo per privare intere aree dell’Isola del diritto alla sicurezza sanitaria… Basterebbe guardare una cartina geografica per capire, ad esempio, come l’ospedale di Militello e l’intero bacino circostante resterebbero tagliati fuori da ogni rete di emergenza ed urgenza”. Si è chiesto Musumeci: “Come si fa, ad esempio, a sopprimere in quella struttura la Rianimazione, che da
decenni assicura un servizio efficiente e insostituibile a livello regionale? Come si fa a non capire che in questa proposta del governo Crocetta non c’è alcuna sinergia tra ospedale e territorio?”. Per il senatore Firrarello “il problema principale è che la sanità siciliana è guidata da esperti che hanno brillato in altri campi, ma che conoscono poco la realtà sanitaria…Stiamo privando i siciliani del diritto a curarsi. Questo l’assessore Gucciardi deve capirlo. In questa riforma la Sanità pubblica perde il triplo dei posti rispetto a quella privata. Questa riforma non può passare”.

Crocetta, cercando di giustificare questo sollevamento generale, ha scaricato tutto su Roma: “Certamente – ha affermato – molte di quelle decisioni sono state imposte dal Ministero della Salute… Il Ministero non può applicare solo logiche aritmetiche. Deve capire che la Sicilia ha un territorio anche montuoso, con Comuni spesso non facilmente raggiungibili e penalizzato da una rete stradale pessima. Roma la smetta con i diktat. Non ci butteremo dalla finestra solo perché il governo nazionale ci invita a farlo”.

A questo punto i parlamentari del Pd hanno cominciato ad infastidirsi del doppio gioco degli alleati del NCD tanto da fare dire alla deputata regionale Raia; “Mi meraviglia che il senatore Firrarello ora denunci e paventi chiusure di reparti e di piccoli ospedali quando a voler imporre questo nuovo modello di sanità nell’intero Paese e in Sicilia sia proprio il suo ministro di riferimento, la Beatrice Lorenzin appunto. Vorrei ricordare che è il partito del senatore Firrarello responsabile di questa trovata, dell’elaborazione di questo ‘modello’ che fa chiudere gli ospedali, blocca i concorsi a chi non applica il decreto restrittivo e fa virare la sanità pubblica sempre più verso quella privata. Tutto questo non si può accettare”.

Eppure dopo tutto questo “fuoco e fiamme” si è riunito un vertice delle forze politiche di maggioranza, in cui era presente anche il NCD siciliano e assente solo il PSI, e la conclusione è stata che non esiste alcun piano approvato, ci troviamo solo in presenza di proiezione tecniche dell’applicazione del decreto Balduzzi e tutto sarà forse rimandato al 2018. Come dire “abbiamo scherzato sulla sanità siciliana”.

Ma la sostanza è, come scrive R. Puglisi, la farsa “di un presidente che non c’è, di una maggioranza che non esiste – se non in forma labile e raccogliticcia di contenitore
per interessi momentanei – di un progetto che non c’è mai stato, di una classe dirigente che ha fallito in pieno il suo compito.”

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– Nino Reina sul n° 4 (settembre 2016) della rivista ‘ParoLibera’